Il problema è di quelli da prendere sul serio, anche se si tende a derubricarlo o a ignorarlo. Il 13% dei ragazzi liguri è obeso. Significa che un domani, con un'alta probabilità, diventeranno adulti afflitti da patologie come il diabete, l'asma o le malattie cardiovascolari. Senza contare quella lunga via crucis di pregiudizi ed emarginazioni che lastrica il periodo della crescita, quando lo scherno degli altri può tradursi in sottostima e autoreclusione.
I dati di uno studio (Health Behaviour in School-aged Children, comportamenti collegati alla salute in ragazzi di età scolare) svolto in collaborazione con l'OMS sono eloquenti: soltanto 11 ragazzi su 100 in Liguria sono fisicamente attivi per almeno 60 minuti ogni giorno contro una media internazionale di 21 ragazzi su 100. Nel passaggio dagli 11 ai 15 anni l'attività fisica svolta si riduce ancora di più, e sono le ragazze (in tutte le fasce d'età) a praticarne di meno.
Ben venga la convenzione appena sottoscritta tra Coni e Regione Liguria per potenziare l'orientamento allo sport tra i bambini e vincere le abitudine sedentarie. Scuole di calcio, peraltro anch'esse inflazionate rispetto agli anni passati, o altri centri o palestre, è tra i più piccoli che l'avviamento ad una o più discipline sportive può capitalizzarne il futuro di salute.
Se favorire l'attività motoria tra bambini e adolescenti è un dovere, anche istituzionale, altrettanto importanti dovrebbero essere le campagne di informazione nutrizionale. Lo zucchero è uno dei nemici più insidiosi dall'età infantile in poi. Due cucchiaini di zucchero al giorno, ovvero 25 grammi, sino a otto anni sono la quantità consigliata e invece la media, in Italia, è di 87 grammi a bambino. Certamente si tratta di quello compreso nelle bevande e nei dolci, ma anche in piatti salati come gli hamburger o le patatine industriali. Il discorso sull'apporto calorico dovrebbe andare di pari passo a quello sportivo.