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Sanità | 26 ottobre 2017, 19:27

Savona, piano di organizzazione dell’Asl 2, Direttore Porfido: “La sanità vive se cambia, la cronicità non è nell’ospedale ma sul territorio”

Tra le modifiche, il dipartimento tecnico amministrativo e il diagnostico diventeranno unici.

Savona, piano di organizzazione dell’Asl 2, Direttore Porfido: “La sanità vive se cambia, la cronicità non è nell’ospedale ma sul territorio”

Nella Sala Rossa del Comune di Savona il dottor Eugenio Porfido ha esposto a tutti i sindaci presenti il piano di organizzazione dell’ASL2 savonese sottolineando diversi aspetti da migliorare, consolidare.

“Siamo partiti da dove eravamo- spiega il direttore dell’Asl savonese Eugenio Porfido - da cosa ci serviva per pensare a dove vogliamo arrivare, abbiamo ascoltato e avuto un colloquio con i direttori di Dipartimento, definito una prima struttura, apportato modifiche presentandole ai professionisti medico-sanitari, tirando giù successivamente una stesura non definitiva che sottoporremo alle arganizzazioni sindacali la prossima settimana oltre a una conferenza dei sindaci di zona”. Nella premessa del Dott. Porfido sono stati definiti diversi elementi e il primo riguarda il riordino innovazione e qualificazione delle reti clinico-assistenziali, il concetto di cosa è l’Asl 2 savonese (4217 dipendenti, 386 parte amministrativa, 3831 versante sanitario, due presidi ospedalieri, 4 distretti, 13 dipartimenti sanitari).

Con diversi punti di forza come la varietà e completezza dell’offerta sanitaria e socio sanitaria, dimensioni aziendali e clima friendly, spinta dal basso verso la partecipazione, senso di attesa al cambiamento.

Per aumentare o consolidare verranno messe in campo diverse azioni: riordinare l’offerta, mantenere o rafforzare il clima interno riducendo le distanze, coinvolgere nel processo decisionale il livello operativo, progettare un piano di sviluppo professionale.

Le opportunità invece sono molteplici: oligopolio nella produzione sanitaria e specialistica aziendale, possibilità di sviluppare sinergie con altri settori produttivi del territorio, sperimentazione di telemedicine per le aree disagiate. Le azioni per averne beneficio o sfruttarle invece si occuperanno di sviluppare la qualità sfruttando l’attuale assenza di competitors, un accordo con gli albergatori per favorire il turismo sanitario, una ricerca partner nazionali e esteri per richiesta fondi.

Per quanto riguarda i punti di debolezza il dito é stato puntato sulla bassa cultura al budget, la scarsa abitudine per lavori o per progetti, più presidi ospedalieri, frammentazione dell’offerta, un percorso socio sanitario poco strutturato, una tecnostruttura frammentata ed organizzata per funzione. Sono tre le aree definite dall’azienda: sociale (sviluppo di partecipazione attiva e consapevole, partecipazione percorsi di autogestione sanitaria, cooperazione con il volontariato, condivisione, bilancio sociale-lettura sanitaria, consapevolezza dei livelli di accesso; professionale (ricerca e sviluppo, valorizzazione patrimonio, eccellenza) e tecnologica.

Le modifiche più sostanziali saranno effettuate sul Dipartimento tecnico amministrativo in questo caso diventato unico suddiviso però in due aree, tecnica e amministrativa, gli affari generali saranno insieme ai legali (area amministrativa) e verranno modificati i sistemi informativi; il dipartimento diagnostico, avrà anche in questo caso un unico dipartimento, dove sara aggiunta la fisica sanitaria e la microchirurgia.

Invariati invece il dipartimento direzionale, emergenza-urgenza, chirurgico con particolare attenzione al day surgery, ortopedico traumatologico, testa collo, medico, materno-infantile, salute mentale dipendenze, territorio e cronicità e prevenzione Tutto per questo per arrivare a diversi risultati fondamentali come la certificazione ISO, lo standard JCI, l’intensità delle cure, un riordino dell’offerta, la rete emergenza/urgenza; il reparto di comunità/UCCP; il Chronical care/AFT, governo domanda, lo standard di funzione e il CUP aziendale. “Dobbiamo muoverci intorno al paziente organizzandoci per intensità di cura” questa la conclusione del dottor Porfido.

Luciano Parodi

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