Attualità - 24 gennaio 2016, 09:19

Stesera a Savona veglia delle Sentinelle in Piedi dopo il sabato a Genova

Invitiamo tutti a partecipare al prossimo appuntamento – imminente e storico - del Family Day, che si terrà il prossimo 30 gennaio a Roma, al Circo Massimo, per dire “no” al ddl Cirinnà perché diciamo “sì” alla famiglia

Circa quattrocento persone hanno partecipato questa sera alla veglia delle Sentinelle in Piedi a Genova in Piazza della Vittoria. E’ stata una testimonianza pubblica e silenziosa per la famiglia, società naturale fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna.

«Siamo qui per difendere l’uomo da un attacco senza precedenti nella storia, che mira a ferire la natura umana tramite il disegno di legge sulle cosiddette unioni civili, il cui iter comincerà al Senato il 28 gennaio», ha detto il portavoce nel discorso iniziale.

«Come avevamo previsto, il ddl Cirinnà è avanzato senza sosta e in barba ai processi democratici più banali. La velocità e le modalità con cui questo testo è stato approntato e portato in aula al Senato la dicono lunga sulle pressioni ideologiche delle lobby Lgbt, in spregio al milione di persone che il 20 giugno scorso ha invaso Piazza San Giovanni. Questo testo equipara al matrimonio le unioni tra persone dello stesso sesso e inoltre prevede che uno dei due partner della cosiddetta unione possa adottare il figlio biologico dell’altro. Non solo, proprio attraverso la Stepchild adoption si apre all’abominevole pratica dell’utero in affitto. Le Sentinelle in Piedi non possono accettare che la distruzione della famiglia sia oggetto di mediazione politica, perché non esiste mediazione con coloro che in modo ostinato stanno tentando di annientare l’uomo nella sua natura più intima».

«Ma anche venisse eliminata la stepchild adoption, il ddl sulle unioni civili sarebbe comunque inaccettabile. Primo perché l'adozione sarebbe reintrodotta per via giudiziaria o imposta dall'Europa. Poi, soprattutto, perché anche senza figli il riconoscimento giuridico di queste unioni indebolisce l'istituto matrimoniale, svilendone il significato e facendo passare l'idea che il compito procreativo ed educativo siano solo delle opzioni e non lo scopo dell'unione fra uomo e donna. Il matrimonio sarà così snaturato e non più compreso come necessario a garantire l'ordine delle generazioni. E questo favorirà la morte della società».

«La famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna è, infatti, la società naturale anteriore allo Stato, come riconosce la nostra Costituzione. Ad essa, lo Stato concede diritti per il suo carattere pubblico e fondamentale per il benessere di tutta la società civile. Chi si sposa, infatti, si assume delle responsabilità reciproche e verso la prole, garantendo la continuità delle generazioni. Solo l'unione di un uomo e una donna è potenzialmente generativa e capace di garantire con il matrimonio un'educazione stabile di cui i figli hanno bisogno e di crescere cittadini in grado di accogliere le differenze e di contribuire al bene comune. Privare una persona della possibilità di essere educata secondo ciò che la natura ha stabilito è una violenza inaccettabile, che impedisce una crescita sana, equilibrata e stabile della psiche umana».

«Consideriamo, dunque, questo ddl come un esperimento folle, al pari di quelli perpetrati dalle peggiori ideologie, perché si sta sperimentando un abominio sui bambini innocenti, compromettendo l'equilibrio e quello di tutta la società. Questo avviene solo in nome delle voglie e dei desideri di un gruppo sparuto, che pretende di essere voce di tutte le persone che - a causa di una ferita dell'identità o nelle relazioni, per moda, scelta o qualunque circostanza -, sperimentano attrazioni per persone dello stesso sesso».

«Siamo qui anche per difendere e ribadire la libertà dei genitori di poter educare i propri figli, denunciando l'ideologia gender che ormai è entrata nelle nostre scuole. Con il pretesto di voler combattere ogni tipo di discriminazione, nelle aule si confondono le menti dei più piccoli violando la loro identità, spiegando loro che chiunque può sentirsi maschio o femmina indipendentemente dal dato biologico, e insegnando che non c’è differenza tra madre e padre. È, questa, un'altra discriminazione, che non accetta le differenze tra uomo e donna e che svilisce la persona, impedendo la formazione della sua identità. Questa invasione, incominciata già da tempo, ora è aggravata dall’articolo 16 della legge sulla Buona Scuola che parla esplicitamente di insegnamento di genere, aumentando la confusione e legittimando – di fatto – la propaganda gender nelle scuole».

«E' sempre più evidente che le persone comuni sono pronte a prendersi lo spazio pubblico quando è in gioco qualcosa di grande. La resistenza di popolo può fare la differenza. E’ innegabile, dunque, che anche noi qui, oggi siamo preziosi per incidere sui percorsi legislativi, ma soprattutto sul risveglio delle coscienze di quanti ancora non si sono rese conto di quanto sta accadendo. Vegliamo, pubblicamente, per tenere sveglie le nostre coscienze continuamente minacciate dalla mentalità dominante».

«Sappiamo infatti che le contestazioni non sono che il risultato del grande inganno che questa legge, insieme a tutte le politiche Lgbt, alimenta: la presunta contrapposizione tra omosessuali ed eterosessuali. Una contrapposizione che non esiste. Ci rifiutiamo di ridurre le persone in base all’orientamento sessuale. Le persone non sono definite da una pulsione sessuale. Le parole “omosessuale”, “eterosessuale”, “gay” pretendono di ridurre le persone a un impulso. Noi siamo contro l’ideologia di chi afferma - mentendo - che oggi in Italia ci sono individui senza diritti: non è così. Siamo contro a questo attacco senza pari alla famiglia, che si gioca soprattutto sul linguaggio e nega la realtà: nessuna legge e nessuna politica potrà cambiare la nostra natura di uomini o di donne, nessun provvedimento legislativo potrà fare la felicità di una persona, i figli nascono e nasceranno sempre dall’unione tra un uomo e una donna».

«La prima discriminazione la compie chi si arroga il diritto di parlare in nome di una inventata e strumentalizzata “categoria di persone”».

«La Sentinella risponde alle provocazioni soltanto con il silenzio, unico antidoto a questa nuova forma di dittatura. Noi vogliamo dare voce a quel bisogno bruciante di verità, prima condizione per diventate uomini pienamente liberi, cioè veramente felici. Vegliamo in silenzio, affinché anche altri uomini, anche chi ci contesta possa cominciare a risentire quella voce, e ad averne nostalgia. Lo facciamo pubblicamente, per testimoniare che insieme si può vivere ancora così e che non c’è dispotismo che possa impedire all’uomo di essere libero senza il suo consenso».
«Invitiamo tutti a partecipare al prossimo appuntamento – imminente e storico - del Family Day, che si terrà il prossimo 30 gennaio a Roma, al Circo Massimo, per dire “no” al ddl Cirinnà perché diciamo “sì” alla famiglia», ha concluso la portavoce.

In Liguria, ieri sera sera le Sentinelle hanno vegliato anche alla Spezia, mentre oggi sarà la volta di Savona e Imperia.

cs