"La scelta di una centrale a carbone a Vado Ligure, nel pieno centro abitato, è stata non solo una scelta miope di politica industriale, ma ha avuto pesanti ricadute sulla salute della popolazione dell’intero comprensorio savonese. Lo studio epidemiologico di un Ente di così grande serietà ed incontrovertibile professionalità, quale è il CNR, fiore all’occhiello della comunità scientifica nazionale, ci dice con estrema chiarezza cosa ha significato l’utilizzo del carbone, peraltro non delle migliori qualità e per moltissimi anni, per l’intera comunità, in un raggio di parecchi chilometri, attorno a Vado Ligure" commentano Fabrizio Ferraro - Segretario Provinciale Rifondazione Comunista e Franco Zunino - Responsabile prov. Ambiente PRC.
"Sono dati che fanno impressione e non possono che provocare rabbia e sconcerto, soprattutto per chi ha avuto in questi anni amici e parenti colpiti da malattie incurabili. Non sta a noi, ma alla magistratura stabilire il nesso diretto tra l’inquinamento della centrale e l’eccesso rilevante di mortalità per tumori, malattie dell’apparato cardiocircolatorio, in particolare ischemie cardiache e cerebrali, ma l’evidenza della connessione tra inquinamento atmosferico e questi dati è scientificamente provata, così come provato, dagli stessi dati della Regione Liguria, il rilevante contributo delle emissioni della centrale a tale inquinamento".
"Il rinvio a giudizio dei vertici dell’Azienda rappresenta ulteriormente, se ancora ce ne fosse bisogno, quanto non fossero affatto prive di fondamento le argomentazioni e le accuse a riguardo della centrale, portate avanti da coloro che in questi anni si sono battuti per fare chiarezza e per migliorare la qualità della vita dei cittadini del nostro territorio".
"A noi sta sicuramente il compito e il dovere di dare un giudizio politico: aver perseguito per anni, dopo che inizialmente si era affermato che l’uso del carbone era sperimentale, l’utilizzo di questo combustibile fossile, ritenuto tra i maggiori responsabili dell’inquinamento globale del pianeta, tantopiù in una realtà urbana e dopo che la comunità scientifica aveva comprovato gli effetti devastanti della combustione del carbone, è stata una vera follia per la quale esistono responsabilità ben precise".
"Non aver perseguito negli anni novanta la metanizzazione completa della centrale e un suo depotenziamento, in un contesto peraltro, quale quello ligure, di notevole sovrapproduzione energetica, è stata una colpa grave che non può che ricadere sulle spalle di chi a livello nazionale e locale non ha saputo imporre una scelta più attenta all’ambiente e alla salute. Così come è stato grave assecondare la Tirreno Power addirittura nella richiesta di ampliamento della centrale, con la previsione di un notevole ulteriore utilizzo del carbone - proseguono - Poiché le norme europee e di riflesso quelle italiane, imponevano interventi molto costosi per mettere a norma (ammesso che fosse possibile tecnicamente) l’impianto esistente, la decisione, a livello nazionale e territoriale, di permettere alla Società di ammortizzare le spese (come se non avesse guadagnato abbastanza negli anni a scapito del territorio e della salute dei cittadini) con nuovi gruppi a carbone è stata, a dir poco, deleteria".
"Non possiamo che ringraziare chi, a cominciare da Uniti per la Salute e dalla Rete savonese contro il carbone, si è battuta per stabilire la verità troppo spesso nascosta ai cittadini, alla faccia della trasparenza troppo spesso sbandierata. Un doveroso ringraziamento va fatto anche alla magistratura savonese e in particolare all’ex procuratore Granero che hanno avuto il coraggio di scoperchiare questa drammatica situazione. Come purtroppo troppo spesso è accaduto, anche nella nostra regione, il conflitto ambiente-salute-lavoro, ha finito per dividere cittadini e lavoratori, come se questi ultimi non fossero anch’essi dei cittadini. Lo vogliamo dire anche questo con estrema chiarezza: comprendiamo il loro stato d’animo e siamo al loro fianco per la difesa dei loro posti di lavoro, ma vogliamo per loro e per noi una politica industriale energetica diversa da quella perseguita fin qui a livello nazionale e locale e dei posti di lavoro che non mettano a repentaglio la loro salute e quella dei cittadini.
"Con la stessa chiarezza affermiamo che la privatizzazione della produzione energetica nel nostro Paese è stata una sciagura e che la concorrenza dei privati a produrre energia al minor costo possibile, utilizzando i combustibili fossili più inquinanti, è stata e continua ad essere deleteria. Ancora una volta si è perseguita la politica di permettere ingenti guadagni ai privati, con ricadute di costi insopportabili in termini economici (basti pensare ai costi sanitari) e purtroppo di vite umane. Applicando i dati dello studio del CNR, a meno di smentite, si arriverebbe a un numero spaventoso, quasi 4.000, di morti in eccesso nelle zone esposte. Se così fosse si tratterebbe di una vera strage" concludono Fabrizio Ferraro - Segretario Provinciale Rifondazione Comunista e Franco Zunino - Responsabile prov. Ambiente PRC.