Fulvio Briano, Barbara Pasquali, Federico Berruti, Anna Giacobbe, Franco Vazio, Andrea Orlando e Roberta Pinotti. E’ questo l’elenco degli “invitati” all’incontro di mercoledì presso la sede nazionale del Partito Democratico di Roma. Se per ora è certa la presenza dei segretari locali, del sindaco di Savona e dei parlamentare nostrani, è in dubbio quella dei due ministri.
La lista dei nomi impone però una riflessione naturale, ma doverosa. Il laboratorio "Liguria", in questo caso Savona, è sotto l'occhio attento degli osservatori come microcosmo capace di anticipare scenari nazionali: l’invito a presenziare all’incontro rivolto a due politici liguri di caratura nazionale è una spia importante. Roma, dopo aver perso la Regione, sembra sempre più preoccupata di veder ammainare il vessillo rosso da Palazzo Sisto. E che la frattura interna del Partito sia così sotto gli occhi di tutti, tanto da intervenire nel pomeriggio di ieri con una lettera siglata da David Ermini e Lorenzo Guerini, che ha dettato l’indirizzo per la corsa a Palazzo Sisto.
Un documento di cui si è ampiamente parlato ieri sera nel corso dell’assemblea dell’unione comunale, chiamata a definire una bozza di regolamento per le Primarie. Secondo la prima stesura del documento le consultazioni erano rivolte agli iscritti del Pd e ponevano degli importanti paletti, come l’esclusione dalle urne dei 16enni e degli stranieri residenti a Savona.
Dettami che non sono piaciuti ai vertici nazionali, che hanno si confermato la volontà di fare le Primarie, ma di aprirle alla coalizione di centro sinistra. E di spostarle al 20 marzo, per dare modo ai candidati di presentare programmi e liste. Nuove regole non viste positivamente dalla frangia più ditulliana del partito, che aveva chiesto a gran voce le primarie e ora davanti a nuove regole sarebbe un po’ spiazzata.
Nota a margine: all’incontro di ieri non era stato invitato il segretario provinciale del Pd Fulvio Briano, che infatti non ha partecipato. Dopo la lettera di Ermini e Guerini qualcuno ha osservato che chi pensa di “fare i conti senza l’oste” ha sbagliato di grosso.