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Eventi | 21 aprile 2018, 17:21

Savona, incontro con l'ex Procuratore Capo di Palermo Gian Carlo Caselli

Lunedì 23 aprile alle ore 18 presso l'Aula Magna Liceo di Via Manzoni - Savona

Savona, incontro con l'ex Procuratore Capo di Palermo Gian Carlo Caselli

L'appuntamento è Lunedì 23 aprile alle ore 18 presso l'Aula Magna Liceo di Via Manzoni - Savona: incontro con l’ex Procuratore Capo di Palermo e Torino Gian Carlo Caselli e presentazione del nuovo libro “La verità sul processo Andreotti” (Editori Laterza) Introduce il giornalista Mimmo Lombezzi. L'evento è cura della libreria Ubik. 

Giulio Andreotti è stato assolto dall’accusa di associazione con Cosa nostra? Molti ancora oggi lo credono. Questo libro di Caselli e Lo Forte spiega come sono davvero andate le cose.

Il grido dell'avvocata Giulia Bongiorno, neocandidata leghista, innescò la notizia secondo la quale il sette volte Presidente del Consiglio è uscito indenne dal processo per mafia a Palermo. Con successiva santificazione politico-mediatica. Nel libro i due magistrati ristabiliscono i fatti, a cominciare  dalla sentenza di Appello del 2003 (poi confermata un anno dopo in Cassazione) che decretò il “non doversi procedere… in ordine al reato di associazione per delinquere… commesso fino alla primavera del 1980, per essere lo stesso reato estinto per prescrizione”. Fino al 1980 Andreotti ha quindi “commesso” il reato di associazione per delinquere con Cosa Nostra, che però è prescritto.

I due autori del libro spiegano anche perché in Italia la lotta alla mafia innesta troppo spesso la marcia indietro.  Se lo Stato non ha ancora sconfitto le mafie, ribadiscono Caselli e Lo Forte, non è solo una questione di uomini e mezzi. E’ che con troppa frequenza i successi sono accompagnati dalle retromarce e dai contrattacchi del solito circuito politico-mediatico. Fu così – ricostruiscono puntigliosamente nel libro –  per Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, largamente osteggiati dopo aver portato a casa il più grande successo dello Stato nella lotta alla mafia, cioè le condanne al maxiprocesso di Palermo. E’ stato così anche per i magistrati che hanno osato portare sul banco degli imputati il politico più potente e più compromesso della Prima repubblica. Assolto. Per aver commesso il reato.

Gian Carlo Caselli è stato uno dei magistrati protagonisti delle vicende di primo piano della recente storia italiana: giudice istruttore a Torino impegnato, in particolare, sulle Brigate rosse, ha diretto la procura di Palermo dal 1993 al 1999, dalla cattura di Totò Riina ai grandi processi su mafia e politica.

Gian Carlo Caselli (Alessandria, 9 maggio 1939) nei primi anni settanta è stato giudice istruttore penale al Tribunale di Torino. Dalla metà degli anni settanta sino alla metà degli anni ottanta, ha trattato reati di terrorismo riguardanti le Brigate Rosse e Prima Linea. Nel 1984 ha fatto parte della commissione per l'analisi del testo di delega del nuovo codice di procedura penale e nel 1991 è stato consulente della Commissione Stragi. Dal 1986 al 1990 è stato componente del Consiglio Superiore della Magistratura.

Nel 1991 è stato nominato magistrato di Cassazione ed è divenuto Presidente della Prima Sezione della Corte di Assise di Torino. Dal 1993 fino al 1999 è stato Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palermo ottenendo importantissimi risultati nella lotta alla mafia come l'arresto di boss del calibro di: Leoluca Bagarella, Gaspare Spatuzza, Giovanni Brusca. A quel periodo risale anche il processo per mafia al leader democristiano e più volte Presidente del Consiglio dei Ministri Giulio Andreotti, iniziato nel 1993 e conclusosi nel 2004. Il processo ebbe enorme risonanza mediatica e fu interpretato da molti come un giudizio nei confronti dell'intero sistema politico italiano. I giudici in parte dichiararono il non doversi procedere per avvenuta prescrizione e in parte assolsero l'ex premier. In particolare, proclamarono la prescrizione per il reato di associazione a delinquere (in quegli anni non c'era ancora il reato di associazione mafiosa, 416 bis) "ravvisabile fino alla primavera del 1980". Per le accuse successive alla primavera del 1980, la Corte d'appello pronunciò l'assoluzione "perché il fatto non sussiste". La Cassazione confermò l'appello il 15 ottobre del 2004.

Dal 1999 sino al 2001 è stato Direttore generale del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria. A marzo 2001 è nominato rappresentante italiano a Bruxelles nell'organizzazione comunitaria Eurojust contro la criminalità organizzata. Dal 2002 ha ricoperto il ruolo di Procuratore Generale presso la Corte d'Appello di Torino.

Il senatore di Alleanza Nazionale Luigi Bobbio presentò nel 2005 un emendamento alla legge delega di riforma dell'ordinamento giudiziario (la cosiddetta "Riforma Castelli"). Per effetto di tale emendamento, Caselli non poté più essere nominato Procuratore nazionale antimafia per superamento del limite di età. La Corte Costituzionale, successivamente alla nomina di Pietro Grassoquale nuovo Procuratore nazionale antimafia, dichiarò incostituzionale il provvedimento che aveva escluso il giudice Gian Carlo Caselli dal concorso.

Nel 2008 viene nominato Procuratore Capo della Repubblica di Torino con voto unanime del Consiglio Superiore della Magistratura. Nel 2009 ha coordinato le indagini sul "G8 dell'università di Torino" dello stesso anno e disposto 25 arresti per reati commessi in occasione delle manifestazioni del movimento NO TAV nel gennaio del 2012. Con documento del 13 aprile 2013 proposto dal Movimento 5 Stelle conseguentemente ad una indagine di preferenze eseguita mediante voto online, Caselli rientra nella lista dei candidati alla presidenza della Repubblica. Il 18 dicembre 2013 lascia la magistratura a seguito del pensionamento. Lo annuncia lui stesso inviando una e-mail ai colleghi della Procura di Torino.

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