A diversi giorni di distanza dall’incidente mortale di caccia, vittima un cercatore di funghi a Bardineto, nessuna concreta azione è stata intrapresa per ridurre o eliminare i rischi che corrono i non cacciatori ad andare per boschi.
La Protezione Animali savonese, che da anni segnalava inascoltata i pericoli della caccia al cinghiale in questa stagione, stigmatizza il silenzio assordante e l’inerzia di quei consiglieri ed assessori regionali sempre pronti, invece, ad ascoltare e mettere in pratica con fulminea rapidità le richieste, sempre più spesso cassate da TAR e Consiglio di Stato, dei cacciatori.
Nel prossimo week-end quindi si potrà continuare a sparare, in boschi ancora in parte ricoperti di foglie e quindi con visibilità di poche decine di metri, micidiali pallottole con portata efficace di diverse centinaia di metri, mentre migliaia di persone disarmate, se vorranno stare sicure, dovranno ingiustamente rinunciare ad andare per boschi a cercare funghi o passeggiare o correre a piedi o in bicicletta.
Di sospendere la caccia quindi non ne parla quasi nessuno; è più comodo non toccare la presunta potente categoria, meglio sotto sotto colpevolizzare chi osa andare per boschi nella stagione venatoria ormai quasi sempre aperta; o suggerirgli palliativi non risolutivi, come l’uso di giubbotti colorati che, peraltro, l’Enpa propone da lungo tempo, come al solito fino a ieri inascoltata.
E noni si venga a dire che la caccia al cinghiale è necessaria (anche a costo della vita di qualcuno ??) per ridurne il numero; è infatti vero il contrario, come sempre più scienziati ed accademici del settore denunciano, anch’essi sistematicamente ignorati dalle istituzioni cosiddette competenti.