/ Attualità

Attualità | 02 novembre 2016, 10:44

Ad Andora si parla di "Morte dignitosa"

Oggi la legge italiana impone ancora gravi limiti al "testamento biologico". Ne parliamo con Emilio Coveri, presidente di Exit-Italia

Ad Andora si parla di "Morte dignitosa"

Andora: Oggi si celebra la Giornata Mondiale del Diritto ad una Morte Dignitosa. ‘La buona morte’ è un diritto per chi soffre e un dovere per le Istituzioni? Lo abbiamo chiesto al Dr. Emilio Coveri, Presidente e Fondatore di Exit- Italia.

La parola 'eutanasia' deriva dal greco antico e significa 'buona morte', 'dolce morte' (eu = 'buona' e thanatos = 'morte'). Essa è comunemente intesa come l’azione volta a liberare da dolori intollerabili il morente provocandone la morte. Questo tema ha da sempre attirato l’attenzione dell’opinione pubblica e creato pareri discordanti. Nell'antica Grecia il suicidio riscuoteva un’alta considerazione, infatti, si supponeva che ognuno fosse libero di disporre come meglio credesse della propria vita. Nel mondo classico l’assistenza al suicidio era permessa, però con l’avvento al potere del cristianesimo, fu bandita. Infatti, secondo la Chiesa cattolica la vita rappresenta un dono di Dio e solo lui può disporne ed il Vaticano considera l'eutanasia un vero e proprio omicidio.

Cosa rappresenta la Giornata Mondiale del Diritto ad una Morte Dignitosa?

"La celebrazione di questa giornata vuole ribadire la ferma intenzione di avere legalizzate le nostre volontà attraverso il nostro "Testamento Biologico" che nessuno deve questionare e soprattutto tutti devono rispettare perchè sono disposizioni di volontà di una persona libera, facente parte di un Ordinamento Democratico Costituzionale garante del Diritto e l'Eutanasia è un diritto, un diritto di libera scelta. L'Eutanasia è decidere per se stessi e non può essere una concessione di uno Stato e tanto meno della Chiesa!"

Ci può spiegare come è nata questa associazione?

"EXIT-Italia è nata a Torino il 7 Settembre 1996 e lo scopo iniziale del Centro di Studi e Documentazione sull'Eutanasia fu quello di promuovere un dibattito tra gli italiani sul tema dell'Eutanasia: un diritto di libera scelta che rientrava e rientra nelle libertà personali di ciascun individuo e che deve essere riconosciuto legalmente. L'anno seguente ci fu una prima importante rilevanza sugli organi d'informazione, che misero in grande rilievo: 'il Testamento Biologico'. Questo testamento, ossia la Carta di Autodeterminazione (Living-will, disposizioni di volontà), è l'atto formale con cui una persona, nelle piene facoltà fisiche e mentali, in un momento della sua vita, decide di sottoscrivere di fronte a testimoni e ad un fiduciario, le sue volontà riguardo alla fine della propria esistenza".

Cos'è per lei l'eutanasia?

"È innanzitutto, il decidere per se stessi una morte dignitosa, sottoscrivendo in un testamento biologico nelle piene facoltà fisiche e mentali, le nostre volontà riguardo ad una morte dignitosa. Ma soprattutto, rappresenta, la libertà di decidere per se stessi, di porre fine alle sofferenze causate da una patologia, invalidante, dolorosa e irreversibile."

Come vi ponete nei confronti dell'aspetto giuridico e della Chiesa?

"Noi rispettiamo tutti e chiediamo a nostra volta di essere rispettati per il nostro pensiero e soprattutto per essere liberi di scegliere. Per l'aspetto giuridico non chiediamo di sospendere gli art. 579 e 580 del codice penale, riguardanti l'omicidio consenziente e l'istigazione o aiuto al suicidio, ma chiediamo solo che chi accompagna una persona cara a morire, in un paese estero, dove sia lecita l'eutanasia, come ad esempio la Svizzera, di non essere poi condannato e perseguibile legalmente. Invece alla Chiesa chiediamo di rispettare i nostri intenti come noi rispettiamo la libertà di fede."

Quali sono i vostri obiettivi?

"I nostri obiettivi si prefiggono di rendere l'eutanasia un diritto di libera scelta di un individuo facente parte di un ordinamento democratico costituzionale. La Politica italiana non dà ascolto alle "suppliche" dei nostri malati gravi che pur di liberarsi della sofferenza che li attanaglia, sono costretti ad andare in Svizzera e attivare la pratica di suicidio assistito o Morte Volontaria Medicalmente Assistita che è consentita in quella nazione. Morire con dignità e soprattutto senza inutili ed atroci sofferenze: sì, ma questo nostro Paese ci obbliga ad andare a morire "IN ESILIO"! Lontano dai nostri affetti più cari, lontano da casa nostra! Più volte, EXIT-Italia ha sollecitato alla politica una regolamentazione sul fine vita che consenta ad una persona che lo ha richiesto, di morire anticipatamente ma senza terapie inutili, invasive che non migliorano il quadro clinico del paziente ... senza però alcuna risposta. Allora noi siamo andati in Svizzera e abbiamo creato la nostra EXIT SVIZZERA ITALIANA."

L'incontro con il Dr. Coveri ci ha fatto ragionare su molteplici aspetti della nostra vita. C'è sempre qualcosa o qualcuno che decide per noi e addirittura sceglie per noi la morte provocando incidenti o come è accaduto nell'ultimo attentato del 14 luglio a Nizza, provoca la morte di 84 persone inermi. Pertanto, come quando al termine di un film o di un libro, la parola fine ci trasmette quasi sempre un profondo senso di tristezza, ci piacerebbe poter riscrivere il finale per rendere il distacco meno amaro, così l'eutanasia per chi soffre enormemente, potrebbe offrire l'opportunità di riscrivere un finale più degno.

Maurizio Losorgio

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A LUGLIO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare" su Spreaker.
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore|Premium