Venerdì 31 marzo ore 20.45 nella Sala consiliare "A. Rembado" del Comune di Pietra Ligure dibattito aperto con Marco G. Pellifroni sul tema economico “I 'nostri' soldi sono davvero nostri? La percezione di proprietà del denaro è via via svanita nei passaggi dal metallo, alla carta, al digitale”.
Durante la serata verranno discussi i passaggi di smaterializzazione del denaro, prima dal metallo alla carta e, più recentemente, dalla carta al digitale e l'evoluzione storica del processo di privatizzazione del denaro.
L'incontro è organizzato dalla Biblioteca Civica Comunale “Silvio Accame” di Pietra Ligure.
I soldi sono qualcosa che usiamo tutti i giorni ma su cui sappiamo poco o niente. Sulla loro nascita, vita e sparizione ci sarebbe da scrivere un romanzo giallo. Giallo, come l’oro.
Infatti, tutto cominciò con i banchi degli orafi, cui la gente affidava i propri ori affinché venissero custoditi in luoghi sicuri. Forse sicuri dai ladri, ma non dalle brame degli orafi stessi, quando si accorsero che le ricevute che rilasciavano ai loro depositanti venivano usati nei pagamenti alla pari delle monete d’oro o d’argento che giacevano nei loro forzieri. Fu questo il primo passaggio dal metallo prezioso alla carta, che dette origine nel tempo alle “note del banco”: banconote.
Si sa che l’appetito vien mangiando; e così gli orafi, gradualmente tramutatisi in banchieri, si dettero a rilasciare più banconote di quanto in realtà giaceva nelle loro casseforti. E cominciò a prender piede il meccanismo, più tardi detto di “riserva frazionaria”, secondo cui le banconote in circolazione erano (e sono) una modesta frazione dei preziosi che dovrebbero rappresentare. Se ne ebbero ripetute prove nei casi in cui, con un’economia alle corde, la fiducia nelle banche calò bruscamente e, presi dal panico, i loro clienti corsero agli sportelli (bank run) per accorgersi, ahinoi troppo tardi, del raggiro. Il caso più eclatante si verificò nel 1929, con l’avvio della Grande Depressione.
Il successivo salto fu il passaggio dalla moneta cartacea a quella elettronica. La sua natura immateriale ha ulteriormente favorito il “mistero”del reale valore del denaro, tanto più che questo sfuggiva sempre più dal perimetro pubblico per privatizzarsi e, quindi, opacizzarsi.
Il processo di privatizzazione del denaro, costituendo un paradossale tradimento della fiducia della gente, abbagliata da etichette che farebbero pensare ad enti di emissione pubblici (Banca d’Italia, Banca Centrale Europea), fu tenuto segreto finché, nel 2004, il vaso di Pandora inopinatamente si aprì e cominciarono a sorgere i primi movimenti antagonisti a questo stato di cose, definito “signoraggio”(ossia “aggio del signore”), a rappresentare l’eccedenza del valore di facciata di una moneta rispetto al suo valore intrinseco; che nelle banconote, e ancor più nella moneta digitale, è quasi nullo.
Questo Wikileak in anteprima era molto imbarazzante, perché metteva allo scoperto anche il contributo della politica al prepotente imporsi della finanza sull’economia, con il popolo chiamato a pagare per gli errori delle speculazioni borsistiche e immobiliari cui il denaro facile in quanto virtuale aveva dato la stura negli anni precedenti la nuova Depressione, iniziata nell’agosto 2007. Chi parlava di signoraggio veniva deriso come “complottista”; e di tutto si parlava –e si parla- sui media tranne che di questo argomento. Venerdì 31 marzo, invece, si cercherà di rompere questo muro di silenzio, considerata la sua valenza sull’economia di interi popoli.