Economia - 23 maggio 2018, 07:40

Ryanair è la regina dei voli low cost nel 2017-2018

Di recente sono stati resi pubblici i bilanci dell’anno fiscale 2017-2018, e i numeri dell’azienda fondata da Tony Ryan e attualmente guidata da Michael O’Leary fanno realmente impressione

C’è chi l’ha definita, senza mezzi termini, “la padrona dei cieli” (per la precisione, parliamo di un titolo utilizzato di recente da un e-book monografico a essa dedicato, su cui torneremo più avanti): è RyanAir, compagnia low cost irlandese, la cui ascesa sembra non conoscere ostacoli. Di recente sono stati resi pubblici i bilanci dell’anno fiscale 2017-2018, e i numeri dell’azienda fondata da Tony Ryan e attualmente guidata da Michael O’Leary fanno realmente impressione: 130 milioni di passeggeri nel periodo preso in esame, una crescita del 9% rispetto al periodo precedente e un utile netto di 1,45 miliardi di euro (+10% rispetto a un anno prima), a dispetto di un leggero calo del costo pro capite del biglietto (-3%).

Numeri che non fanno altro che confermare il complessivo stato di salute dell’azienda, tuttora una delle più affidabili nel comparto low cost a dispetto degli oltre 20.000 voli cancellati nel semestre compreso tra settembre 2017 e marzo 2018 – a causa delle proteste reiterate di una larga fetta del personale di bordo della compagnia – e di previsioni non altrettanto ottimistiche per i 12 mesi a venire. In ogni caso, chi si prodiga nel mettere in guardia – sia all’interno che all’esterno dell’azienda – da facili entusiasmi (per quanto riguarda l’Italia, ci ha provato un solido e documentato articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore, ma anche il giornalismo di settore di lingua anglosassone non lesina dubbi e prudenze) per ora predica nel deserto. Lo stesso Michael O’Leary, d’altronde, non perde occasione per indicare come le future strategie aziendali della compagnia irlandese comporteranno un ulteriore upgrade dei servizi per il cliente, con conseguente aumento del volume di affari della stessa.

 

Alle radici di un successo

Come indica il giornalista de La Stampa Nicola Lillo nel suo e-book Ryanair, il sistema. Come una piccola compagnia è diventata la padrona dei cieli europei, il successo della compagnia irlandese è un misto di spregiudicatezza imprenditoriale (le politiche di contenimento dei costi della forza lavoro) e di impianto forzato di nuovi modelli industriali. Una struttura snella, quella di Ryanair, che però sfrutta un’organizzazione capillare sul territorio, puntando alla valorizzazione di hub periferici solitamente trascurati dalle compagnie di bandiera. Il tutto a beneficio del cliente, che riceve a bordo un trattamento pienamente negli standard delle classi economiche delle grandi compagnie, a prezzi letteralmente impensabili fino a un ventennio fa, e destinati – così pare – ad abbassarsi ulteriormente nell’immediato futuro.

Un’apparente quadratura del cerchio, per un’azienda che sembra vivere in perenne e virtuoso equilibrio tra crescita sostenibile e fidelizzazione della clientela. Ma anche una situazione non priva di zone d’ombra, seppure accuratamente nascoste. Almeno finché qualcuno dall’interno non decide di svelarle al mondo, come accaduto a partire dallo scorso autunno.

 

Ryanair: quale futuro?

Dal 1985, anno della sua fondazione, fino all’alba degli anni Duemila, Ryanair era poco più di una compagnia su base regionale di solida reputazione ma di scarse prospettive in termini di espansione. Quando Michael O’Leary ha intuito le potenzialità ancora embrionali del business dei voli low cost, e ha deciso di utilizzare il vettore irlandese per testarle sul campo, le cose sono cambiate radicalmente. Il risultato di tale scelta è tuttora sotto gli occhi di tutti.

E a dispetto delle nubi che qualcuno paventa, le previsioni per il futuro sembrano ancora sorridere a Ryanair, almeno dal punto di vista del bilancio. Ciò che la compagnia dovrà mettere a regime, per sopravvivere alla concorrenza e non vedere la propria reputazione irrimediabilmente macchiata, almeno sul lungo periodo, è il suo atteggiamento nei confronti della gestione del personale. La pervicace sordità alle reiterate richieste di maggiori tutele contrattuali da parte dei suoi collaboratori, unita a un non meno fermo diniego nei confronti della presenza di sindacati all’interno dell’azienda, sembrano stridere con l’immagine di compagnia dal volto umano che Ryanair promuove presso la propria clientela (anche grazie a una sagace campagna promozionale a mezzo social network, ambito in cui il vettore di Dublino si dimostra, ancora una volta, all’avanguardia rispetto alla concorrenza).

È su questo asse di criticità che Ryanair è chiamata a lavorare negli anni a venire. Sarà in grado, l’astuto e facondo O’Leary, insieme al suo management, di fare fronte a quella che appare, a conti fatti, la sfida più ardua? Una prima, ancorché interlocutoria, risposta la avremo probabilmente da qui a dodici mesi, con la pubblicazione del prossimo bilancio.