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Attualità | 06 febbraio 2017, 11:30

"No ad ulteriori ridimensionamenti": c’è tempo fino al 10 febbraio per firmare la petizione in difesa dell'ospedale San Paolo

È possibile firmare la petizione, lanciata dall’associazione Cresc.i, dall’associazione savonese Amici della Cardiologia Onlus e dall’U.N.M.S, presso l'ufficio segreteria al secondo piano del palazzo comunale di Varazze

"No ad ulteriori ridimensionamenti": c’è tempo fino al 10 febbraio per firmare la petizione in difesa dell'ospedale San Paolo

Una petizione popolare a sostegno dell’ospedale San Paolo di Savona. C’è tempo fino al 10 febbraio per firmare la sottoscrizione lanciata dall’associazione Cresc.i, dall’associazione savonese Amici della Cardiologia Onlus e dall’U.N.M.S.

“Ancora una volta a Savona vogliono distruggere una istituzione: adesso tocca al San Paolo, ospedale del capoluogo ligure che ha il maggior bacino di utenza – si legge nel volantino lanciato dagli organizzatori - Secondo la nuova legge dovranno essere ridefiniti gli ospedali di tutta la Liguria con criteri basati sulla numerosità della popolazione. Perciò il San Paolo nel riassetto non può subire ulteriori ridimensionamenti, come è avvenuto negli ultimi anni nel silenzio generale”. 

Si firma la petizione per ottenere: Centro Ictus, Radiologia interventistica per la cura delle emergenze, un servizio di chirurgia vascolare per le urgenze/emergenze, il mantenimento delle specialità e la certezza di poter curare con l’emodinamica interventistica gli infartuati, contro le perdite di tempo e i rischi pe ri pazienti gravi che i trasferimenti ad altro ospedale comportano.

È possibile firmare la petizione presso l‘ufficio segreteria al secondo piano del palazzo comunale di Varazze fino al 10 febbraio. 

Intanto il prossimo 14 febbraio nella Sala Rossa del comune di Savona si terrà la Terza Commissione Consiliare per discutere sulle problematiche legate all'ospedale. 

Ad intervenire in difesa del San Paolo il gruppo “Noi per Savona”: “Le molte notizie e i ripetuti annunci sul futuro del sistema sanitario ligure inducono ad una riflessione sulle possibilità e sui rischi che le scelte della politica regionale lasciano intravedere. Come cittadini savonesi viviamo direttamente il progressivo impoverimento e svuotamento della principale istituzione sanitaria locale, l'ospedale S. Paolo, di cui sono evidenti le perdite in termini di servizi e attrezzature, a tutto danno non solo della città, ma dell'intero comprensorio. I cittadini savonesi rischiano sempre di più di non ricevere le stesse prestazioni che vengono e saranno erogate e garantite dalle altre strutture ospedaliere della regione. Pensiamo per esempio al centro ictus che a Savona, non esiste. Savona sarebbe l'unico centro in Liguria a non averlo. Le rassicurazioni dell'assessore regionale Sonia Viale in merito non corrispondono purtroppo alla realtà. Sollecitiamo tutte le forze politiche e culturali a rompere l'assordante silenzio sull'argomento e a intervenire per contrastare il degrado. Noi sosteniamo la necessità di un servizio sanitario pubblico efficiente e di alta qualità, capace di rispondere a tutte le esigenze e i bisogni dei cittadini. La decisione della regione di cedere una quota non trascurabile della sanità a privati per noi non dovrà mai coincidere con lo smantellamento di parti significative del sistema pubblico. Il gruppo Noi per Savona intende seguire con grande attenzione lo sviluppo di questi temi, impegnandosi a sostenerne la discussione pubblica in ogni possibile occasione che consenta ai cittadini di sapere e decidere. Privatizzazione non significa necessariamente risparmio, e nemmeno eccellenza. Spesso la gestione privata di servizi pubblici, strade, ospedali o altro, non riesce ad offrire il miglior servizio, ma si limita a cercare e garantire il profitto”.

Debora Geido

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