Nel dubbio, si censura. E' la politica di Facebook, che fatica a distinguere tra nudo artistico e oscenità. Il social onnivoro di Zuckerberg è pieno di persone che trasecolano dopo aver visto il proprio profilo o la propria pagina bloccati per 24 ore, giusto per aver postato una foto o un quadro che ritraggono nudità. Anche se tratta di opere creative, infrangono le regole, le linee guida, le impostazioni vereconde della community più larga del pianeta.
I sistemi informatici sono sempre più sofisticati nel riconoscimento dei dati di un'immagine, arrivando ad evidenziare anche i contorni anatomici. Ma non esiste (né esisterà, presumibilmente) un algoritmo capace di tracciare la demarcazione tra arte e pornografia. Per questo, per esempio, quando Facebook censurò una foto di Laure Albin Guillot inserita dal museo che ne curava una mostra a Parigi, già tre anni fa, una portavoce del colosso di Palo alto disse che "è difficile distinguere".
Il punto è che questa difficoltà a fare distinzioni dovrebbe essere competenza di studiosi d'arte, e non materia di informatici, estensori di policy o legulei pedanti. Non dovrebbe essere neppure argomento per amministratori locali o vigili urbani. Ecco perché il titolo, oggi, è "In Comune...". Una foto del concorso "Femminile singolare" dell'associazione Zerovolume, esposta in un negozio, ha urtato la sensibilità (più pruriginosa che culturale) di qualcuno, che è andato a lamentarsi dal sindaco. La foto effettivamente ritrae due corpi nudi. Agenti della municipale sarebbero andati nella boutique per invitare i titolari alla rimozione dell'immagine.
Sulla scorta di quale sostegno legale e culturale? Amministratori ed esecutori della municipale sono stati spinti probabilmente da quello che ritenevano buon senso, commisurato al concetto - ormai fumoso - del comune senso del pudore. Inutile cavillare sulla buona fede di chi vuole tutelare la cosiddetta pubblica decenza. C'è da dire, però, che qualcuno dovrà spiegarci prima o poi quali sono i perimetri espositivi del nudo integrale, così da non sfociare nell'oscenità gratuita. Altrimenti, si rischia di scambiare un gomito per una tetta, e censurare. Facebook lo ha fatto, una volta, proprio con una foto.