L’Associazione “Women at Work-Le Mamme di Cisano” in occasione del 25 Novembre, ”Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne”, ritorna a lanciare un segnale chiaro non solo in ricordo delle vittime ma diretto soprattutto ai colpevoli, ovvero a chi abusa delle donne. Nel centro storico di Albenga, in Piazza Domenico Trincheri, ospite nel dehor del locale Eticoh, per tutta la giornata ci sarà una testimone silenziosa e immobile con un messaggio in mano: “Solo un piccolo uomo usa violenza sulle donne per sentirsi grande”.
Per questa data simbolo, scelta dall’Assemblea delle Nazioni Unite in ricordo dell’eccidio del 1960 delle tre sorelle Mirabal attiviste nella Repubblica Dominicana contro la dittatura, il gruppo delle Women at Work ha voluto proporre un’installazione "potentemente artistica e non intrisa di disperazione”, convinte che darà più risultati di una lunga lista di dolore o di tanti discorsi retorici. Alessandra Bergero, ha concretizzato questo pensiero utilizzando per l’installazione un manichino femminile bianco imbrattato di vernice rossa per simboleggiare la purezza della bellezza distrutta dalla violenza. Una violenza che si espande quando il diritto di denuncia è soffocato dalla vergogna, dall’indifferenza o, peggio ancora, dall’impunità. Una violenza che può essere estremamente sottile e nascosta, che si consuma tra le mura domestiche, quelle più insospettabili e invece le più profanate, come anche nel quartiere o sul posto di lavoro: violenza psicologica, economica, fisica, fino al femminicidio. Essa non conosce confini geografici, l’unica differenza consiste nella risposta della società e della giustizia; donne vittime di culture e di tradizioni disumane, di consuetudini sociali che ne ostacolano l’affermazione in quanto esseri umani. Milioni di donne abusate, mutilate, sfigurate, condannate a morte senza processo, analfabete, vendute e comprate, vittime di conflitti e di stupri etnici. Radicata nella discriminazione di genere, infatti, la violenza sulle donne “rappresenta la violazione dei diritti umani più diffusa nel mondo”. In questo contesto siamo tutti richiamati , famiglia, scuola, istituzioni ad un rinnovamento profondo del concetto di dignità, di identità di genere e di diversità. Ad una autoeducazione permanente che riconosca nella complementarietà tra uomo e donna una risorsa e non un limite.