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Savona | 30 novembre 2015, 17:00

Titanio del Tariné: boccone sempre più amaretto

Titanio del Tariné: boccone sempre più amaretto

Per chi è appassionato delle sfide tra ambiente e industria oppure delle battaglie fra NIMBY e "ti spolpo il territorio", per qualche tempo il Monte Tariné sarà un argomento da tenere sott'occhio. Le mire dello sfruttamento minerario sono puntate già da un pezzo ma solo ora, dopo che la giunta Burlando è riuscita ad accantonare la patata bollente, il caso diventa più dibattuto: tocca al gruppo del presidente Toti farsene carico.

Quella grossa fetta tra Sassello e Urbe, nel Parco del Beigua, fa gola per il suo imponente giacimento di titanio. La Regione ha detto no alla CET (Compagnia Europea per il Titanio), anzi più precisamente ha dichiarato inammissibile la richiesta di autorizzazione per la ricerca di minerali. La società aveva chiesto di poter effettuare prelievi, raccogliendo circa 200 campioni, e solo "in assenza di vento". Sapendo bene che il Bric Tariné presenta anche rocce con amianto blu, che ha conclamati effetti cancerogeni. Uno "studio", sì, ma non si pensi al trivellazioni o buchi strani. Bisogna correttamente spiegare che si tratterebbe di una raccolta molto cauta di elementi per capire meglio le potenzialità estrattive.

Quasi vent'anni fa ci aveva già provato, ma il Ministero dell'Industria - allora competente - aveva opposto un diniego. Nel caso recente la risposta negativa è arrivata dalla Regione, che nel frattempo ha assorbito la competenza sulle concessioni minerarie. Quindi per adesso il discorso verte sulle possibilità di svolgere uno studio per la ricerca di titanio (rutilo), granato e altri consimili, non certo sull'eventualità di creare una vera e propra miniera. Infatti la CET, nell'opporsi al parere regionale, contesta che "la richiesta di studio del sottosuolo" non entra in contrasto con la normativa (né con le regole del Parco del Beigua né con la Costituzione).

L'industria contemporanea ha una fame bulimica di titanio, come è noto, e il complesso del Tariné coverebbe il più grande giacimento d'Europa. Motivo per cui gli investitori interessati stenteranno a mollare la presa. Il nocciolo degli interessi, sinora, è a Cuneo: la Compagnia Europea per il Titanio è presieduta da Pierfranco Risoli, noto commercialista cuneese, numero due della Banca Regionale Europea. Assodati i vantaggi di eventuali concessionari, quali sarebbero i benefici per il territorio ligure, in termini di occupazione e sviluppo? Tanto per sapere e valutare, non certo per essere necessariamente possibilisti.

Perché sinora ipotizzare l'impatto delle esplosione delle mine (acustico e di particelle), il via vai di camion con il materiale, l'inquinamento dei corsi d'acqua e l'eventualità di polveri dannose per la salute a dieci chilometri dal mare risulta un esercizio dell'immaginazione molto inquietante. Di certo è un caso più che "amaretto" - passi il gioco di parole con l'eccellenza, questa sì autentica, della zona - per Sassello e per l'area di Piampaludo, ma anche per Toti, che prima o poi dovrà esprimersi. 

Felix Lammardo

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