Savona - 22 giugno 2016, 17:00

Maturandi: quell'Eco senza bisogno di consacrazioni postume

E' proprio un'epifania tutta italiana quella che gli studenti di Maturità si sono trovati davanti alla prima prova. E' apparso un passo di Umberto Eco per la tipologia A, l’analisi del testo, che il Ministero ha voluto ficcare tra le tracce tanto per omaggiare un grande recentemente scomparso. Il Miur - quel carrozzone tragicomico che rappresenta l'istruzione - seleziona sì un passaggio pregnante (la letteratura come potere immateriale), ma costringe i ragazzi a riflettere sull'opera del semiologo che nei testi delle Superiori è relegato alle noterelle dell'ultime pagine, quelle che i professori neppure arrivano a sfiorare.  

Questa scelta suona quasi come una consacrazione postuma, artefatta e paracula, anche perché Eco proprio non ne avrebbe né avrebbe avuto bisogno. Peraltro, secondo quanto dicono gli eredi, Eco stesso ha chiesto per testamento ai familiari di non promuovere o autorizzare convegni su di lui per 10 anni.

Certo, il patrimonio dell'intellettuale scomparso è di tutti, ancor meglio se dei giovani, e una traccia d'esame non è un convegno barbuto. Ma è un'ironia brutta per lo scrittore, lo studioso e il docente finire su un foglio ad uso dei maturandi quattro mesi dopo la scomparsa. C'è un po' il vizio dell'italica istituzione che è pronta ad incensare post mortem. Poco elegante. 

Gli studenti che hanno scelto questo tema dovrebbero almeno essere giudicati in modo anti-accademico e anti-dogmatico, come del resto avrebbe fatto quel "diavolo di un prof" alessandrino: non hanno colpe se trascorrono anni nell'alveo arido di programmi vecchi, quando fuori dalle scuole la letteratura pulsa di straordinaria freschezza e nelle aule non ne arriva neanche un refolo. 

Felix Lammardo