Attualità - 06 maggio 2018, 17:00

La tendenza di fare tendenza

Da sempre l’uomo ha il desiderio di conoscere in anticipo cosa accadrà nel futuro. Oggi la vera sfida è saper coniugare capacità di osservazione ed intuito per avere successo nel lavoro e nella vita privata.

È ufficiale, il mondo intorno a noi corre velocemente! Siamo sempre più connessi in rete e i nostri smartphone ci consentono di andare a lavorare senza portafoglio perché contengono sistemi di pagamento digitali e tessere dei mezzi pubblici in forma App e di liberare sempre più tempo da dedicare alle attività che veramente ci interessano. Contemporaneamente, però, i dati e le informazioni disponibili cresceranno a livello globale del 650% entro il 2020 e raddoppieranno da lì ogni 18 mesi. Un volume di informazioni che, se da un lato sono un'opportunità per aziende strutturate e direttori marketing evoluti, dall'altro rischiano di mettere in difficoltà i cittadini meno digitali.

Allora è vero che la tecnologia non aiuta l'uomo, anzi lo pone davanti a sfide spesso difficili da affrontare. Non proprio. Esistono aree della nostra vita in cui i dati non potranno mai avere la meglio sul senso del bello, sulla capacità di sintesi e sul gusto tutto italiano. Dal turismo alla moda, dall'architettura al design per arrivare alle tradizioni locali dell'enogastronomia e dell'artigianato, le individualità continueranno a fare la differenza. Con qualche naturale e piccolo aggiustamento. Infatti, in particolar modo nei settori in cui si vendono prodotti o servizi ad alto valore emozionale, alla base del successo economico di un'idea vi è una fase di analisi delle tendenze e delle mode che ragionevolmente andranno ad influenzare le scelte dei consumatori. In pratica, esiste sempre qualcuno che anticipa il futuro semplicemente osservando quanto scorre intorno a lui che sia un ingegnere oppure uno stilista.

Ma come poter predire il futuro senza avere una bacchetta magica e senza cimentarsi nell'antica arte della lettura dei fondi di caffè? Un primo passo è leggere, condividere idee e punti di vista con persone anche molto diverse da noi e documentarsi su cosa accade al di fuori dei nostri usuali confini e abitudini.

Tuttavia, è lo step successivo a stimolare e a rappresentare la base su cui si fonda un'offerta turistica vincente, un nuovo modello di auto dedicata ai gusti femminili, oppure il successo di un nuovo locale in una grande metropoli o in un piccolo centro affacciato sul mare. Vero è che accade tutto molto lentamente e solo alcune volte l'ispirazione è più rapida della velocità della luce.

Prendiamo come esempio la moda italiana, uno dei settori più apprezzati ed innovativi che tutto il mondo ci invidia. Soprattutto perché semplici capi di stoffa, all'apparenza banali, ma di grande contenuto in termini creativi ed emotivi, generano fatturati da capogiro. Spesso ci chiediamo quale colore andrà di moda la prossima estate oppure quali materiali la faranno da padrone e di conseguenza pensiamo a cosa poter rispolverare dall'armadio di qualche decennio fa, trasformando un indumento anni '80 in una icona di stile vintage assolutamente esclusiva. Ed ecco la risposta.

Al di là dei moderni influencer, i nuovi venditori in salsa digitale, almeno 12-18 mesi prima dell'arrivo delle nuove collezioni, hanno letto, scritto, parlato, navigato e viaggiato in giro per il mondo, spesso in posti che facciamo fatica a posizionare sulle cartine geografiche: dall'Asia alla profonda Africa, dall'America alla vecchia e cara Europa. Seduti per ore con snack e bevande ristoratrici i cacciatori di tendenze - i così detti trend hunter - siedono semplicemente in spazi aperti a New York, in stazioni metropolitane di Barcellona, in aeroporti arabi oppure camminano perdendosi per le stradine di città mediterranee osservando, appuntando e scattando fotografie rigorosamente salvate in tempo reale in cloud per non perdere neppure uno scatto da rivedere poi con l'ufficio stile e con il creativo che dovrà tradurre il fiuto del segugio in fatturato.

Tutto è insomma a portata di mano, molte cose da cui farsi ispirare esistono già in natura, sono solo immerse nel caos di una città, nella solitudine di stretti carrugi liguri novembrini oppure nelle pieghe delle parole della vostra amica del cuore che vi racconta la sua giornata tipo dopo essersi traferita a Singapore per lavoro. Insomma, raccontato così pare facile, e questo lavoro per cui tutti pagheremmo, sembra così bello da essere frutto di invenzione. Se ci fermiamo un attimo e riflettiamo, però, capiamo che la capacità di creare a partire da odori, colori, profumi, sapori, sguardi ed emozioni è una delle caratteristiche che consente all'Italia di continuare, tra alti e bassi, a fare la differenza nel mondo.

Scusate, ora vi lascio, devo rispondere ad una mia vecchia (e famosa) amica che sta suonando in incognito in una stazione della metropolitana di Londra, indecisa sulla scelta dei brani musicali del suo nuovo cd. Potete immaginare la vostra playlist decisa dalle monetine in un cappellino, tra stridio di ferraglia, baci rubati, andirivieni di treni e centinaia di migliaia di inconsapevoli passeggeri-ispiratori?

Enrico Molinari