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Savona | 09 novembre 2015, 17:00

Aeroporto Panero: là dove osano le api

Aeroporto Panero: là dove osano le api

"Qui non volano le api, ma ci con piani seri e presto aerei con collegamenti verso destinazioni importanti". Sembrava una messa solenne la celebrazione della concessione ventennale allo scalo "Panero" di Villanova d'Albenga. Cerimoniere l'amministratore delegato Alessandro Pasqualini, che cercava e cerca di guardare con ottimismo al futuro della piccola infrastruttura. Un aeroporto da sempre sorretto dalla continuità territoriale, graziato (nonostante anni di insostenibilità) perché al servizio di qualche viaggiatore notabile con agganci romani o missioni nella capitale. Un piccolo gruppo di fruitori che negli anni, tra l'altro, è diventato sempre più sparuto.  

Con l'eclissi di qualche doge imperiese, il "Panero" ha semplicemente accelerato la sua picchiata. Comodo - assolutamente sì - ma costoso. Si fanno i conti con numeri da 80 passeggeri al mese per l'aviazione generale e 60 per la business aviation. Chiaramente ci ronzano intorno più api che bipedi. Eppure al rilancio qualcuno ci crede ancora, compresi alcuni commercianti e imprenditori del ponente (purtroppo sempre snobbati) che vorrebbero renderlo più efficace e sensato.

La privatizzazione si avvicina. I soci pubblici dismetteranno le loro partecipazioni in AVA Spa. E' giunta la busta con l'offerta di un investitore dopo che il primo bando, a settembre, era andato deserto. In attesa di vedere chi è il soggetto interessato a rilevare le quote (73,47% dell’intero capitale sociale), che è al vaglio della commissione aggiudicatrice, resta il dato di fatto: un aeroporto senza un piano di rilancio, con un passivo di 270 mila euro, senza più "santi" in Paradiso; né quelli piccoli, visto che gli enti finalmente sbologneranno i propri pacchetti azionari, né quelli grossi che a Roma hanno altro cui pensare.

Se il "Panero" non dovesse riattivarsi con il nuovo investitore, sarebbe l'infrangersi di tanti sogni. Sparirebbero i fiumi d'inchiostro e le belle parole. Il fallimento è un rischio da prendere in seria considerazione, con l'evaporazione di tutte le concessioni e la necessità di ripartire da zero. Sempre meglio, comunque, della mungitura della mammella pubblica. 

Felix Lammardo

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