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Al Direttore | 16 gennaio 2017, 08:15

I lingotti della Banca d'Italia di Savona

24 aprile 1945 in tarda serata, un camion della divisione San Marco, si presenta all'ingresso posteriore della Banca d'Italia di Via Astengo

I lingotti della Banca d'Italia di Savona

 

24 aprile 1945 in tarda serata, un camion della divisione San Marco, si presenta all'ingresso posteriore della Banca d'Italia di Via Astengo, nella cabina di guida ci stanno due marò armati, quello accanto al guidatore, scende e suona il campanello al civico 22 rosso, mentre il mezzo con il motore acceso staziona in attesa che qualcuno apra il pesante cancello.

Dopo pochissimi minuti il pesante cancello grigio, viene aperto e il camion con il cassone telonato, un Lancia 2 Ro, con i colori militari, entra rapidamente all'interno del cortile. Non si sa cosa accade realmente nello spiazzo, lo si può solo immaginare.

Il giorno successivo, il 25 aprile 1945 con il collasso della Repubblica Sociale, le brigate partigiane sarebbero entrate in città , si presume che i due San Marco abbiano ricevuto l'incarico di prelevare una o forse due cassette contenenti lingotti d'oro di piccola pezzatura e di portarli al comando della divisione ad Altare per iniziare la grande fuga verso la Valtellina.

Quindi su quel mezzo pesante, con assi rinforzati, furono caricate due cassette con i lingotti. Senza scorta, il camion esce dal cortile e percorre le strade deserte sino a imboccare la strada provinciale in direzione Altare sede del comando divisionale.

Quello che accade dopo è solo opinabile e frutto sicuramente di fantasia: a pochi chilometri da Savona, il camion si arresta, in prossimità di un piccolo ponte in muratura, che attraversa l'affluente del Letimbro, a sinistra della provinciale del Cadibona, a destra passa la linea ferrata con due gallerie che un tempo erano presidiate da due postazioni con nidi di mitragliatrici e che vista la situazione non ci sono più, i militari che le presidiavano o sono stati ritirati o sono scappati.

I due marò, sono a conoscenza del fatto, quindi soli e senza testimoni, scaricano le due cassette e attraversando il ponte, raggiungono la riva opposta , entrano nel fitto del bosco e si presume che le sotterrino.

Fatto ciò risalgono sul camion e ripartono in direzione di Altare. Qualcuno afferma che i due militari spariscano e le versioni sono decisamente diverse: cadono in una imboscata lungo la strada fatta dai partigiani che cercavano proprio le cassette, oppure arrivati ad Altare sono fucilati dai loro stessi camerati che li accusano di aver trafugato l'oro della Repubblica, oppure ancora, fanno perdere le loro tracce gettando l'uniforme alle ortiche aspettando il momento propizio per riprendersi il tesoro nascosto.

Nel frattempo il piccolo ponte sotto l'urto delle piene che avvengono nel tempo, crolla e ne rimangono solo le spallette sulle sponde opposte, visibili a tutt'oggi, dalla strada.

Passano i mesi del 1945, tra vendette, ruberie, stupri, esecuzioni sommarie, omicidi politici, atrocità compiute dai nuovi vincitori e dei due fanti di marina e dell'oro di Savona, nessuno parla ma la leggenda continua e la fantasia prosegue il suo lavoro instancabile.

Poi accade un fatto strano, negli anni cinquanta, un gruppo di persone con attrezzi da scavo e una piccola escavatrice, apre un piccolo cantiere e inizia alcuni strani lavori di sbancamento, proprio nel punto in cui esisteva il piccolo ponte in muratura che ora non c'è più.

Qualcuno avvisa i Carabinieri che vanno a fare un controllo in loco, trovando una trentina di persone che in effetti stavano scavando lungo il corso del torrente e sotto la massicciata.

I lavori non risultano autorizzati e vengono bloccati ma la cosa curiosa è che , una volta identificati, gli operai risultano essere stati tutti ex partigiani o ex repubblichini. Cosa cercavano con tanto accanimento ? Non lo dicono ma lo si potrebbe immaginare.

Sono passati molti anni da quel 25 aprile 1945 e nessuno ha mai trovato i lingotti o se li ha trovati si è ben guardato dal dirlo. Quindi il mistero rimane e comunque è proprio vero che a volte l'oro riesce ad unire tipologie molto diverse di uomini tra di loro in un abbraccio fraterno che va al di là delle ideologie e della guerra.

Esiste un precedente analogo, accaduto all'oro della Banca d'Italia, sede centrale di Roma, l'8 settembre del 1943, i cari alleati Tedeschi portano via da Roma un bel mucchio d'oro, 120 tonnellate, a mezzo treno blindato e scortato, prima a Milano e dopo a Fortezza , Alto Adige, pronto ad essere inviato a Berlino. Si sparge in diversi rivoli, quasi tutti recuperati dagli Alleati negli anni successivi e restituito al Governo Italiano.

La cosa strana è questa, nella prima fase, il tragitto tra l'Istituto Centrale Italiano e il treno Tedesco, una tonnellata d'oro scomparve, oppure chi doveva consegnarlo se lo tenne, e gli stessi Tedeschi non protestarono per questa differenza, forse erano un pochino distratti, strano per tipi precisi e puntuali come loro.

Ecco da chi impararono i due poveri marò della San Marco, ma questo è solo un esercizio di fantasia

                                                                                      Roberto Nicolick

 

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