Eventi - 12 maggio 2017, 10:34

Sassello, il museo Perrando compie cinquant'anni

Nel periodo estivo la sala viene sempre lasciata aperta attraverso una grata appositamente creata, mentre il museo è aperto tutti i sabati dalle 9.30 alle 11.30e la seconda domenica del mese dalle 16 alle 18

Ben cinquant’anni fa veniva inaugurato il museo Perrando a Sassello.  Nasce per volere dell’ultima erede di Casa Perrando che, alla sua morte nel 1962, lascia il Palazzo con il suo contenuto all’Ospedale Sant' Antonio affinché diventi museo per tramandare ai posteri il nome dei Perrando. Nel 1965 nasce l’Associazione Amici del Sassello, associazione di volontariato che, con convenzione comunale, dal 1965 si occupa della gestione dell’intero palazzo.

“Molti sono i visitatori”, spiega la presidente Carla Matteoni, “che vengono accompagnati in questo che è un vero e proprio viaggio nel tempo. Scoprono, spesso increduli, che a Sassello, trenta milioni di anni fa, in un clima tropicale, c'era il mare; come testimoniano i fossili della prima sala dedicata al Prof. Garino, uno dei fondatori dell’associazione, che contribuì con alcuni suoi pezzi all’allestimento. Altri  reperti  fanno parte della collezione di Don Pietro Deo Gratias Perrando, il componente forse più famoso di questa famiglia. Parroco di Stella Santa Giustina,  pur ottemperando alla sua vocazione religiosa, divenne un ricercatore eccezionale, tanto che l’Università di Genova gli chiese prima della sua morte, avvenuta nel 1889, di acquistare l’intera collezione sia paleontologica che paletnologica: la prima conservata al Museo di Storia Naturale di Genova e l’altra al Museo Archeologico di Villa Pallavicini a Genova Pegli. Continuando il nostro viaggio nel tempo si passa nella sala due”, prosegue la presidente dell'associazione,  “ qui si incontra l’uomo preistorico.  Sassello è stato abitato sin dalla più antica epoca, il Paleolitico e, come testimoniano i pezzi esposti e trovati dal nostro Gruppo Ricerche, che ha ripercorso i siti del Perrando, l'uomo ha sempre frequentato e abitato le nostre zone sino all’età del bronzo. Sassello ha avuto anche un altro archeologo: Giovanni Battista Rossi che  scavò alle Arene Candide, in Francia, in Svizzera insieme allo scienziato paleontologo Arturo Issel. A lui è dedicata la terza sala, grazie ai reperti donati al museo dagli eredi.  Facendo un salto temporale passiamo nella sala quattro, il  Medioevo, con i reperti provenienti dalla Bastia Soprana, ai piedi della quale nasce il primo nucleo di Sassello. Numerosi sono i reperti in ceramica: una parte di pentola in pietra ollare, nonché frecce di balestra e monete.

Dal Medioevo, entrando dalla sala cinque ci immergiamo in quello che è il lascito vero e proprio della Famiglia Perrando. Ad accoglierci la biblioteca con i numerosi e pregiati volumi  che vanno dal 1500 ai primi anni del 1900. Quadri, mobili e ceramiche testimoniano la cultura di questa famiglia e il bene che ha sempre voluto ai Sassellesi.  Una splendida Crocifissione del Magnasco, quadri del Piola,  del Cambiaso e  del Costa, fanno bella mostra di sé nella sala che probabilmente è la più preziosa. Uno splendido erbario del 1700, ad opera del farmacista Vincenzo Martini, attira lo sguardo e la curiosità dei visitatori, come la vetrina dedicata al Comandante Guido Badano, sassellese doc, secondo ufficiale dell’Andrea Doria al momento del naufragio.  Ridiscendiamo al piano terra dove la mostra permanente, allestita nei fondi del Palazzo Perrando, vuole essere quel  punto di incontro tra la produzione industriale e l’attività esercitata dalle arti e dai mestieri negli ultimi seicento anni di storia locale; in questo spazio sono rappresentate le varie attività che hanno caratterizzato l’intero paese.

La sezione è divisa in tre locali: la prima, dedicata alle ferriere, si è cercato, con l’utilizzo dei pochi reperti rimasti e di vari pannelli esplicativi, di riprodurne l’attività,la seconda, trattandosi di un corridoio che porta nella sala degli amaretti, vuol rappresentare proprio quel punto di passaggio tra la produzione del ferro e quella degli amaretti.Qui sono rappresentate le arti ed i mestieri che si sono via via sviluppati nel paese. Nella stanza, dalle modeste dimensioni e per questo non idonea ad ospitare tutto il materiale raccolto, troveranno alternativamente spazio, ogni due-tre anni, le varie tematiche etnografiche. Questo proprio per meglio significare l’importanza di tuttii mestieri e le attività intraprese dai sassellesi, nel tempo passato, con l'augurio che possano rifiorire in futuro. Abbiamo intestato questo locale al compianto artigiano Ernesto Caviglia, che ha saputo interpretare con grande professionalità i tanti "mestieri artigianali"esercitati. La terza sala è dedicata alle fabbriche di amaretti dove, grazie alle attrezzature dismesse, concesse in comodato d’uso gratuito dagli imprenditori locali, tutt'ora in attività, vi è ricostruito quell’ambiente di produzione che ci porta indietro nel tempo all’utilizzo delle prime macchine.

A testimoniare che il nostro Museo è in  continua evoluzione, nasce nel 2012, nella cantina del palazzo, una particolare rappresentazione degli antichi mestieri di Sassello. Circa 85 statuine sono state realizzate, a mano in terra cotta, secondo la tradizione dei “macachi di Albisola” e grazie alla collaborazione con il Lions Club delle Albisole.  Esse popolano un “paesaggio” di due metri per tre costruito interamente dagli “Amici del Sassello”.

Qui rivivono i carbonai, le genti delle ferriere, i calzolai, le amarettaie, gli attori, i locandieri. Nel periodo estivo la sala viene sempre lasciata aperta attraverso una grata appositamente creata, mentre il museo è aperto tutti i sabati dalle 9.30 alle 11.30e la seconda domenica del mese dalle 16 alle 18.”

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