Attualità - 20 giugno 2017, 15:38

L'allarme di "Goletta Verde": cariche batteriche elevate nel Mar Ligure

Nel Savonese le situazioni più critiche a Pietra Ligure e Ceriale. Nessun problema negli altri punti analizzati, ad Albenga, Finale Ligure e Savona

Su ventitré punti monitorati, ben dieci sono risultati con cariche batteriche elevate. E sono in particolare i soliti fiumi a continuare a riversare in mare scarichi non depurati, che rischiano di compromettere la qualità del mare e di quei tratti di costa, con gravi rischi non soltanto per l’ecosistema marino ma anche per la stessa salute dei bagnanti. Servono azioni concrete per comprendere le cause di inquinamento e un’azione di responsabilità da parte delle amministrazioni costiere ed interne, che non è più rimandabile.

 

È questo il bilancio del monitoraggio svolto in Liguria dall’equipe tecnica di Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane, realizzata anche grazie al sostegno di CONOU - Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati e dei partner tecnici Acquafil, Novamont, Nau. L’istantanea regionale sulle acque costiere è stata presentata questa mattina in una conferenza stampa a La Spezia da Santo Grammatico, presidente di Legambiente Liguria e da Mattia Lolli, portavoce di Goletta Verde.

“La salute dei nostri mari è sempre più a rischio a causa della maladepurazione, dei rifiuti galleggianti e spiaggiati e delle continue illegalità ambientali, che seguitano a sfregiare coste e territori italiani – commenta Mattia Lolli, portavoce di Goletta Verde -. Purtroppo i risultati deludenti in prossimità di foci e canali non ci sorprendono dal momento che il problema riguarda non solo le aree costiere ma interessa gran parte del territorio nazionale. Il nostro monitoraggio ha l’obiettivo di non fermarsi alla sola denuncia, ma soprattutto di avviare un approfondimento e confronto per fermare l'inquinamento da mancata depurazione che si riversa in mare. Ora c’è la legge sugli ecoreati, che prevede anche il reato di inquinamento ambientale, valido strumento contro chi continua a scaricare illegalmente nei fiumi e nel mare”.

Nonostante siano passati 12 anni dalle scadenze previste dalla direttiva europea sulla depurazione, l’Italia, infatti, è ancora in fortissimo ritardo. Ancora oggi, infatti, in Italia circa il 25% delle acque di fognatura viene scaricato in mare, nei laghi e nei fiumi senza essere opportunamente depurato. Legambiente ricorda poi che la Penisola è soggetta a tre procedure di infrazione emanate dalla Commissione Europea nel 2004, nel 2009 e nel 2014le prime due delle quali sono già sfociate in condanna. Per la procedura di infrazione 2004/2034 la sanzione prevista è di 62,7 milioni di euro una tantum a cui si aggiungono 347 mila euro per ogni giorno (61 milioni di euro a semestre) sino a che non saranno sanate le irregolarità. d’infrazione (Ventimiglia, Laigueglia, Andora, Alassio, Ceriale, Pietra Ligure, Cengio, Lavagna e Riva Trigoso) e altrettanti quelli già condannati (S. Margherita Ligure, Rapallo, Ecco, Quinto, Finale Ligure, Borghetto Santo Spirito, Albenga, Imperia, Riva Ligure). In Liguria (dati Italia Sicura, la Struttura di Missione della Presidenza del Consiglio dei Ministri) sono nove gli agglomerati in procedura d’infrazione (Ventimiglia, Laigueglia, Andora, Alassio, Ceriale, Pietra Ligure, Cengio, Lavagna e Riva Trigoso) e altrettanti quelli già condannati (S. Margherita Ligure, Rapallo, Ecco, Quinto, Finale Ligure, Borghetto Santo Spirito, Albenga, Imperia, Riva Ligure).

“Gli scarichi non depurati sono anche i peggiori nemici del turismo – aggiunge Santo Grammatico, presidente di Legambiente Liguria -. Alcune situazioni sono critiche da diversi anni e non è più tollerabile che acque non adeguatamente depurate arrivino a mare. Tra l’altro a causa delle scarse piogge di questo periodo, fiumi e torrenti hanno una bassissima portata, che se da un lato è un elemento che ha contributo a diminuire il carico inquinante, dall’altro evidenziano quanto incida la scarsa depurazione nei punti che comunque sono stati giudicati da bollino rosso. Fermare chi continua a deturpare le nostre coste o inquina il nostro mare non è più soltanto una questione di difesa dell’ambiente. È tempo che Regioni e Comuni si diano realmente da fare per affrontare definitivamente questi problemi in una terra che fa del turismo e della bellezza del paesaggio il suo biglietto da visita”.

Due punti sono osservati speciali, quello di Lerici Venere Azzurra, che è risultato esente da inquinamento rispetto agli altri anni grazie al fatto che il canale non arrivava in mare portando il suo carico inquinante e quello di Pietra Ligure dove il torrente Maremola, sotto osservazione dei nostri tecnici dal 2014, risulta da allora fortemente inquinato, nonostante il completamento della rete di depurazione. Vanno quindi approfonditi i controlli sugli scarichi abusivi. “Un vero peccato - aggiungeGrammatico - in un bacino comprensoriale che sul tema dei rifiuti urbani ha fatto un grande salto di qualità e dovrebbe adesso impegnarsi per migliorare la qualità delle acque del torrente che sfocia sulla costa".

Per quanto avvenuto domenica, con i problemi al depuratore degli Stagnoni della Spezia, Goletta Verde ricorda che il circolo locale di Legambiente e le altre associazioni del territorio da anni denunciano la necessità di interventi e manutenzione per mettere in sicurezza lo scarico presso la marina del Canaletto. Confidiamo nella capacità della Capitaneria che sta indagando sulle cause dello sversamento e degli enti locali preposti affinché finalmente si intervenga per evitare futuri danni ambientali.

Il dettaglio delle analisi. I prelievi e le analisi di Goletta Verde sono stati eseguiti dal laboratorio mobile di Legambiente tra il 9 e l’11 giugno 2017. I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, Escherichia coli) e abbiamo considerato come “inquinati” i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” quelli che superano di più del doppio tali valori. I punti scelti sono stati individuati dalle segnalazioni non solo dei circoli di Legambiente ma degli stessi cittadini attraverso il servizio Sos Goletta. Il monitoraggio prende in considerazione il campionamento dei punti critici che vengono principalmente scelti in base a un “maggior rischio” presunto di inquinamento. Per questo vengono prese in esame le foci dei fiumi, torrenti, gli scarichi e i piccoli canali che spesso troviamo sulle nostre spiagge: queste situazioni sono i veicoli principali di contaminazione batterica dovuta all’insufficiente depurazione dei reflui urbani che attraverso i corsi d’acqua arrivano in mare. Si tratta di un monitoraggio puntuale che non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali, né pretende di assegnare patenti di balneabilità, ma restituisce comunque un'istantanea utile per individuare i problemi e ragionare sulle soluzioni.

Cinque i punti monitorati in provincia di Imperia di cui due giudicati “fortemente inquinati”: alla foce del torrente Argentina a Taggia e alla spiaggia di fronte Rio Caravello a Riva Ligure. Entro i limiti di legge gli inquinanti riscontrati nei prelievi effettuati alla foce del fiume Roja a Ventimiglia; alla spiaggia di fronte il torrente San Romolo a Sanremo e alla spiaggia presso via delle Magnolie a Diano Marino.

Cinque i monitoraggi effettuati anche in provincia di Savona e anche qui due sono stati giudicati “fortemente inquinanti”: la situazione più critica sicuramente alla foce del torrente Maremola che riceve lo stesso giudizio per il quarto anno consecutivo: i nostri tecnici hanno constatato la totale assenza di cartelli di divieto di balneazione. Altro punto critico, allo allo sbocco del canale su lungomare Diaz a Ceriale. Nessun problema riscontrato alla foce del fiume Centa ad Albenga; alla spiaggia di fronte il fiume Pora, a Finale Ligure e alla foce del torrente Quiliano a Savona.

In provincia di La Spezia nove i punti monitorati di cui tre che hanno evidenziato cariche batteriche elevate: presso lo scarico sotto il belvedere di località Manarola a Riomaggiore (con alta presenza di bagnanti) e alla spiaggia di San Terenzo (di fronte canale lato est) a Lerici entrambi giudicati “fortemente inquinati”; alla foce del torrente Parmignola, giudicato “inquinato”, dove anche in presenza del divieto di balneazione è stata constatata la presenza di persone. Nella norma gli altri prelievi effettuati a Marinella di Sarzana; alla spiaggia di piazza Garibaldi a Monterosso al mare; alla foce del Rio Corniglia a Vernazza; alla spiaggia Fiumaretta a Ameglia; alla spiaggia di fronte Rio Castagnola tra Deiva Marina e Framura e alla spiaggia Venere azzurra a Lerici.

Infine, quattro i campionamenti effettuati in provincia di Genova, tre dei quali “fortemente inquinati”: uno nel capoluogo, alla foce del torrente Nervi; alla foce del Rio Poggio a Bogliasco (giudicato potenzialmente ad alta frequentazione di bagnanti) e allo sbocco del canale presso la foce del torrente Entella tra Chiavari e Lavagna. Unico punto nella norma quello alla spiaggia di Boccadasse presso piazza Nettuno a Genova.

Resta molto da fare anche sul fronte dell’informazione ai bagnanti. La cartellonistica in spiaggia è ancora troppo scarsa, nonostante da tre anni sia scattato l’obbligo per i Comuni di apporre pannelli informativi circa la qualità delle acque. Nei 23 punti monitorati solo in sei i tecnici di Goletta Verde ne hanno riscontrato la presenza. Anche quelli di divieto di balneazione mancano: solo in due punti rispetto ai cinque dove non vengono eseguiti campionamenti da parte delle autorità competenti o risultano non conformi alla balneazione sono presenti cartelli.

Anche quest’anno il Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati è main partner della campagna estiva di Legambiente. Attivo da 33 anni, il CONOU garantisce la raccolta e l’avvio a riciclo degli oli lubrificanti usati su tutto il territorio nazionale. L’olio usato - che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli - è un rifiuto pericoloso per la salute e per l’ambiente che deve essere smaltito correttamente: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in acqua inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche. Ma l'olio usato è anche un’importante risorsa perché può essere rigenerato tornando a nuova vita in un’ottica di economia circolare: il 95% dell’olio raccolto viene classificato come idoneo alla rigenerazione per la produzione di nuove basi lubrificanti, un dato che fa dell’Italia il Paese leader in Europa. In Liguria, nel 2016, il Consorzio ha raccolto 4.558 tonnellate di oli usati. “La difesa dell’ambiente, in particolare del mare e dei laghi - spiega il presidente del CONOU, Paolo Tomasi - rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione. L’operato del Consorzio non solo evita una potenziale dispersione nell’ambiente di un rifiuto pericoloso, ma lo trasforma in una preziosa risorsa per l’economia del Paese”.  

c.s.