Questa mattina nel Complesso monumentale di Sant’Ignazio dell’Archivio di Stato, in via Santa Chiara 28, a Genova, si è svolta la Seduta solenne del Consiglio regionale, dedicata al Giorno del Ricordo, in memoria degli italiani che vivevano nella Venezia Giulia, Istria e Dalmazia e che, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, furono costretti ad un drammatico esodo per sfuggire alla persecuzione e alla morte.
Ha aperto la seduta il presidente del Consiglio regionale e Antonio Ballarin, presidente della Federazione delle associazioni degli esuli Fiumani Istriani e Dalmati, ha svolto la relazione ufficiale. Hanno partecipato alla cerimonia consiglieri, assessori e le massime autorità civili, militari e religiose.
Il presidente dell’Assemblea legislativa, prima dell’indirizzo di saluto, ha chiesto ai presenti di osservare un minuto di silenzio in omaggio alle vittime delle foibe e per ricordare il dramma degli esuli.
Il presidente del Consiglio regionale ha rievocato alcune immagini del dramma dei Giuliano Dalmati sottolineando che solo in tempi recenti è stata abbattuta l’indifferenza con cui l’Italia aveva affrontato queste vicende. Il presidente ha auspicato che i discendenti degli esuli possano reintepretare la propria identità nel più vasto quadro europeo.
Antonio Ballarin ha ricostruito i tentativi, compiuti già nell’Ottocento, per attuare una progressiva slavizzazione della regione che da secoli era abitata da una popolazione autoctona di lingua italiana: dai progetti avviati dall’impero Austroungarico fino alle drammatiche vicende del secolo scorso con le persecuzioni, le stragi nelle foibe e l’esodo forzato di decine di migliaia di persone. Secondo Ballarin queste vicende non hanno avuto ancora un pieno riconoscimento: «A distanza di 70 anni queste generazioni chiedono che i conti, aperti dallo Stato italiano con la storia sulla pelle di gente senza colpa, siano chiusi in maniera definitiva». Il presidente della Federazione delle associazioni degli esuli Fiumani Istriani e Dalmati ha, quindi, illustrato le fasi che hanno portato, tramite una legge dello Stato italiano, alla tutela della memoria riscattando così la solitudine che ha accompagnato gli esuli per decenni. «Questa legge sana in parte l’ingiustizia subìta e costituisce il punto di partenza necessario per una ricostruzione identitaria, ma – ha aggiunto - il Giorno del Ricordo non è un punto di arrivo, ma di partenza. Da bravi e tenaci eredi di una civiltà nobile, colta, aperta e briosa, ci rimbocchiamo le maniche e ricostruiamo non solo le case squassate da un terremoto ma la stessa vita. Ricostruiamo la nostra identità, la nostra appartenenza viscerale ad una terra. Il nostro desiderio – ha concluso – è di essere un unico popolo fra esuli e comunità ancora oggi presenti al di là del mare affinché tale popolo viva senza più paura di usare la propria lingua, la propria storia, la propria civiltà e la propria cultura».
Nella seconda parte della seduta si è svolta la premiazione degli studenti vincitori della diciassettesima edizione del concorso del Consiglio regionale “Il sacrificio degli italiani della Venezia Giulia e Dalmazia: mantenere la memoria, rispettare la verità, impegnarsi per garantire i diritti dei popoli”, indirizzato agli studenti degli istituti superiori della Liguria, che rientra nelle iniziative promosse dalla legge regionale 24 dicembre 2004 numero 29 “Attività della Regione Liguria per l’affermazione dei valori della Memoria del Martirio e dell’Esodo dei Giuliano Dalmati”.
I vincitori la prossima primavera parteciperanno ad un viaggio nei territori della Venezia Giulia, Istria e Dalmazia dove si consumò la persecuzione della popolazione italiana autoctona.
Questi i vincitori in Provincia di Savona: Costanza Foccis Cicogna del Liceo “Giuliano Della Rovere” di Savona e Maria Luisa Zolezi dell’Istituto “Boselli Alberti” di Savona.