L'estate si presenta sempre con episodi di vandali e bulli, vuoi per il trasferimento turistico di masse urbane abituate al vilipendio, vuoi per la canicola che frigge i neuroni. Giovani che appiccano il fuoco alle auto in sosta (come accaduto a Loano), instabili mentali che danneggiano i finestrini (cronaca odierna di Ceriale). Ogni atto che distrugge qualcosa ha ragioni molto diverse che non possono essere ridotte alla "noia" dei ragazzi svuotati.
Sembra, però, che il passo tra i reati contro il patrimonio e la violenza sulle persone sia diventato breve. Certo non è "noia" banale la crudeltà che si traduce in botte. Difficile ricostruire la dinamica di una rissa, quando non si è testimoni diretti, ma se a finire male sono uno o due sotto l'attacco di sei persone, allora c'è poco da discutere.
Il caso del quarantenne in coma per calci e pugni (e cinturate) dopo un diverbio insensato su un autobus di Genova, apostrofato come "gay di m...", è sconcertante. A prescindere dal malinteso sulla natura sessuale, da uno sguardo sovrappensiero di troppo, da un abbigliamento eclettico e via dicendo. L'autista del bus denunciato per favoreggiamento, perché avrebbe visto tutto senza chiamare la polizia, è la nota che rende più dolente e clamoroso il fatto.
Gli autori del pestaggio sarebbero ragazzi dei quartieri popolari di Genova, non ancora identificati. Il pistolotto sulla gioventù sbandata rischia di sembrare un cliché se si pensa ad un conducente di mezzo pubblico che, di fronte ad una scena del genere, continua a mangiarsi un panino senza chiamare aiuto.
Gli psicologi dicono che i bulli, orfani di modelli familiari e scolastici efficaci, avrebbero bisogno di un "terzo ambiente". Un gruppo positivo, equilibrato, sano, alternativo alla bruttezza della quotidianità grigia. Un nuovo oratorio, al passo con i tempi. Ma in luoghi come Genova, eterogenei e complessi, ci vorrebbero ambienti più formativi e positivi anche per tanti lavoratori schiacciati dalla routine alienante della città. Nessuna scusa è ammessa per l'insensibilità complice ed evidente, ovviamente, ma se le città fossero a misura d'uomo, là dove non arriva la spinta morale arriverebbe almeno il senso d'appartenenza alla stessa comunità.