Per quanto si possa cercare di vedere una via d’uscita in qualche modo, la situazione attuale di Piaggio Aerospace appare tragica. Da una parte abbiamo la vita di 955 dipendenti villanovesi e 310 genovesi appesa a un filo, dall’altra abbiamo la totalità delle azioni in mano al fondo monetario di una nazione estera: l’acquisizione del fatidico 100% da parte di Mubadala è avvenuta il 14 settembre del 2015 presso uno studio notarile di Milano, rilevando le quote di Piero Ferrari. Mubadala nel 2013 aveva il 41% e in soli due anni ha più che raddoppiato questa percentuale, impossessandosi dell’azienda.
Le punte d’eccellenza del marchio ligure sono sempre state i servizi legati ai motori e al MRO (Maintenance, Repair, Overhaul, cioè gli interventi di manutenzione, riparazione, ricondizionamento degli aerei già in servizio). Ma è palese che tutto ciò all’azionista degli Emirati Arabi non interessa: esso punta in modo esclusivo a un’azienda totalmente devota al mercato militare, lanciando in prima istanza il drone (il termine tecnico è APR, Aeromobile a Pilotaggio Remoto) P-1HH “Hammerhead” e, solo secondariamente, il P.180 MPA (Maritime Patrol Aircraft), variante da pattugliamento marittimo del già noto P.180 Avanti.
Così come negli Emirati non interessa il fatto che l’Avanti sia, sul mercato civile, un aereo per l’aviazione d’affari capace delle prestazioni migliori della sua categoria in termini di velocità, consumi, silenziosità e comfort, e che con la nuova versione Avanti EVO questi dati siano stati ulteriormente migliorati.
Certo, l’impegno di Al Saif Group di promuovere in modo intensivo il P-180 Avanti EVO sul mercato civile di una regione mediorientale molto vasta è interpretabile in modo molto positivo, ma soltanto il tempo ci dirà a quali risultati porterà. Mubadala sta mettendo in atto un’operazione di puro cannibalismo, nella quale mastica e assimila tecnologie belliche all’avanguardia (messe a disposizione di Piaggio Aerospace anche dalla Divisione Elettronica di Leonardo-Finmeccanica) e “sputa” tutto ciò che riguarda l’aviazione d’affari e i servizi accessori per il settore civile. E tutto avviene, fondamentalmente, col benestare del governo, che non sta facendo alcuna leva per frenare questa corsa.
Dichiara Andrea Mandraccia (Segretario Fiom-CGIL di Savona): “Senza la manutenzione dei motori e gli altri servizi siamo un’azienda monca. E purtroppo, se sarà approvato il piano industriale del 28 luglio, andremo in questa direzione. Possiamo solo sperare che questo esemplare di Avanti EVO consegnato oggi sia soltanto il primo di una lunga serie, ma è impossibile azzardare delle previsioni. Nel 2010 il rateo di produzione delle nostre linee di assemblaggio era stato di 40 aerei, oggi siamo purtroppo ben lontani da quei valori”.