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Attualità | 10 novembre 2015, 15:14

25 ottobre 1921, l'esplosione della polveriera di Sant'Elena a Bergeggi: nuove scoperte di Savona Sotterranea

Claudio Arena e Christian Alpino hanno raccolto indizi che evidenzierebbero come non fosse collocata nello spiazzo davanti al Castellaro

25 ottobre 1921, l'esplosione della polveriera di Sant'Elena a Bergeggi: nuove scoperte di Savona Sotterranea

Un terribile boato nella notte, simile ad una scossa di terremoto. E’ questa la drammatica immagine che descrive l’esplosione della polveriera di Sant’Elena, ubicata sulle alture di Bergeggi, che si verificò il 25 ottobre 1921.

Claudio Arena e Christian Alpino, del gruppo Savona Sotterranea, hanno condotto negli scorsi mesi una nuova ricerca, che li ha portati a scoprire indizi sorprendenti.

“Per mancanza di indagini, spiegano i due ricercatori, si è sempre pensato e ritenuto istintivo individuare a vista la sua ubicazione, in una posizione decentrata verso l'adiacente Monte Rocchetto, a proseguire verso il Monte Sant' Elena, dove è ubicato il sito del castellaro”. Una naturale conclusione dettata dalla presenza di uno spiazzo davanti alla costruzione, identificato come il luogo dell’esplosione..

“Da questo input, spiegano Arena e Alpino, si è avviata una ricerca e analisi sul territorio poiché non era assolutamente pensabile localizzare la polveriera qui. La prima cosa emersa dalla ricerche è il fossato che circondava il forte era localizzato verso la baia di Vado Ligure e non Bergeggi”. L’opera aveva una lunghezza di 150 metri, con uno scavo di terreno di due, e una forma lievemente a lunetta.

“A nord ovest del fossato, proseguono i due esploratori, abbiamo rinvenuto parte del muro perimetrale verso la scarpata, avente una lunghezza di circa 10 metri, con un altezza di 5. Ad ovest  questi faceva angolo, per richiudersi verso un perimetro a angolo retto”. A seguito di esplorazioni è inoltre stato individuato anche uno scolo di drenaggio delle acque del forte. “Guardando verso sud, dal fossato, dettagliano Arena e Alpino, si individua un grande spiazzo di circa  sei mila metri quadri, dove viene localizzato il cratere dell'esplosione. In questa posizione vi erano pertanto le riservette e almeno sei piazzole dei cannoni da 280 C. Altre due,  in parte intatte, sono localizzate al di sopra di questo spiazzo, a un altezza di circa 15 metri”.  Questi indizi portano dunque a pensare che la fortificazione era stata edificata con due distinti terrazzamenti. Sono poi stati individuati sparsi molti detriti rocciosi, che costituivano le mura nonché mattoni, grosse pietre in granito, alcuni manufatti ancora ben squadrati in calcestruzzo. “Abbiamo rinvenuto anche grossi accumuli compatti di calcestruzzo di molti quintali a una distanza di circa 100 metri in direzione San Genesio, una piazzola per garitta di guardia nel versante nord est e uno sfiatatoio, che fuoriesce dal terreno, in direzione perimetrale est. Complessivamente il Forte Sant' Elena , aveva circa un’area di 27 mila metri quadrati”, concludono Arena e Alpino.

Cinzia Gatti

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