Continuano le agonie di caprioli feriti, per mancato recupero da parte degli Ambiti Territoriali di Caccia in provincia di Savona.
A lamentare la penosa situazione sono i volontari della Protezione Animali savonese, già impegnati da soli e senza aiuti nel soccorso di centinaia di altri animali selvatici in difficoltà (uccelli e piccoli mammiferi) e a cui si rivolgono i cittadini dopo aver inutilmente richiesto l’intervento degli enti pubblici.
A Ranzi, sopra Pietra Ligure, un giovane capriolo è stato ferito mortalmente da alcuni cani e si è rifugiato in una cascina, i cui abitanti lo hanno ricoverato in un capanno ed hanno telefonato all’Ambito di caccia, che si è rifiutato di intervenire, adducendo i mancati finanziamenti della Regione Liguria; ad Altare un automobilista ha trovato ai margini della strada un capriolo adulto ferito gravemente alla testa ma non è riuscito a fare intervenire nessuno e l’animale è nel frattempo morto. Altro episodio ad Albisola Superiore in località Canabigi, dove si trovava un grosso maschio con una zampa rotta ma in grado di camminare; dopo un inutile giro di telefonate da parte del contadino che l’aveva visto nel suo campo, sono intervenuti i volontari dell’ENPA con il supporto telefonico di un veterinario specializzato in ungulati; l’animale è ora libero nel podere, dove il contadino gli fornirà cibo ed acqua finché potrà allontanarsi spontaneamente.
La vergognosa situazione è iniziata con l’approvazione da parte del consiglio regionale, l’ultimo giorno del 2015, di un comma che limita il compito di recuperare i selvatici feriti da parte degli Ambiti di caccia solo a caccia aperta; per incuria o superficialità si è quindi creato un vuoto legislativo che fa morire gli ungulati feriti, con conseguenze non trascurabili anche sulla pubblica incolumità; e sembra che qualcuna delle persone che hanno inutilmente chiesto l’intervento pubblico stia per segnalare i fatti alla Magistratura.