Un pennello ostruzionistico di estremità progettato dall’Ing. Ferrando per avere 200 metri di spiaggia in più ad Alassio (VEDI ARTICOLO), ma il progetto pare proprio non trovare l’accordo di tutti.
Se da un lato l’amministrazione si è espressa dicendo "Abbiamo ricevuto il progetto del professionista, che è stato preso in carico dagli uffici competenti. A prescindere dall'opinione che si può avere sulla validità dell'idea, il progetto risulta essere, come già riportato dagli uffici, difficilmente realizzabile. Inoltre, trattandosi di un'iniziativa che prevede anche opere marine, la competenza, anziché comunale, è della Regione Liguria", dall’altro lato anche Rocco Invernizzi del gruppo Agorà presenta qualche perplessità: “Siamo tutti consapevoli della necessità di una soluzione per mantenere ed eventualmente allungare il litorale di Alassio, ma dagli studi commissionati negli anni dal Comune abbiamo imparato che a realizzare opere fisse perpendicolari alla riva si rischia di modificare il flusso del materiale sabbioso, che si muove longitudinalmente rispetto alla riva; esempio concreto ad Alassio è la Berma del torrione, proprio nella zona interessata dal progetto.”
Spiega Invernizzi: “Il litorale di Alassio è di origine naturale, formatosi grazie a 4 fonti di apporto di materiale (Il Merula, le rocce di arenaria della discarica di Capo mele, i 12 rii presenti sul territorio Alassino e il Centa) oggi compromesse dall’operato dell’uomo. Nel corso della mia esperienza personale di assessore al Demanio, alcune volte proprio per cercare di risolvere il problema della profondità del nostro arenile, ho sposato soluzioni che poi in alcuni casi si sono rilevante non efficaci. Proprio per questo motivo userei la massima cautela ad intervenire con opere di difesa a mare, anticipandole, come mi ha sempre consigliato il professore Pranzini - una delle massime autorità nel campo dell’ingegneria e geologia Marina in Italia - con delle prove in vasca, che riproducano l’effetto positivo o negativo che l’opera ha nell’intero paraggio di Costa.”
Ecco allora che si torna a parlare di un altro strumento: il tecnoreef. Più volte se ne è parlato con il Presidente dell’associazione Bagni Marini di Alassio Ernesto Schivo e oggi l’iter di approvazione è arrivato alla fase terminale.
Spiega Invernizzi: “A mio avviso, visti gli studi, è una soluzione che può garantire una buona protezione per il nostro arenile, che comunque andrebbe aiutata con un'opera di ripascimento strutturale con materiale proveniente da fuori, andando a compensare quell’apporto di materiale che la natura non riesce più a fornire, per le motivazioni sopra evidenziate. Il beneficio ottenuto andrebbe poi mantenuto con opere di ripascimento stagionali, sempre con materiale proveniente da fuori e non reperito con il metodo della Sorbonatura, anch’esso modificativo dei normali apporti sulla riva di materiale”.
Conclude Rocco Invernizzi: “Auspico che l’amministrazione che succederà a quella attuale abbia un impegno importante e convinto sul l’importanza che riveste il nostro litorale su tutto il tessuto socioeconomico della nostra città e investa tempo e denari per la sua conservazione, senza inventarsi cose strane ed appoggiando la locale associazione dei balneari sui progetti portati avanti in questi anni, non per tornaconti personali legati ad una categoria ma per il bene di tutto il tessuto cittadino”.
Occorre precisare quanto specificato dall’Ing. Ferrando: “Il progetto pennello ostruzionistico di estremità oltre ad essere stato pensato dopo una valutazione accurata proprio del flusso del materiale sabbioso che procede da ponente a levante, non è affatto alternativo al Tecnoreef, bensì complementare allo stesso. Ho valutato – spiega inoltre – i possibili effetti dell’opera e, data la sua posizione, i miei studi evidenziano come non vi sarebbero effetti negativi sul litorale”.