Di seguito il testo della mail inviata dall'ex direttore generale Luca Pesce ai colleghi di ATA a fronte delle dimissioni per giusta causa consegnate in data odierna.
"Alcuni anni fa vi salutai per andare a ricoprire l’incarico di Ingegnere Capo del Comune di Savona; un incarico prestigioso e nel quale ebbi l’onore ed il privilegio di sbloccare opere importanti per la nostra città, ferme da anni, quali la realizzazione della Piscina Zanelli, la RSA del Monticello e la ristrutturazione della sala della Sibilla al Priamar" scrive Pesce.
"Sono tornato circa 7 anni dopo. Il legame tecnico con l’ente proprietario si fece solido ed efficace. Ma dovevo scegliere tra Comune ed ATA. E non ho avuto dubbi; sono tornato a casa. Poi gli anni da Direttore Generale. Impegnativi ma pieni di soddisfazione con un ruolo riconosciuto da tutti. Poi qualcosa è cambiato. Ora, mio malgrado, vi devo salutare di nuovo. Questa volta non per mia scelta".
"Sono stato licenziato sul falso presupposto che è stata eliminata dall’organigramma aziendale la figura del Direttore Generale dalla nostra organizzazione, circostanza che voi tutti sapete non essere vera in ragione dell’attività che sono stato costretto a svolgere in questi ultimi mesi - continua - Il mio non è un licenziamento, come qualche ruttatore del web ha provato a dire, legato ad una malagestione dell’azienda (non avrebbero dovuto inventare un giustificato motivo oggettivo) ma è bensì un licenziamento che bene si riassume nelle parole: discriminante, ritorsivo ed illegittimo".
"I motivi? Via non siamo sciocchi; nè io che scrivo nè voi che leggete. Aver eseguito il proprio dovere in maniera inappuntabile, sino ad essere definito, negli anni della mia carriera, dai più alti vertici del Governo, presenti localmente, un “servitore dello Stato”. Ed in un certo senso ho fatto la fine di alcuni “servitori dello Stato”. Eliminato. Lascio, con la determinazione che ha sempre contraddistinto la mia vita, ma con una profonda amarezza, costretto ad andare via per non subire le umiliazioni che subisco da mesi; situazione che non è più per me tollerabile nè dal punto di vista fisico che mentale".
"Lascio una società in stato confusionale, in una Savona che brilla per essere la città dove chi ha subito condanne viene portato in palmo di mano e chi ha fatto il proprio dovere è costretto all’esilio - prosegue - Negli ultimi mesi non è stato un piacere; è stata una tortura; sono stato demolito come persona e come professionista. E tutto è accaduto su chiacchiere e dati volutamente prodotti e trasmessi per dimostrare una realtà distorta".
"Un abbraccio alle persone oneste e serie con cui ho avuto l’onore di lavorare; e di bere un bicchiere di buon vino per suggellare impegno e dedizione - conclude Pesce - Agli altri l’augurio che la vita gli porti ciò che meritano. Buon cammino. Un’ultima cosa; credo fortemente nella giustizia; e quindi chiudo con un ci vediamo presto".