Attualità - 25 novembre 2016, 11:36

Maltempo e disastri: la cura? Secondo "salvailsuolo" c'è

La conta dei danni nel savonese è iniziata, ma esiste una prevenzione contro i disastri idrogeologici? Secondo "salvailsuolo" la cura c'è.

Sembra quasi l'epilogo di una tragedia annunciata e ora nella nostra provincia si contano purtroppo i danni. Solo pochi mesi fa alcune fondazioni e istituzioni di rilievo internazionale avevano stretto un accordo i cui motivi sono stati riassunti in un manifesto illustrato a Torino lo scorso 12 agosto.

"Il manifesto 12 agosto 2016", riguardava il salvasuolo, ed è stato sottoscritto, fra gli altri, dalla Fondazione Cariplo nonché dal Fai, dalle Acli, Legambiente, Coldiretti, Fast Food, Istituto Italiano di Urbanistica che, come altri, vorrebbe arrestare le eccessive colate di cemento le quali tormentano non solo le pianure europee (padana in primo luogo), ma anche le coste del nostro paese e sopratutto quelle della nostra provincia. Se il 12 agosto del prossimo anno al Parlamento Europeo di Strasburgo sarà presentato un milione di firme proveniente da 26 paesi aderenti alla Ue, sarà raggiunto un obbiettivo inedito.

Il manifesto conteneva questo semplice ma concreto messaggio: "Senza un suolo sano e vivo non c'è futuro per l'uomo. Oggi il suolo è violentato, soffocato, contaminato, sfruttato, avvelenato, maltrattato, consumato. Un suolo sano e vivo ci protegge dai disastri ambientali, dai cambiamenti climatici, dalle emergenze alimentari. Tutelare il suolo è il primo modo di proteggere uomini, piante, animali".

I disastri idrogeologici a cui ormai ci stiamo abituando non sono una fatalità: sono la normalità con cui dovremo imparare a convivere. Con i cambiamenti climatici non esistono più zone "meno pericolose"e il savonese appare ormai da tempo sulla "Mappa" della classificazione del rischio idrogeologico. Il che significa che nessuno è al sicuro, in nessun luogo, pertanto è arrivato il momento di investire in prevenzione.

Si è generata in questi anni, quasi una consapevolezza nell'opinione pubblica, che le alluvioni e le frane non rappresentino più un rischio, un’eventualità, ma una certezza. Un'evidenza statistica crescente comincia a diffondersi, infatti ogni anno c'è sempre l'incognita del luogo che verrà colpito, ma il danno comunque è l'unica cosa tangibile e arriva sempre.

Eppure gli interventi non sono per niente coerenti, infatti il governo spende circa 3 miliardi di euro all’anno per curare i guasti prodotti dal dissesto idrogeologico e dai terremoti, e ne dedica solo poche centinaia di milioni per la prevenzione. La sicurezza è da sempre stata una priorità proclamata ad alta voce, però non è mai stata praticata concretamente. Questa volta è toccato al Savonese ed al Cuneese subire il danno dovuto al ritardo nella prevenzione e purtroppo a caro prezzo, infatti in queste ore si stanno contando i danni.

Annualmente viene minacciata una zona ad alta criticità idrogeologica, che a turno colpisce le varie regioni. Ma questi eventi non sono più un mistero e fanno parte di un cambiamento climatico che ha cambiato il regime delle piogge rendendo più frequenti quelle di estrema intensità. L’impermeabilizzazione progressiva del territorio attuata con cementificazioni irresponsabili, ha ridotto notevolmente la capacità di assorbire l’acqua.

Oggi si continuano a coprire di cemento e asfalto quasi 4 metri quadrati al secondo. La cura preventiva di questi disastri potrebbe essere veramente efficace e la sua attuazione è stata raccolta in un lettera inviata nei giorni scorsi dalla coalizione salvailsuolo (Acli, Coldiretti, Fai, Inu, Legambiente, Lipu, Slow Food, Wwf) al presidente del Consiglio e ai presidenti delle Regioni e si può così riassumere: "Al nostro territorio martoriato impunemente, servirebbe solo una grande stagione di investimenti, pubblici e privati, per la sicurezza del territorio per delocalizzare gli insediamenti nelle aree a rischio, per promuovere la gestione agroforestale dei versanti e ripristinare le aree in cui i fiumi in piena possono espandersi senza far danni. Ma soprattutto introdurre regole drastiche e chiare per impedire l’ulteriore crescita del consumo di suolo e per contrastare l'abbandono delle aree rurali".  

In questo modo si creerebbero anche nuovi posti di lavoro nella manutenzione del territorio, abbassando il tasso di disoccupazione. Il problema è così vicino ad essere risolto, però servirebbe una volontà più responsabile da parte delle Istituzioni e soprattutto un dirottamento delle risorse economiche disponibili verso una prevenzione che venga ricordata anche in giornate di sereno.

Maurizio Losorgio