Eventi - 07 aprile 2017, 17:45

La Scala Santa di Sassello: antica tradizione popolare

Una complessa macchina teatrale rappresenta sacerdoti e confratelli salire i gradini in ginocchio e baciare i piedi della statua esposta all’apice, raffigurante il Cristo Morto

 

In questa Italia ricca di storia vengono proposte, in luoghi e tempi diversi, occasioni di incontro straordinarie quanto esclusive. Appuntamenti speciali che fanno parte del bagaglio culturale di comunità composite. Attestazioni talora sorprendenti per il viaggiatore alla ricerca di tradizioni popolari, tesori ambientali e gastronomici. Ferragosto, Natale, Pasqua rappresentano, per religiosi e laici, tappe fondamentali di un percorso che si rinnova anno dopo anno. Quale occasione migliore offerta ad un pubblico eterogeneo, partecipato, attento alle consuetudini del passato, di una società che, nell’ambito dell’Appennino ligure, si distinse già nei secoli scorsi per avvenimenti documentati ed un centro urbano dalle facciate dipinte.

Il 14 aprile Sassello si aprirà alla sua gente e ai visitatori amanti di antichi riti, rappresentando sentimenti di pietà, devozione, venerazione al Dio dei cristiani. Con gli abitanti stessi gestori, autori, interpreti di una manifestazione che non ha perduto significatività con il passare dei secoli.

Una scenografia che risale a tempi lontani si presenta allo spettatore nel susseguirsi di istantanee che rubano l’immaginazione. Nella chiesa della Santissima Trinità, una macchina teatrale riproduce la Scala che, prima i sacerdoti, poi i confratelli - sulle orme di Gesù condotto al palazzo del governatore romano Ponzio Pilato - salgono in ginocchio per baciare i piedi di una statua raffigurante il Cristo Morto, esposta all’apice della scalinata.

Ci troviamo dinanzi ad una grande costruzione realizzata in legno predisposta dai confratelli sull’altare maggiore completamente coperto. Tre scale la compongono: una per salire, due per scendere, chiuse da lastre di legno dipinte in finto marmo. Sulla prima si trova al vertice una piattaforma su cui il venerdì mattina viene deposta la statua del Cristo morto, a grandezza umana, opera della bottega del Maragliano restaurata cinque anni fa dalla Soprintendenza. Tradizione vuole che, ogni Venerdì Santo, a Sassello, venga celebrata una messa distintiva, al cui termine i sacerdoti in ginocchio, due a due, iniziano a salire la scala per baciare i piedi del Cristo morto. A seguire, i membri della confraternita ospite di Giovanni Battista, su questa Scala ormai, a giusto titolo, da considerarsi simbolo della devozione popolare alla Passione.

Presenti più di 150 confratelli, la salita avviene al termine di una cerimonia suggestiva con il coro di Sassello che canta laudi al Signore. Alla fine della messa, inizia la processione con i crocifissi, la statua dei giudei, del Cristo morto, mentre la popolazione si raccoglie in preghiera percorrendo le strade del paese fino alla basilica dell’Immacolata Concezione. Qui avviene la benedizione con una croce della Trinità che, al suo interno, contiene una reliquia della Sacra Croce. Protagonisti diventano ora i cittadini raccolti in silenzio, ordinati a deporre, in segno di devozione, un bacio ai piedi del Cristo morto.

Programma della giornata del Venerdì Santo 14 aprile 2017

Ore 20.30 – Chiesa della Santissima Trinità – Inizio della funzione;

Ore 21.15 – Chiesa della Santissima Trinità – Salita della Scala Santa;

Ore 22.00 – Processione per le vie del Centro Storico dalla Chiesa della Santissima Trinità alla Basilica dell’Immacolata Concezione.

La storia. Per comprendere la tradizione della Scala Santa facciamo un tuffo nel passato. Nel 1400, Sassello cambiò ubicazione; le abitazioni furono abbandonate sostituite con case più a valle, verso le ferriere e le principali vie di comunicazione verso il Giovo.

In alto, restò solo la chiesa matrice di San Giovanni. Nonostante le lotte che, per 200 anni, si susseguirono tra diocesi di Acqui, sassellesi e Papa, nessuno riuscì mai a trasferire la parrocchia. Sicchè a Sassello si officiava in due chiese: la Santissima Trinità e San Giovanni, tra loro in competizione. Ognuna aveva proprie confraternite: quella di San Giovanni Battista, il cui complesso conta tutt’oggi l’oratorio dei Disciplinati e due realtà per la Santissima Trinità, la confraternita di Santa Maria del Suffragio e San Filippo Neri.

Sicchè si finì per dividere, in occasione delle festività pasquali, le stesse funzioni religiose con ogni chiesa ad assumere peculiarità proprie. A San Giovanni restarono le funzioni del Giovedì Santo. Alla Santissima Trinità quelle del Venerdì. Nondimeno, al di là della preparazione dei sepolcri in entrambe le chiese, da anni i cittadini del centro storico, per le funzioni del Giovedì Santo, vanno a San Giovanni per la lavanda dei piedi nell’oratorio.

c.s.