Vede ufficialmente la luce il documentario “LUPEN- romanzo di un ladro reale” realizzato da Valerio Burli e dedicato alla vita di Renato Rinino. L’opera verrà proiettata in prima nazionale al cinema Savoy di Roma lunedì 9 novembre alle 20:30, all’interno della sezione “le perle” del MedFilmFestival.
Burli, studente del Centro Sperimentale di Cinematografia dell’Università dell’Aquila, quest’estate era venuto in Provincia di Savona per ricostruire la storia e i luoghi del Lupin della Riviera.
“Un aspetto che emerge studiando la storia del Lupin della Riviera, è la sua bontà d’animo - continua Valerio Burli – Rubava solo ai ricchi, cosa che lo ha distinto tanto da considerarlo un Robin Hood moderno o meglio ‘il ladro gentiluomo’ nel senso romantico del termine”.
“Mi ha attirato, aveva detto il 25enne intervistato all’epoca da Savonanews. il pensiero di raccontare la storia di un ideale ladro gentiluomo, fedele alla propria natura, aveva una capacità innata di far scomparire le cose. La sua carriera, se così si può definire quella di un ladro seriale, è iniziata dall’asilo, quando rubò una trombetta giocattolo”.
Renato infatti si rende noto, sin dalla giovinezza, nel mondo della piccola criminalità, compiendo furti e reati di lieve entità. Il personaggio di Arsenio Lupin è la sua fonte di ispirazione, per questo si è sempre autodefinito "ladro di professione, ma gentiluomo" (aveva fatto anche incidere il nome Arsenio Lupin sul serbatoio della sua Harley). “Si era completamente immedesimato nel personaggio di Arsenio Lupin tanto che si ricorda un furto che fece nel 1989 ad Imperia nel quale restituì la refurtiva alla signora anziana derubata con, in aggiunta, 6 milioni di lire per scusarsi – aveva spiegato Valerio - Solamente dopo aveva scoperto che l’anziana donna si trovava difficoltà economiche e tutto quello che aveva le era stato rubato. E’ qui che emerge la sua bontà d’animo”.
Ma fu il furto inglese che diede celebrità a Renato Rinino, una vicenda che si è guadagnata gli onori delle cronache dei giornali internazionali. Il 26 febbraio del 1994 Rinino era infatti riuscito ad intrufolarsi nella villa di Saint James Palace a Londra di proprietà del Principe di Galles, Carlo.
Il bottino era costituito da gioielli privati e alcuni gioielli della corona (sei bottoni, un orologio da polso in acciaio, due scatole in argento, cinque spille e cinque coppie di gemelli) per un valore stimato dai 25.000 ai 75.000 euro. Ma non solo, sembrerebbe che il Lupin savonese fosse riuscito anche a portare via delle lettere compromettenti tra il principe Carlo e l’allora amante Camilla Parker Bowles, ma lui l’ha sempre negato. “Il bello è che Rinino ignorava si trattasse del lussuoso appartamento del Principe Carlo –aveva spiegato lo studente– il palazzo era coperto da impalcature ed era riuscito ad entrare grazie ad un deltaplano che, atterrando nella residenza della regina Elisabetta, aveva disattivato tutti i sistemi d'allarme”. La Polizia di Scotland Yard aveva iniziato le sue ricerche solo dopo la segnalazione del gioielliere al quale Renato si era rivolto per vendere parte della refurtiva.
Tramite l’avvocato Alessandro Garassini, al tempo Presidente della Provincia di Savona, dichiara pubblicamente di voler restituire i gioielli in cambio di una stretta di mano con il Principe Carlo: inizia così un periodo di notorietà nei giornali scandalistici e si mostra in città con una maglietta con sopra stampata una foto che lo ritrae seduto su un trono reale coperto dai gioielli rubati. Intanto passano 3 anni e il reato in Italia viene prescritto. Tre anni sono infatti il tempo in cui un reato commesso all'estero non è più perseguibile.
La sua fine però è tragica. Renato Rinino viene ucciso dall’amico di infanzia Yuri Scalise con un colpo di revolver alla testa. Alla base del gesto motivi di gelosia e il devastante effetto di sostanze alcoliche e stupefacenti.