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Politica | 16 agosto 2017, 13:36

La Casa della Legalità: "Rifondazione si accorge della 'ndrangheta in Liguria, ma si assumerà anche le proprie responsabilità?"

Il programma di questa sera di RifondaFesta scatena un vivace dibattito

La Casa della Legalità: "Rifondazione si accorge della 'ndrangheta in Liguria, ma si assumerà anche le proprie responsabilità?"

La Casa della Legalità e della Cultura (Onlus) commenta il programma di questa sera di RifondaFesta a Savona: "La proiezione del documentario “Rolando, un padre contro la ‘ndrangheta” alla Festa di Rifondazione a Savona, prevista per domani 16 agosto, con la presenza degli autori Mimmo Lombezzi e Mario Molinari, auspichiamo sia una svolta reale e non solo un tentativo di “usare” la vicenda (e tragedia) di Rolando per fini politico-propagandistici.

Rifondazione per la prima volta, con questa iniziativa, sembra voler affrontare la questione ‘ndrangheta in Liguria, ma vista la vicenda (e tragedia) di Rolando Fazzari, questo appuntamento dovrebbe essere (se non vuole risultare una pura strumentalizzazione del tema) prima di tutto l’occasione in cui Rifondazione riconosce finalmente le proprie responsabilità - con quel centrosinistra ligure con cui ha governato la Regione - sia rispetto alle concessioni effettuate alle imprese di famiglie di ‘ndrangheta (ed in primis ai FAZZARI-GULLACE), sia rispetto alle parallele omissioni sistematiche della Regione - anche quando Rifondazione contava l’Assessorato all’Ambiente - davanti alle denunce e segnalazioni portate proprio da Rolando Fazzari, oltre che dalla Casa della Legalità.

Quando Rifondazione era parte integrante della Giunta Burlando, con l’esponente savonese di Rifondazione Franco Zunino alla carica di assessore all’Ambiente, si è infatti assistito - limitandoci qui alla sola vicenda del sito della Cava di Balestrino e senza quindi indicare anche altri molteplici casi – all’assecondare ogni richiesta di perpetuare le attività estrattive e di conferimento a discarica promosse dai FAZZARI-GULLACE (con la CO.MI.TO. prima e con la SA.MO.TER. poi) nonostante le irregolarità ed illegalità da queste perpetuate ai danni dell’ambiente e di Rolando Fazzari, e nonostante il ben noto curriculum storico dei componenti di tale sodalizio.

Nessuna considerazione veniva portata alle innumerevole denunce e segnalazioni promosse da Rolando Fazzari e quando, nel 2008, segnalava anche ai vertici regionali che i funzionari regionali avevano rapporti con il noto esponente ‘ndranghetista GULLACE Carmelo, si vide recapitare dalla Direzione Ambiente della Regione una diffida affinché non indicasse più tali rapporti. Fortunatamente le attività di indagine dei reparti investigativi hanno documentato anche questi rapporti e non è un caso che, ad esempio, si ritrovi tra le intercettazioni agli atti dell’inchiesta “ALCHEMIA” della DDA di Reggio Calabria anche quella in cui il GULLACE Carmelo, il 9 febbraio 2009, comunicava al fratello Elio, che il giorno seguente aveva appuntamento in Regione Liguria proprio per la Cava di Balestrino. La Regione Liguria permetteva ai FAZZARI-GULLACE di fare quel che volevano (così dai tempi della Giunta MORI), in sfregio alle norme, e nulla muoveva contro la mancata messa in sicurezza del vecchio fronte di cava (sotto il quale nel 2012 moriva Gabriele, figlio di Rolando), così come nessuna risposta alle denunce e richieste di intervento promosse da Rolando Fazzari anche in riferimento alla mancata canalizzazione delle acque, ai conferimenti non conformi, alla sistematica devastazione della strada, così come, per fare ancora un esempio, in riferimento alla continuazione dell’attività estrattiva nonostante formalmente fosse stata dichiarata cessata.

Un quadro che portava il Procuratore Capo di Savona Francantonio Granero – ora in pensione – davanti alla Commissione Parlamentare d’inchiesta sui Rifiuti, nel gennaio 2015, ad affermare: «... se vi dico che la cava Fazzari è gestita di fatto dalla moglie di Gullace, allora probabilmente ne avrete sentito parlare. Gullace in questo momento è uno dei grandi, di quelli che ancora sono rimasti praticamente intoccabili. Di sicuro è l’unico nel circondario di Savona, ma probabilmente anche nel Ponente ligure. È un tipico elemento della ‘ndrangheta e gestisce questa cava da molti anni. La cava è stata gestita in maniera assolutamente irregolare. [...] ma il problema è tuttora in piedi». Solo nel 2015 la Regione Liguria, con la nuova Giunta Regionale (Toti), procedeva finalmente alla revoca della concessione in capo alla società dei FAZZARI-GULLACE, quella “SA.MO.TER.” che, ancora ad oggi, deve procedere alla messa in sicurezza della cava-discarica ed alla sua chiusura definitiva.

Ora, mentre gli esponenti dei FAZZARI-GULLACE sono tutti imputati nel processo “ALCHEMIA” (con accuse di associazione mafiosa ed intestazione fittizia delle imprese finalizzata al favoreggiamento della ‘ndrangheta), e le loro imprese sono sotto l’amministrazione giudiziaria a seguito del sequestro disposto dal Tribunale di Reggio Calabria, il vertice della Regione Liguria (con il Presidente Toti e diversi assessori) si è fatto carico di trovare una soluzione per la messa in sicurezza del rio Pendie e, quindi, per la ricostruzione della strada vicinale di interesse pubblico Lavagin, così che Rolando Fazzari possa riaprire la sua impresa “LigurBlock” che è forzatamente chiusa dall’alluvione del novembre 2016.

Un’alluvione causata da opere e omissioni: opere dei FAZZARI-GULLACE e dei loro cumpari FERRARI, ed omissioni di intervento dei vari Enti preposti (dal Comune alla Regione, passando per la Provincia). Nel richiamare la Regione Liguria al rispetto degli impegni assunti il 5 giugno scorso, come abbiamo fatto affiancando Rolando Fazzari nella sua conferenza stampa davanti alla Regione la scorsa settimana, crediamo che siano più che mai utili tutte le iniziative di sostegno alle sacrosante rivendicazioni di Rolando Fazzari, ma per correttezza ed onestà intellettuale non possiamo esimerci dal richiamare all’assunzione delle proprie responsabilità concrete coloro che nel tempo hanno agevolato di fatto il sodalizio dei FAZZARI-GULLACE e cagionato parallelamente danni costanti a Rolando Fazzari ed alla sua famiglia, passando dalla tragica morte del figlio diciottenne sino all’attuale situazione di chiusura forzata della sua impresa. Cogliamo inoltre l’occasione di chiedere agli autori del documentario “Rolando, un padre contro la ‘ndrangheta” di renderlo pubblico attraverso internet così da poter far conoscere questa drammatica storia alla più ampia platea".

c.s.

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