La Caritas diocesana e la Fondazione ComunitàServizi si pronunciano sui tagli effettuati dal Comune di Savona. Proprio su questa tematica le due realtà impegnate nel sostegno ai più fragili e nella coesione sociale, promuovono per martedì 14 marzo alle Officine Solimano in piazza Rebagliati (Darsena) l’iniziativa “Gli invisibili” con alle 18 la visione dell’omonimo film con Richard Gere presso la sala del Nuovofilmstudio e alle 20 buffet presso la Raindogs house.
Scrivono i portavoce della Caritas e di ComunitàServizi: "L’Amministrazione del Comune di Savona giorni fa ha presentato il bilancio preventivo caratterizzato da importanti tagli alla spesa destinata al welfare. Come sappiamo dalla stampa locale i tagli scaturiscono da una situazione deficitaria ereditata dalla precedente giunta e non riguardano solo la spesa per il sociale, ma tutti i settori dell’organizzazione pubblica. Siamo consapevoli che l’Amministrazione si sia trovata a gestire un passaggio molto complesso, il rischio da scongiurare era infatti una situazione di dissesto finanziario con conseguente commissariamento dell’ente, tuttavia la ricetta applicata per mettere in sicurezza l’ente lascia più di un dubbio.
Non vogliamo apparire presuntuosi, di fatto conosciamo ben poco i complessi meccanismi dell’amministrazione pubblica e comprendiamo che un sacrificio fosse necessario, ma quello che appare dall’esterno è l’applicazione di un rigido criterio contabile che taglia indistintamente senza tenere conto del peso specifico delle singole ricadute: tagliare i lavori pubblici ha effetti ben diversi rispetto al ridimensionamento della spesa sociale.
Quello che ci sfugge, o non sappiamo cogliere, è: quale logica sostiene queste scelte? Quali sono le priorità dell’Amministrazione? quali le ricadute a medio e lungo termine dei tagli al welfare, ma soprattutto quali alternative si possono mettere in campo per rispondere ai bisogni complessi di questa comunità ed in particolare delle sue componenti più fragili?
Anche se mancano risorse, i bisogni restano e chi governa ha l’onore e l’onere di indicare una strada per trovare una risposta alle esigenze delle fasce più deboli della popolazione, perché in ballo c’è molto di più di un dissesto finanziario, c’è la coesione sociale di una comunità e la prospettiva di un intera città. Tagliare le risorse destinate al welfare, in mancanza di un progetto alternativo credibile, significa di fatto scegliere l’esclusione della parte più debole della comunità, rinunciare alla prospettiva di una città espressione di una società includente.
La nostra Fondazione, insieme alla Croce Rossa comitato locale di Savona, poco più di due anni fa, ha stipulato con il Comune di Savona un Patto di Sussidiarietà per il contrasto alla grave marginalità delle persone senza dimora e alla povertà delle famiglie. Il Patto è uno strumento amministrativo, un accordo tra pubblico e privato, fondato su quattro assi portanti: il riconoscimento di bisogni condivisi e prioritari, la co-progettazione degli interventi, l’organizzazione dei servizi e la condivisione delle risorse necessarie per rispondere adeguatamente ai bisogni individuati.
Attraverso il Patto di Sussidiarietà, il Comune rimborsa una parte dei costi necessari per il mantenimento di servizi essenziali per la dignità di molte persone: la Mensa di fraternità, le Accoglienze notturne di primo e secondo livello (maschili e femminili), l’Emporio, le attivazioni sociali, i contributi alle famiglie. Secondo quanto riferito dai quotidiani locali il Comune nel prossimo bilancio destinerà al finanziamento del patto solo 85.000 euro all’anno (circa 75.000 sono fondi che riceve dalla Regione per le politiche di contrasto alla povertà) contro gli attuali 288.000 euro (circa un quarto del budget che investiamo per garantire i servizi sopra elencati).
Il venir meno delle risorse ci preoccupa, comporta forti criticità al mantenimento dei servizi, ma la preoccupazione maggiore sta nella mancanza di prospettive che questo taglio porta con sé. Il Patto di Sussidiarietà non rappresenta un contributo sul quale la nostra realtà fa “utile”, ossia “ci guadagna”: esso rappresenta il 25% di ciò che serve per rendere sostenibili i nostri servizi. Il resto ce lo mettiamo noi da contributi di altri progetti, dall’8x1000, da offerte di privati, Fondazioni, imprese, parrocchie, associazioni. Non facciamo utile: dal punto di vista dell’impresa siamo sempre in perdita. Sia chiaro, la posta in gioco non è il mantenimento delle strutture delle organizzazioni del terzo settore, ma la tutela dei diritti di chi fatica a far sentire la propria voce perché declinato in questi termini il principio di sussidiarietà rischia di trasformarsi in una delega al ribasso: il taglio delle risorse l’anticamera del disimpegno dell’Amministrazione verso i temi dell’inclusione e del contrasto alla povertà. A tutela dei diritti e della dignità delle persone che quotidianamente incontriamo nei nostri servizi non possiamo accettare questa delega.
In questa fase di difficoltà chiediamo all’Amministrazione di aprirsi ad un confronto con la società civile per condividere le priorità e dire verso quale modello di società si vuole tendere, noi non faremo mancare il nostro contributo se la direzione sarà verso una città includente capace di dare voce e farsi carico delle persone più fragili. Quale ruolo avranno per il futuro della città di Savona: i giovani disagiati, i disabili, gli anziani in difficoltà, le famiglie sotto la soglia di povertà e le persone senza dimora? Questa è la domanda che vogliamo rivolgere all’Amministrazione".