Attualità - 22 maggio 2018, 15:12

Il Comitato Savonese Acqua Bene Comune: "Siamo alla paralisi, tra bollette inique e sindaci ignavi"

Le posizioni dell'associazione per l'acqua pubblica: "Ponente Acque e, in parte, il Consorzio Depurazione del Savonese, in un quadro spartitorio e di immobilismo, non sono in grado di fare le letture dei contatori e risolvono la situazione emettendo bollette “virtuali” esagerate"

Un'immagine di repertorio di una precedente riunione del Comitato Acqua Bene Comune

Il comitato savonese "Acqua Bene Comune" ribadisce i concetti legati al mantenimento dell'acqua pubblica nella nostra provincia: "Gli accordi politici sono quelli che determinano le scelte, o le non scelte, da sempre in questa nostra provincia e non certo il Bene Comune e l’interesse generale.

Se così non fosse avremmo da tempo un gestore del Servizio Idrico, pubblico e partecipato, così come richiesto con forza dai 130.130 savonesi che votarono SI nel referendum del 2011.

Il Comitato Savonese Acqua Bene Comune ha più e più volte indicato la strada da seguire, assolutamente inascoltato dalla “politica savonese”. Dalle notizie pervenuteci per vie “traverse” (ma non si parlò, nel 2015, di coinvolgimento e partecipazione?), dopo l’ultima assemblea dei sindaci di inizio maggio gli amministratori savonesi restano in attesa che le Società di Gestione (SCA, Ponente Acque e Depuratore di Savona) trovino un accordo tra di loro per costituire la società unica dell’ATO 1 costiero che dovrebbe gestire il servizio idrico.

QUESTO, A MAGGIO 2018, È DAVVERO INAMMISSIBILE ED INACCETTABILE. RICORDIAMO ai nostri amministratori, sopraffatti dal torpore e dall’ignavia che, per legge, sono loro che detengono il potere decisionale. I presidenti delle società di gestione sono loro, anzi, nostri dipendenti e non hanno autonomia decisionale rispetto agli atti di indirizzo.

Ponente Acque e, in parte, il Consorzio Depurazione del Savonese, in questo quadro spartitorio e di immobilismo, non sono nemmeno in grado di fare le letture dei contatori e risolvono la situazione emettendo bollette “virtuali”, fatturando consumi in base al passato, determinando cifre esagerate ed inique (anche perché hanno necessità di incassare!).

Sottolineiamo infine:

a) l’ingiustizia del fatto che tutti i costi del servizio idrico siano in bolletta (tariffa) quando invece i costi degli investimenti (costruzione di depuratori, reti ecc.) devono essere trasferiti sulla fiscalità generale (tasse) che, va ricordato, è progressiva e chi più ha, più paga;

b) la necessità di abolire l’agenzia nazionale (ARERA) o, in ogni caso, di sottrarre il Servizio Idrico dalle sue competenze, visto il ruolo vessatorio che essa svolge che ha l’unico obiettivo quello di cancellare le “piccole” gestioni territoriali e favorire le grandi società (IREN, ACEA, A2A, HERA ecc.);

c) che la soluzione più chiara, semplice e rispettosa dell’esito del Referendum del 2011 sarebbe la costituzione di un’Azienda Speciale Consortile obiettivo che rimane tra gli impegni prioritari del Movimento per l’Acqua".

c.s.