Attualità - 24 settembre 2016, 18:00

Pietra è Gastronomica tutto l’anno

Il successo dell’evento di settembre potrebbe rappresentare solo la prima tappa di tutta una serie di situazioni di valorizzazione del territorio e della qualità

Con oltre 30mila persone abbondantemente sfamate con prodotti di alta qualità, legati alla tradizione e al territorio, la Gastronomica è destinata a diventare una certezza nel futuro turistico di Pietra Ligure.

E, se pare quasi certo che per questioni di clima favorevole la data anche per il prossimo anno verrà conservata nel primo weekend di settembre, è altrettanto vero che c’è la volontà di fare in modo che a Pietra Ligure ci sia un po’ di Gastronomica tutto l’anno.

Monica Fresta, che insieme a Terry Pollero costituisce il “Premiato Studio Sorelle Bodoni” di Finalborgo, (nella foto, da sinistra, con Federico Santamaria e con l’assessore al turismo di Pietra Ligure, Daniele Rembado) ha svolto un ruolo fondamentale nell’organizzazione dell’evento ed è entusiasta dei risultati. Così affrontiamo insieme alcune considerazioni.

“Stiamo lavorando molto bene con l’amministrazione pietrese e con le associazioni di categoria presenti sul territorio, che hanno creduto in questa sfida. Per questo motivo avremo tutta una serie di incontri per programmare, nel corso dell’anno, percorsi tematici, eventi, serate a tema e tutto ciò che possa valorizzare la cucina del territorio e della tradizione”.

Quanto si è persa, la cultura del cibo, tra le giovani generazioni?

“Oggi i giovani sono bombardati da stimoli di tipo industriale, dalle merendine ai fast food. Ma per fortuna il palato sa ancora riconoscere quando entra a contatto con la qualità. Riguardando le foto scattate durante la Gastronomica abbiamo provato una vera emozione nel vedere come la maggior parte dei soggetti fossero bambini e ragazzi. E in quei giorni, girando tra i tavoli, abbiamo visto con i nostri occhi tanti giovanissimi riscoprire con piacere sapori come i mitili di Portovenere, il coniglio alla ligure o la trippa. Vuol dire che interesse, curiosità, passione verso il buon cibo per fortuna non sono sepolti”.

E tra le persone un po’ più grandi, c’è invece ancora, in questi tempi vissuti così di corsa, la cultura della preparazione?

“La gente guardava con immenso stupore alla realizzazione di un piatto complesso come il cappon magro. Molti lo scoprivano in quel momento e non sapevano che cosa fosse. Altri lo ritenevano un piatto semplice e povero. E invece è fatto di decine di strati, che possono partire da una semplicissima galletta come quelle che una volta si portavano i pescatori sulle barche, e arrivare fino all’aragosta. Certi sapori che oggi spesso tendiamo ad abbinare all’idea di prezzi elevatissimi, come funghi e tartufi, un tempo erano le semplici risorse di chi sapeva andare per i campi e guardarsi intorno, e trovava sempre qualcosa per insaporire i propri piatti. Noi alla Gastronomica abbiamo distribuito dei vasetti di lievito madre: che gioia è, magari anche solo un giorno alla settimana, alla domenica, farsi il pane in casa? Bisogna riappropriarsi di questi piaceri: un momento conviviale, con una grande tavolata magari organizzata con 12 ore di lavoro in cucina, il profumo del sugo cotto a fuoco lento, riscoprire i sapori delle erbe spontanee trovate nei campi, prendersi cura del lievito madre e rigenerarlo costantemente… Sono cose che si possono fare. Noi dello Studio Bodoni lavoriamo, eppure lo facciamo”.

Alberto Sgarlato