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Politica | 27 settembre 2016, 10:54

Piaggio tra strutture abbandonate a Finale e posti di lavoro persi a Villanova

Il consiglio comunale finalese si infiamma: "Nel 2008 avevamo accettato di rinunciare alle attività insediative in favore di una crescita che di fatto non c’è stata"

Piaggio tra strutture abbandonate a Finale e posti di lavoro persi a Villanova

Il caso-Piaggio torna a essere prepotentemente protagonista dell’ultimo consiglio comunale di Finale Ligure, e non soltanto per il serio problema dei 132 esuberi, ai quali sia il “palazzo”, sia la popolazione esprimono tutta la loro solidarietà, ma in questo momento anche per il futuro delle aree che ospitavano l’azienda: nel 2008 il Comune di Finale aveva accettato di rinunciare a un patrimonio così importante per il bene dei suoi concittadini, sapendo che tanti finalesi avrebbero conservato il loro posto e che lo spostamento a Villanova avrebbe portato nuove prospettive di crescita.

Ma a un patto: la dirigenza dell’azienda allora si era impegnata a dare certe garanzie di aumento dell’attività. Oggi tutto questo non si sta verificando e Finale si ritrova ad avere un ecomostro in riva al mare e tanti suoi abitanti a casa senza lavoro (o col rischio di ritrovarcisi). Un danno e una beffa che potrebbero avere seri risvolti sul piano giuridico.

Il Consigliere Giovanni Ferrari Barusso, di “Finale Sempre” spiega: “Il principio è che il trasferimento delle aree aveva diviso la città ma aveva una posizione forte sul piano dell’incremento dei posti di lavoro. Ogni giorno, invece, leggiamo continui progetti di ridimensionamento; un progetto che non possiamo condividere, nei numeri e nelle scelte. All’epoca si era lavorato in modo inverso rispetto a quella che dovrebbe essere la normale pianificazione urbanistica di una città: si era anteposto il fabbisogno dell’industria alle esigenze del territorio, dai posti-auto alle scuole. Oggi, di fronte a questa situazione, chiedo che l’operazione industriale e quella urbanistica siano scisse. Se è vero come è vero che Piaggio oggi non sta rispettando gli accordi raggiunti con l’ultimo piano industriale, perché noi continuiamo a inseguire quella trattativa? È ora di creare un ‘momento-zero’, ripartire dall’inizio, riappropriarsi degli strumenti che può avere in mano un consiglio comunale e riprendere il controllo della parte urbanistica. Quello che deve fare il consiglio è una scelta: non rincorrere più numeri e scelte che non hanno più un senso e avviare una nuova scheda di progettazione in base alle reali richieste”.

Il sindaco Ugo Frascherelli esprime la sua approvazione: “Riconosco alla minoranza un atteggiamento responsabile su questo tema e lo condivido appieno. Ma tengo a precisare, ed è incontrovertibile, che il Comune la sua parte l’ha fatta e i suoi piani li ha rispettati. Ora si tratterà di vedere nelle sedi appropriate chi è inadempiente. E i tempi saranno certamente lunghi”.

Ma al sindaco preme anche un altro problema: “I costi di bonifica di un’area insediativa dove sono stati condotti certi tipi di processi industriali per oltre cent’anni saranno certamente elevati. E oltre a quelli ci saranno altri elementi di cui tenere conto, dalla messa in sicurezza dell’alveo del fiume allo spostamento del ponte ferroviario. Tutti fattori decisamente dispendiosi”.

Simona Simonetti, del gruppo “Per Finale”, però, sottolinea come queste tematiche fossero già state portate dalla sua lista in ordine del giorno nel 2013 e nel 2014 e in entrambi i casi i punti furono bocciati. “All’inizio ci era stato detto che l’azienda si doveva spostare a Villanova perché Finale non offriva gli spazi necessari a gestire le troppe commesse che arrivavano, al punto di essere costretti a delocalizzare e subappaltare. Eppure nel 2007 il numero totale di dipendenti tra Sestri e Finale era di 1427, nel 2014 erano già diventati 994 e ora, perdendone altri 132, si va verso un dimezzamento della forza-lavoro.

E per quanto riguarda le cubature, Simonetti sottolinea: “Non dobbiamo permettere le speculazioni edilizie per una questione etica: oggi quelle aree sono state cedute con un indice di edificazione che non sarebbe permesso a nessuno in quella zona”.

Sulla stessa linea di pensiero anche Davide Badano, del Movimento 5 Stelle: “Ci sono aspetti che non mi sono chiari. Come si può annunciare un programma di crescita e poi dichiarare dal giorno alla notte 132 esuberi? Un’altra cosa che vorrei sapere è: a quanto ammonta il debito di Piaggio verso i fornitori? Ricordiamoci che si è parlato di sospensione della mobilità, non cancellazione. Quindi è un problema congelato, ma non risolto.

Villanova nasceva su una promessa di occupazione e sviluppo. Sedersi a un tavolo e pensare solo al cemento sulla pelle dei lavoratori è inaccettabile. Quello che vorrei sentir dire stasera è: non possiamo parlare di palazzi sulle spalle di tanta povera gente. Perché non lo sto sentendo?”

Infine Badano ripropone un’iniziativa di sensibilizzazione: “Avevamo già ipotizzato in altri consigli comunali di mettere uno striscione di solidarietà all’azienda all’uscita del casello autostradale, per far conoscere i problemi della Piaggio a chiunque arriva in città. L’idea non ha avuto seguito, ma si può riproporre”.

E sugli indici di edificazione Ferrari Barusso chiede: “Rivediamo tutta l’area, non facciamo favoritismi e trattiamo i proprietari come qualsiasi altro costruttore”.

Alberto Sgarlato

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