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Eventi | 28 marzo 2017, 09:15

A Finale Ligure la presentazione di un docu-film dedicato all'alpinista Mario Fantin

Crowdfunding a favore della realizzazione del film sulla vita e i documentari del grande alpinista e cineasta

A Finale Ligure la presentazione di un docu-film dedicato all'alpinista Mario Fantin

Venerdì 31 marzo 2017 ore 21.00 presso il Teatro delle Udienze in Finalborgo (P.zza del Tribunale, 11) in collaborazione tra Sezione CAI Finale Ligure e Associazione Baba Jaga Finale Ligure saranno presentati il progetto e la campagna di crowdfunding a sostegno del film dedicato al bolognese Mario Fantin, il grande alpinista e cineasta dell'avventura.

Alla presentazione – a cui prenderà parte anche il regista Mauro Bartoli – seguirà la proiezione di The Conquest of K2 (2004), un documentario di Alessandro Varchetta che, in 49 minuti, celebra il cinquantesimo anniversario della prima scalata del K2 attraverso filmati della spedizione del ’54 uniti a nuove interviste a membri della spedizione tra cui Achille Compagnoni e Lino Lacedelli. La presentazione segue la serata di Giovedì 30 marzo presso la Sede CAI Ligure Genova. Mario Fantin fu un cineasta, fotografo e alpinista, che decise di raccontare ogni esperienza con tutti i mezzi che aveva a disposizione, dalla macchina fotografica alla cinepresa, alla scrittura. Tra le mille avventure intraprese in vita, salì come operatore quasi in vetta al K2 insieme alla mitica spedizione italiana del 1954 capitanata da Ardito Desio. Il documentario, prodotto da Apapaja e LabFilm in collaborazione con Cervelli in Azione, per la regia di Mauro Bartoli, intende approfondire ed esplorare il bisogno di Fantin di documentare e trasmettere la memoria delle imprese a cui partecipava.

E’ un film dunque sull’avventura e su come raccontarla. Dichiara il regista Mauro Bartoli: “Vogliamo raccontare la storia di Mario Fantin per valorizzare l’incredibile lavoro di un grande narratore dell’avventura, capace di realizzare decine di film, libri e migliaia di fotografie - - Mario Fantin ha dedicato la vita alla necessità di salvare la memoria delle esperienze vissute, e la memoria si salva cercando di raccontare ciò che si vive, per condividerlo. Mario Fantin è stato dimenticato, è tempo di raccontare la sua storia, di far conoscere il suo lavoro, di confrontarci con le sue ossessioni. Il film verrà realizzato, in parte, mediante l’utilizzo di brani dei film girati da Mario Fantin, allo scopo di valorizzare il lavoro di questo grande cineasta dell’avventura. I film sono conservati presso il Museo Nazionale della Montagna di Torino, e raccontano le esplorazioni realizzate negli anni ’50 e ’60 in luoghi e territori “lontani dal mondo civilizzato” come i ghiacciai della Groenlandia, le montagne sudamericane, i deserti africani, un mondo che negli anni è cambiato e che oggi esiste solo nelle immagini dei film e nelle migliaia di fotografie di Fantin. Oltre al repertorio, il racconto prevede gli interventi di alcuni grandi personaggi della storia della montagna (e non solo) che hanno conosciuto Fantin e che, in diversa misura, si occupano o si sono occupati di “raccontare l'avventura” delle alte quote. Il film si avvale anche dell’importante collaborazione con la famiglia Fantin, che consente di indagare ed esplorare il versante più personale della vita del cineoperatore delle vette, capace di realizzare negli anni ’70 il più importante archivio mondiale sulle spedizioni extra-europee, un lavoro immane che Mario Fantin ha fatto completamente da solo". L'intento quindi è di raccontare la storia di Mario Fantin per valorizzare l’incredibile lavoro di un grande narratore dell’avventura, capace di realizzare decine di film, libri e migliaia di fotografie.

Prosegue il regista: “Mario Fantin ha dedicato la vita alla necessità di salvare la memoria delle esperienze vissute, e la memoria si salva cercando di raccontare ciò che si vive, per condividerlo. Mario Fantin è stato dimenticato, è tempo di raccontare la sua storia, di far conoscere il suo lavoro, di confrontarci con le sue ossessioni”.

Il film sarà realizzato, in parte, mediante l’utilizzo di pezzi dei film girati da Mario Fantin, allo scopo di valorizzare il lavoro di questo grande cineasta. I film sono conservati presso il Museo Nazionale della Montagna di Torino, e raccontano le esplorazioni realizzate negli anni ’50 e ’60 in luoghi e territori “lontani dal mondo civilizzato” come i ghiacciai della Groenlandia, le montagne sudamericane, i deserti africani, un mondo che negli anni è cambiato e che oggi esiste solo nelle immagini dei film e nelle migliaia di fotografie di Fantin. Oltre al repertorio, il racconto prevede gli interventi di alcuni grandi personaggi della storia della montagna (e non solo) che hanno conosciuto Fantin e che, in diversa misura, si occupano o si sono occupati di “raccontare l'avventura” delle alte quote. Il film si avvale anche dell’importante collaborazione con la famiglia Fantin, che consente di indagare ed esplorare il versante più personale della vita del cineoperatore delle vette, capace di realizzare negli anni ’70 il più importante archivio mondiale sulle spedizioni extra-europee, un lavoro immane che Mario Fantin ha fatto completamente da solo.

Il film è stato riconosciuto d’interesse culturale con il contributo economico del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo – Direzione Generale per il Cinema; con il supporto del CAI – Club Alpino Italiano Sede centrale, CAI – Centro di Cinematografia e Cineteca, Gruppo regionale CAI Emilia-Romagna; con il sostegno del Museo Nazionale della Montagna Duca degli Abruzzi – CAI Torino, CAI Sezione di Bologna “Mario Fantin”, CAI Sezione di Imola; con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna e di Emilia Romagna Film Commission; con il patrocinio del Comune di Bologna e dell’Associazione Amici del FAI – Fondo Ambiente Italiano.

c.s.

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