Questa anomala estate, protrattasi fino ai primi di novembre con temperature spesso superiori ai 20 gradi, ha incentivato la vita nella riserva marina dell’isola di Bergeggi: un ripopolamento florido, con specie di per sé comuni presenti in grande quantità e affiancate ad esemplari più esotici ed inconsueti.
Adesso che però le temperature sono crollate vertiginosamente, che ne sarà di tutti questi pesci? Patiranno lo sbalzo o la situazione termica dell’acqua resterà più o meno costante?
Inoltre, l’avvistamento di specie non proprio comuni nel bacino del Mediterraneo Settentrionale, ha portato al moltiplicarsi di voci che parlavano di avvistamenti di barracuda: è realmente possibile che questo predatore popoli i nostri mari?
Commenta Simone Bava, direttore della riserva marina di Bergeggi: “In generale la fauna e la flora del Mediterraneo è abituata al freddo. Le specie arrivano dall’Atlantico Orientale, molto profondo e tendenzialmente caratterizzato da clima molto rigido. Solo l’apertura del Canale di Suez ha in parte elevato le temperature, ma tutto è nei giochi della natura, che come sappiamo è costantemente mutevole. Il Mar Ligure è sempre stato in inverno freddo e in estate caldo, diciamo che ultimamente sta solo piovendo in modo diverso, non ci sono più le stagioni così come erano delineate nel secolo scorso. E ci sono anche pesci che hanno bisogno di burrasche. Il Mar Ligure è profondo e con pochi fiumi, quindi non arriva concime e al di sotto dei 200 metri di profondità la luce non favorisce le grandi fioriture. Salvano la situazione il maestrale e la tramontana, che creano le giuste correnti per portare dei nutrienti. Maggio/giugno e settembre/ottobre sono stati da sempre i più pescosi, proprio per questi giochi di correnti, ma se la temperatura estiva si protrae troppo e senza grandi temporali va in crisi il sistema. La cosiddetta ‘burraschina’ con discesa delle temperature è indispensabile per ripopolare il mare di nutrienti, come del resto i pescatori della zona ben sanno”.
Sul cambiamento delle specie, aggiunge Simone Bava: “L’aumento estivo dà dei cambiamenti: non tropicalizzazione ma meridionalizzazione; arriva la cernia bruna, con i suoi quasi 30 kg di peso, che nel Mar Ligure non si è mai riprodotta. In questo ultimo decennio gli innalzamenti delle temperature hanno portato questa specie a riprodursi nella parte più Settentrionale del Mediterraneo. Animali con maggior tolleranza degli sbalzi minimo/massimo, dall’Atlantico al Mar Rosso, stanno iniziando a far parte del mar Ligure. Dovremo abituarci a vedere sempre più specie del Mar Rosso nelle nostre coste.
Il barracuda è sempre stato presente nel Mediterraneo, se ne trovano esemplari anche di 9-10 kg, ma la natura è sempre mutevole, anche minime variazioni possono determinare trasformazioni. Il top-predator dei nostri mari, cioè il branzino (o spigola, o luasso alla ligure) è andato in sofferenza per overfishing, sostituito dal pesce serra e dal barracuda, endemico e autoctono. La natura tende sempre a rigenerare un anello della catena che viene a mancare, se necessario sostituendolo con un altro. Cambiano anche i volatili: una volta non si vedevano le gazze ladre sul mare, ora tra Bergeggi e Spotorno ce ne sono tantissime”.
Bava però smentisce una eventuale pericolosità del barracuda: “Negli anni ’80 erano di moda i film horror dedicati a barracuda, piranha, alligatori e orche assassine, un po’ come succede a terra per i cinghiali. Tutto serve ad alimentare il vecchio mito dell’uomo-cacciatore che si confronta con i predatori presenti in natura. Ma qui in Liguria negli anni si è registrato solo un attacco di barracuda a un materassino nel parco nazionale delle Cinqueterre, a Monterosso al mare, ma tutto è successo a pochi metri da riva e a portata di bagnino, e comunque si tratta di un caso isolato”.