Il decreto interministeriale c’è dal 2015, la lettera con oggetto “Chiusura dell’area di Servizio” pure.
Firmata dai vari responsabili delle diverse società che gestiscono le aree lungo l’autostrada Torino - Savona, è stata recapitata alla maggior parte dei gestori degli autogrill già alla fine del mese di marzo. Tutto quindi sembra andare verso la decisione di una chiusura di quelle aree oil - cioè distributori di carburante - e non oli - ossia i bar.
Sul decreto - firmato dagli allora ministri Lupi e Guidi che presiedevano rispettivamente il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e del Ministero dello Sviluppo Economico - si parla esplicitamente di approvazione del “Piano di ristrutturazione della rete delle Aree di Servizio”, con tanto di tabella che specifica quali sono i siti che saranno chiusi entro il 31 dicembre del 2018.
In tutta italia sono 25 e il Piemonte con le sue sei aree di servizio - quattro sulla Torino - Savona, una a Serravalle Scrivia, in provincia di Alessandria, sulla A7, direzione Nord ed un’altra sulla A26/A4 a Cavour Ovest, in direzione Sud - è la più penalizzata. Seguono Lombardia, Campania e Puglia con quattro, Liguria con due. La mappa delle chiusure per quanto riguarda la Verdemare, decreto alla mano, sono: in direzione da Torino verso Savona - le aree di servizio che rientrano nei comuni di: Bra, Mondovì, Altare (tutti lato ovest). In direzione opposta, cioè dalla Liguria in Piemonte, è prevista la chiusura delle aree di servizio nei comuni di Priero e Carmagnola, entrambe lato est. Quindi, la disposizione di chiusura, è arrivata sul banco di: Rio Colorè Ovest, Mondovì Ovest, Case Lidora Ovest, Rio dei Cocchi Est e Priero Est. Non dovrebbero subire le direttive del decreto interministeriale le aree autostradali nei comuni di - da Torino verso Savona -: Carmagnola, Fossano, Priero (lato ovest). Dovrebbe essere garantita l’attività delle aree di servizio sulla direzione autostradale opposta, nei comuni di Altare, Mondovì, Fossano e Bra (lato est). Negli otto mesi che ancora mancano alla chiusura secondo decreto, naturalmente gestori e dipendenti delle aree a rischio sperano in un colpo di scena che trasformi il decreto interministeriale Lupi - Guidi in carta straccia, considerato anche che è stato redatto nel 2015.
E in tre anni molte cose potrebbero essere cambiate. Oppure si spera in una scappatoia. Scappatoia che lo stesso decreto indica in maniera altrettanto chiara, così come chiaro è l’elenco delle aree da mettere in pensione.
Sul documento, infatti, c’è scritto anche che è possibile trovare delle alternative, come per esempio chiudere il distributore di carburante e mantenere solo aperto il punto di ristorazione.
Oppure tenere aperta la sola area si sosta esclusivamente nel periodo dell’anno in cui c’è più traffico, chiudere o tenere aperto - a seconda della convenienza - durante le ore notturne ed infine automatizzare per tutte le 24 ore ogni servizio possibile offerto all’utenza. I giochi quindi non sono ancora chiusi e resta un margine di speranza per salvare un importante servizio per gli automobilisti, nonché almeno una cinquantina di posti di lavoro.