Attualità - 26 gennaio 2016, 11:22

Bando per il Museo Archeologico di Savona, scatta il ricorso al Tar: il consigliere Aschiero interpella il sindaco

Nel ricorso lo studio Acquarone di Genova dimostra che la Cooperativa Archeologia, che si è aggiudicata insieme ad Arca la gestione della struttura, non avrebbe potuto partecipare alla gara per violazioni della normativa in materia di sicurezza.

La vicenda legata alla gestione del bando e all’assegnazione del Museo Archeologico Museo Archeologico del Priamàr continua a far discutere: infatti è stato depositato dall’Istituto di studi Liguri un ricorso al Tar nel quale lo studio Acquarone di Genova dimostra che la Cooperativa Archeologia, che si è aggiudicata insieme ad Arca la gestione della struttura, non avrebbe potuto partecipare alla gara per violazioni della normativa in materia di sicurezza. La legale rappresentante di Archeologia infatti, era stata condannata per omicidio colposo e il codice degli appalti (dl163/2006), all’articolo 38, afferma che “sono esclusi dalla partecipazione alle procedure di gara coloro che hanno commesso gravi infrazioni debitamente accertate in materia di sicurezza”.

In merito a questa vicenda sempre più complicata, il consigliere Giampiero Aschiero (API-UDC) ha presentato una interpellanza“Considerato che il giorno 15 ottobre è stato impedita in sede di III Commissione consiliare l'audizione della Consulta per il Priamàr sugli indirizzi tecnico – politici del bando gara e che in data 5 novembre 2015 si è svolta l'apertura e lo spoglio delle offerte per la gara  per l'affidamento del servizio di gestione del Museo Civico Archeologico, chiedo spiegazioni al sindaco della gara”, afferma.

 

Di seguito il testo dell’interpellanza presentata dal consigliere Aschiero:

 

Come mai nel bando di Gara:

- manca una clausola per cui il concessionario sia tenuto a possedere i requisiti di qualificazione culturale e professionale, la conoscenza sul territorio e una professionalità adeguata; in particolare deve avere la scientificità evidente, che gli possa permettere di richiedere concessione di ricerche o scavi archeologici ai sensi del Dlgs 42/2004 e del DM 10/05/2001nonché delle circolari della Direzione Generale per le Antichità n. 10 del 27/07/2011 e n. prot. 576 del 28/01/2014. Tale clausola  permette infatti l’acquisizione di nuove conoscenze  e l’arricchimento del patrimonio archeologico, nonché la prosecuzione di quell’attività di ricerca che ha permesso di dar vita al Museo, lo ha notevolmente potenziato anno dopo anno, continuamente, e gli ha permesso di essere un centro di eccellenza, aspetto questo che è fondamentale e che dovrà essere garantito anche per il futuro.

- manca una clausola che riconosca un punteggio adeguato nel caso che il concessionario sia in grado di incrementare le collezioni archeologiche e i pannelli esplicativi del Museo Archeologico grazie alle campagne di scavo archeologico condotte dal concessionario sul Priamàr e in altri luoghi della Città;

- mancano indicazioni sulla qualificazione degli “operatori museali”, mentre sappiamo che dovrebbe essere richiesta una figura che viene specificatamente diplomata dalla laurea di primo livello (triennale) del corso di laurea in Conservazione dei Beni Culturali.

- manca ogni forma di tutela per il personale attualmente impegnato, che ha acquisito in questi anni una elevata professionalità. La mancanza di un punteggio a favore del concorrente che ne avesse garantito l’assunzione (nel Bando di gara indetto nello scorso mese di agosto per la gestione del Museo Archeologico del Comune di Finale si assegnavano addirittura 10 punti) penalizza l’attuale gestore che, dovendo per contratto mantenere il proprio personale (a costi più elevati per l’anzianità acquisita), non può gareggiare a parità di condizioni con altri concorrenti. Tra l’altro il mantenimento del personale attuale sarebbe stato un importante elemento di continuità e di valorizzazione delle professionalità maturate, a tutto vantaggio del Civico Museo Archeologico e dei suoi visitatori.

Come mai nella Commissione nominata dal RUP (Dott.ssa M. Sperati):

- a parte il rappresentante della Soprintendenza Archeologica, gli altri membri “esperti” non hanno competenze in ambito archeologico (non si capisce, ad esempio, la scelta della dott.ssa Fissore, direttrice del Museo della Ceramica di Mondovì, un museo di ceramica del secondo Ottocento e del Novecento che non ha alcuna specificità archeologica).

Per quanto riguarda l’esito della gara:

- se è legittima l’ammissione del Raggruppamento Cooperativa Archeologia - A.R.C.A. Coop Culturale, risultato vincitore, in merito alla dichiarazione relativa a condanne penali (punto VII, a – 3 del modello di Dichiarazione  unica allegata all’istanza), avendo la presidente della Cooperativa Archeologia Susanna Bianchi subita una condanna con sentenza di secondo grado, nel febbraio dell’anno 2015, confermata in terzo e ultimo grado, in Cassazione, nel gennaio 2016.

- non si dà peso all’attività di ricerca proposta dall’IISL, attività assolutamente indispensabile per un museo archeologico, stabilita fra gli standard museali sia dall’ICOM (International Council of Museums) sia dalla legislazione italiana (D. Lgs. N. 112/98, art. 150 del Ministero per i beni e le attività culturali, Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei). E’ proprio l’attività di ricerca l’elemento forte del museo savonese , che ha potuto così profondamente rinnovarsi in questi anni e costituire un centro di ricerca a livello universitario, come confermato dalla massiccia adesione da parte del mondo accademico che chiede al Comune di recedere dalle decisioni prese e mantenere il Museo savonese come centro di eccellenza.

- particolarmente sbilanciato in eccesso risulta il punteggio attribuito al responsabile scientifico del concorrente vincitore: 8,5/10 rispetto ai punti 9/10 del responsabile scientifico dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri, tale da inficiare totalmente il risultato finale della gara.

Si afferma, nel verbale, riguardo al primo: “Dal curriculum allegato si evince un’ampia preparazione scientifica (molteplici esperienze in qualità di direttore di scavi, anche nel contesto savonese); non è specificata una particolare esperienza in ambito di gestione museale tuttavia sono evidenziati percorsi formativi in materia museale”, mentre per quanto riguarda il responsabile scientifico dell’IISL ci si limita ad una riduttiva affermazione: “Dal curriculum allegato si evince una preparazione specifica e una esperienza professionale adeguate al servizio; dal 1990 conservatore del Museo Archeologico di Savona”.

Ebbene, se confrontiamo i curricula di Barbara Strano, per il primo concorrente, e di Rita Lavagna, per il secondo, si evince piuttosto un divario abissale, ben superiore a quello 0,5/10 punti di differenza assegnati.

Oltre alla laurea, Rita Lavagna possiede, rispetto a Barbara Strano,  il diploma di Perfezionamento in Archeologia e due abilitazioni all’insegnamento.  Si afferma che la Strano ha diretto campagne di scavo archeologico, ma si tratta di direzioni tecniche di cantiere, dal momento che la direzione scientifica spettava al funzionario della Soprintendenza archeologica, mentre Rita Lavagna ha partecipato a 78 distinte campagne di scavo (20 sotto la direzione della Soprintendenza archeologica,  15 come collaboratore nella direzione e responsabile del cantiere, 36 come direttore, tutte in ambito ligure e soprattutto savonese; 4 campagne di scavo in Piemonte, 1 in Libano e due a S. Giovanni d’Acri-Israele.

Sempre Rita Lavagna ha al suo attivo 89 tra monografie e articoli a stampa (regolarmente indicati nel curriculum  presentato: 61 riguardano specificatamente il complesso del Priamàr e l’ambito savonese) , di gran lunga superiori a quelli editi dalla Strano.

Si afferma che quest’ultima non ha particolare esperienza in ambito di gestione museale, mentre Rita Lavagna ha ben 25 anni  di esperienza diretta in questo campo, e già di per sé questo solo elemento avrebbe dovuto differenziare di almeno un paio di punti i due soggetti.

 Infine si afferma che Barbara Strano ha seguito “percorsi formativi in materia museale”, mentre non si ricorda che Rita Lavagna ha diretto ben quattro corsi di “Museologia” ad alto livello (con la partecipazione dei più importanti direttori di museo archeologici e di docenti universitari della materia) nell’ambito della Scuola Interdisciplinare delle Metodologie Archeologiche (SIMA), nel 2002, 2005, 2006 e 2010 tenendovi lezioni.

Sempre Rita Lavagna ha organizzato mostre archeologiche in Liguria e Piemonte ed ha inoltre tenuto lezioni ed esercitazioni in ambito universitario (Università degli Studi di Genova, Università Cattolica del S. Cuore di Milano, Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana  di Roma e Museo Archeologico di Shanghai), a corsi regionali sulla “Storia della ceramica”, a corsi di formazione per Operatori nei beni culturali organizzati dall’Amministrazione Provinciale di Savona, oltre ad aver organizzato e tenuto relazioni a numerosi convegni nazionali e internazionali.

Da sottolineare che Rita Lavagna è dal 2001 presidente del Centro Ligure per la storia della ceramica, prestigiosa istituzione che ogni anno, in occasione del Convegno, porta sul Priamàr direttori di musei, funzionari di Soprintendenze di tutta Italia e di paesi europei come l’Inghilterra, la Francia e la Spagna ed ha rivestito anche il ruolo di presidente dell’Associazione ceramisti delle Albisole.

- Per quanto riguarda il “Piano di formazione del personale” per il quale sono stati assegnati 3 punti al raggruppamento dichiarato vincitore e 2 all’IISL, non si è tenuto conto del fatto che il personale indicato da quest’ultimo risulta già ampiamente formato, trattandosi di laureati in Conservazione dei Beni culturali (quando per uno dei concorrenti, il Raggruppamento coop Culture e Coop Zoe, si afferma “Apprezzabile il livello minimo di formazione degli addetti. Diploma scuola superiore e conoscenza della lingua inglese”). Sempre per questa voce si afferma che nel progetto presentato dall’IISL “Non viene dettagliato il piano di formazione mentre vengono evidenziate le competenze degli operatori”.  Ciò risulta alquanto strano, dal momento che nella documentazione presentata dall’IISL si parla espressamente della partecipazione del personale a eventi formativi nazionali, ad incontri periodici organizzati dall’Istituto gestore, a incontri e lezioni con cadenza bimensile tenuti da docenti universitari del Corso di laurea in Conservazione dei Beni culturali, alla predisposizione per l’aggiornamento del personale di apposito materiale didattico cartaceo o digitale, all’aggiornamento e riqualificazione del personale in base ai vigenti principi stabiliti dalle norme di legge e alle disposizioni normative stabilite dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro applicato (comprendente, quindi, i corsi di formazione sulla sicurezza), all’acquisizione di nuove tecniche di lavoro ed all’acquisizione di nuove tecnologie.

Si sottolinea quindi che, nella documentazione presentata,  l’IISL garantisce ai propri dipendenti corsi di formazione di base (anche nell’ambito della sicurezza sul lavoro secondo le normative vigenti), corsi di aggiornamento, corsi di riqualificazione, corsi di specializzazione, corsi di perfezionamento, giornate di studio e seminari e che la formazione è considerata a tutti gli effetti attività lavorativa, un diritto-dovere per il personale dipendente e  pertanto obbligatoria.

Ci si chiede, a questo punto, se veramente è stata presa in considerazione l’intera documentazione!

- Nella valutazione delle “attività specifiche che saranno poste in essere per la gestione del servizio”  è stata evidenziata solo una minima parte delle proposte presentate dall’IISL: si tratta di ben 18 distinti interventi, fra cui la realizzazione di una video guida per la visita al percorso museale e al complesso del Priamàr, totem interattivi multimediali, un plastico ed exhibit multimediale, un video sul complesso del Priamàr, la Biblioteca specializzata di oltre 4000 volumi, l’impegno per proseguire l’attività di ricerca archeologica a costo zero per il Comune (da cui deriva l’indispensabile arricchimento del patrimonio museale esposto), la realizzazione di stages e tirocini formativi con l’Università, l’informatizzazione del patrimonio archeologico e l’importante e impegnativo progetto di informatizzazione dell’intero patrimonio cartografico relativo alla fortezza del Priamàr.

Ben poco viene riferito, nel verbale, sulle numerose visite guidate programmate, liquidate con questa sola indicazione: “Viene prevista una visita guidata con cadenza bimestrale gratuita per i residenti”. In realtà nel progetto dell’IISL si parla di distinte visite “bimensili” e non “bimestrali” sia “Museo ed alle aree archeologiche”, sia al “Complesso monumentale del Priamàr e alle testimonianze della città medievale” oltre alle già collaudate visite al Priamàr sotterraneo.

 

Redazione