Venerdi 9 Settembre in Piazza San Giovanni ai piedi della Basilica di Finalmarina ore 21,15, Chiara Pasetti Presenta Mademoiselle Camille Claudel E Moi - Nino Aragno Editore, Conduce Giulia Marchinaletture a Cura Di Lisa Galantini.
Dedicato alla grande scultrice francese Camille Claudel (1864-1943), questo libro presenta dei testi inediti dell’Ottocento per la prima volta in traduzione italiana e il testo teatrale MOI, monologo dedicato a ispirato alla vita di Camille, che debutta il 30 settembre presso l’ex ospedale psichiatrico di Quarto (Genova) alle ore 21 e il 6 ottobre sarà al teatro Garage di Genova sempre alle ore 21. La regia è di Alberto Giusta, nel ruolo di Camille Claudel Lisa Galantini, che interviene durante la presentazione con la lettura di brani e lettere di Camille.
Lo spettacolo è realizzato dall’Associazione culturale “Le Rêve et la vie” con il sostegno della Fondazione Luzzati-Teatro della Tosse di Genova. Camille Claudel (1864-1943), scultrice francese. Iniziò a scolpire da ragazzina. Frequentò i corsi di scultura all’Accademia Colarossi di Parigi e lì conobbe Auguste Rodin, che le chiese di entrare nel suo atelier come modella e sbozzatrice.
Le sue prime opere degli anni Ottanta-Novanta dell’Ottocento le valsero articoli estremamente positivi da parte dei principali critici d’arte. La sua poetica «interiore» e i suoi corpi nudi, in alcuni casi segnati dall’invecchiamento, vennero giudicati scandalosi, insieme alla sua personalità e al suo stile di vita eccentrici, fuori dal coro, troppo “maschili” per i tempi. Le critiche da parte della famiglia e le difficoltà di riuscire a vivere esclusivamente della propria arte la spinsero lentamente verso un’esistenza sempre più solitaria, aggravata da un forte stato depressivo.
Nel 1913 la madre e il fratello Paul decisero il suo ricovero in un asilo psichiatrico nei pressi di Parigi, con la diagnosi di «deliri di persecuzione» e «schizofrenia». Trasferita l’anno successivo in una clinica per «alienati mentali» vicino ad Avignone, Camille Claudel non vi uscirà più fino alla morte, avvenuta nel 1943. Attraverso i testi, alcuni per la prima volta in traduzione italiana, di chi la conobbe e scrisse sulla sua vita e sulla sua arte, si ripercorrono qui le tappe principali del suo appassionante e sofferto Chemin de la vie (dal titolo di una delle sue opere più celebri) dalla creazione all’esilio, dal sogno all’incubo. Sabato 10 Settembre in Piazzale Buraggi sul lungomare di Finalmarina ore 21,15 Carlo Vulpio Presenta: L'italia Nascosta Skira Editore.
Conduce Caterina Malavenda Un viaggio in Italia, nella sua grande bellezza sconosciuta, attraverso luoghi che custodiscono un patrimonio culturale di grandissimo valore di cui non si sospetta nemmeno l'esistenza, nonostante sia sotto gli occhi di tutti. Città, villaggi, chiese, abbazie, affreschi, mosaici e tutte le opere d'arte "nascoste" nella grande provincia italiana che parlano di noi, della nostra storia e di ciò che siamo. Giornalista. Inviato del Corriere della Sera, ha seguito con grande attenzione le indagini diLuigi De Magistris e Clementina Forleo.
Nel 2008 ha pubblicato Roba Nostra (Il Saggiatore), «diario di un cronista coraggioso e documentazione su un sistema di malaffare attraverso cui si gestisce l’uso dei fondi pubblici» (Giovanni Russo), nel 2009 La città delle nuvole. Viaggio nel territorio più inquinato d’Europa (Edizioni Ambiente), un librodi «letteratura d’inchiesta» sull’Ilva di Taranto, nel 2012 Un nemico alla Rai (Marsilio), con Mauro Masi. Attualmente, scrive per le pagine culturali e per l’inserto domenicale La Lettura del Corriere della Sera.
Caterina Malavenda è avvocato esperto di diritto dell’informazione e della comunicazione. Tiene corsi per centri di formazione giornalistica, tra cui l'Ordine dei Giornalisti della Lombardia, per il Centro Formazione Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia e per l'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino. Autrice di saggi accademici, il suo ultimo lavoro è Le regole dei giornalisti (Il Mulino, 2012), scritto con Carlo Melzi d'Eril e Giulio Vigevani.