Proseguirà nelle aule di tribunale la querelle tra Antonio Ricci e Claudio Baglioni. In un'intervista al Corriere della Sera il patron di Striscia, proprio a ridosso dell'avvio del Festival, se l'era presa frontalmente con il "Divino Claudio" e aveva detto che "il botulino gli intoppa i ragionamenti nel cervello" e dichiarato che non lo sopportava perché "era il cantante preferito dei fascisti". Inizialmente la polemica sembrava limitata al gioco velenoso della televisione. Ma il cantautore, bersagliato dalle critiche mentre era impegnato nelle prove del Festival, ha deciso di muoversi con i propri legali.
Le affermazioni dell'albenganese Ricci, autore di punta di Mediaset, hanno dato il via ad un'inchiesta aperta dalla Procura di Roma, dopo l'esposto per diffamazione. Lo stesso patron di "Striscia la notizia" interviene, rincarando la dose: "La querela di Baglioni? E' la riprova del 'piccolo grande amore' con cui ha affascinato tanto i fasci. Il Divino Claudio non accetta la critica e neppure il diritto di satira. Nonostante abbia migliaia di fan, voglio ribadire che 'accoccolati ad ascoltare il mare' per me è un verso cacofonicamente osceno, meritevole di essere radiato dall'Alta Cantautoreria Italiana. Confermo che, tra le canzoni che hanno come tema l'abbandono, per me 'Sabato pomeriggio' non rientra neppure nelle ultime posizioni. E' una canzone ampollosa e barocca, lontana dalla non-retorica ad esempio di 'Ne me quitte pas'. Chi, sano di mente, può pensare di trattenere una fidanzatina cantandole 'passerotto non andare via'? Se io avessi detto 'passerotto' ad una ragazza, giustamente mi avrebbe spaccato la faccia".
"Non mi pento e confermo tutto quello che ho detto sulla melensa creatura che trasuda Baci Perugina da ogni poro, contestualizzato negli anni Settanta, gli anni di piombo. Per quanto riguarda le overdose da botox, dimostrerò scientificamente in tribunale che quando bacia la fidanzata ciuccia botulino", conclude Ricci.