“In seguito a determina dirigenziale, il Museo Archeologico di Savona chiuderà i battenti a partire dal 1 novembre 2016 dopo un servizio (gestione) ininterrotto di 26 anni a cura dell'Istituto Internazionale di Studi Liguri”. Così su legge sul profilo Facebook del Museo Archeologico di Savona. Una chiusura improvvisa che ha sorpreso l’IISL: infatti risale solo al 26 ottobre la comunicazione del Comune all’istituto per la chiusura del museo il primo novembre.
Un atto che porterà l’amministrazione comunale a risparmiare 52 mila euro: la determina prevede la “Revoca in autotutela della procedura di gara per l’affidamento in concessione del servizio di gestione del Civico Museo Archeologico e della Città di Savona per il periodo di anni due rinnovabile per un biennio”. Nella determina si legge: "La giunta, prendendo atto della situazione dei musei civici alla luce degli obblighi imposti dalla procedura di riequilibrio finanziario, ha rilevato che nell’attuale congiuntura non possono essere garantiti sul bilancio pluriennale gli stanziamenti previsti per la gestione del Museo Archeologico e ha dato mandato agli uffici competenti di revocare gli atti di gara per le circostanze sopravvenute, non prevedibili al momento dell’indizione della gara”.
Si erano appena tranquillizzate le acque dopo la bufera che aveva portato l’Istituto di Studi Liguri a ricorrere al TAR per la decisione del Comune di Savona che aveva affidato la gestione alle Cooperative “Archeologia” e “A.R.C.A.”. Battaglia che aveva vinto con la sentenza del Tribunale Regionale che aveva decretato la gestione all’istituto (leggi qui).
Tristezza, rabbia, delusione ma non c’è rassegnazione da parte dei gestori: “Spero che il comune si ravveda – afferma Carlo Varaldo dell'Istituto Internazionale di Studi Liguri – Il Comune non ha firmato una nuova convenzione per la gestione del museo, non ha voluto. L’atto di chiudere un museo è gravissimo, per la città, la collettività, l’identità storica. Spero che l’amministrazione si renda conto di cosa voglia dire. E tutto per quale risparmio? Il Museo Archeologico costa al Comune 52mila euro l’anno (con un introito di 14.500 euro annui), mentre Pinacoteca e Museo della Ceramica costano insieme dieci volte tanto con un irrisorio introito di circa 17 mila euro annui. Ma di cosa stiamo parlando? E’ incredibile, con questo atto verranno distrutti anni di lavoro, verranno interrotti convenzioni con l’università, le scuole e la possibilità di fare un’importante attività di laboratorio e di ricerca”.
“Inoltre non è tollerabile un preavviso così ravvicinato – afferma Varaldo – La chiusura ci è stata comunicata il 26 ottobre ed è stato un duro colpo non solo per l’Istituto ma soprattutto per le tre dipendenti part-time che ora si trovano disoccupate”.
Dopo il duro confronto che c’è stato venerdì tra il sindaco di Savona e l’Istituto di Studi Liguri, ora Carlo Varaldo aspetta un passo indietro da parte dell’amministrazione. Inoltre sembra trasparire dall’amministrazione la possibilità di aprire il museo al pubblico solamente un giorno a settimana, il martedì: “Non avrebbe senso e non renderebbe onore a un museo archeologico – afferma Varaldo – Non sarebbero così garantite le attività di didattica, inoltre non verrebbe data la possibilità ai turisti di visitarlo, dato che i crocieristi arrivano nel fine settimana. Aspettiamo un nuovo incontro da parte dell’amministrazione comunale che spero abbia un ripensamento”.
I messaggi di vicinanza rivolti all’istituto per la chiusura del Museo sono stati molteplici, come quello dello scultore savonese Sandro Lorenzini che ha scritto sul profilo Facebook: “Su richiesta di molti, pubblico come post il commento che ho scritto questa mattina, alla notizia che il Museo Archeologico della città viene chiuso per difficoltà di bilancio. Se vi riconoscete in quello che dico, vi prego, fate girare. Quello che ci viene tolto è assolutamente roba nostra. Roba sacra. Chiudere un museo è come sotterrare nuovamente il suo contenuto, è come bruciare le fotografie di papà e mamma e dei nonni e negare di aver avuto degli avi, è come dire che l'albero è solo quello che c'è dal terreno in su, è come cancellare il proprio cognome, è come darsi una botta in testa per perdere la memoria, è come sostenere che siamo tutti nati oggi così come siamo adesso e che non siamo mai stati bambini, è come bruciare tutti i libri, è come andare in giro con una carta d'identità in bianco, è come se tutta la fatica, l'amore, la speranza dell'umanità prima di oggi non siano mai esistiti. Un grazie di cuore a chi ha creato i presupposti perché tutto ciò avvenisse e a chi oggi lo mette diligentemente in atto. La bella notizia è che si risparmieranno ben centosettanta euro al giorno! Come un bicchiere d'acqua nell'oceano di un deficit sciagurato”.