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Savona | 05 agosto 2015, 16:00

Oltre 2.600 case sfitte a Savona, il consigliere Frumento: "Chiedere finanziamenti per la ristrutturazione del patrimonio abitativo"

Lo scorso 23 luglio IPS ha presentato in Commissione consiliare il censimento per individuare il patrimonio immobiliare inutilizzato: molti gli appartamenti dichiarati vuoti dai proprietari ma con consumi regolari di acqua, luce e gas

Oltre 2.600 case sfitte a Savona, il consigliere Frumento: "Chiedere finanziamenti per la ristrutturazione del patrimonio abitativo"

Oltre 2.600 case sfitte. Lo scorso 23 luglio IPS ha presentato in Commissione Consiliare il censimento per individuare il patrimonio immobiliare inutilizzato: il quadro ha delineato una particolare situazione abitativa della città con appartamenti dichiarati vuoti dai proprietari ma con consumi regolari di acqua, luce e gas. Dall’analisi di IPS, che si è basata sui dati forniti dal Comune sulle abitazioni esistenti con i dati dell’Istat, dell’Agenzia del territorio, dell’Aquedotto di Savona, di Enel Italgas e Siatel, risulta che su 35.827 abitazioni registrate 2.651 sono dichiarate vuote, una percentuale del 7,4% (ma per circa la metà di questi 2.651 sono privi di inquilini e risultano attivi consumi certificati da contratti e bollette dell’Acquedotto, di Italgas e di Enel). Dal censimento delineato IPS ha così dedotto che sul territorio comunale sono tra 1.200 e i 1.800 gli appartamenti effettivamente vuoti e non occupati (compresi circa 150 appartamenti di edilizia popolare di Arte e Opere Sociali).

Ad intervenire in merito allo studio IPS e tema abitativo nella città di Savona è Carlo Frumento, consigliere comunale appartenente al Gruppo Misto: “I dati che emergono dallo Studio di IPS dimostrano che sul tema abitativo Savona non si discosta dalle medie nazionali e quindi questi dati, a mio giudizio, non possono essere utilizzati da chi ha l’obiettivo di paralizzare l’edilizia mettendo in discussione addirittura l’intervento che prevede la sistemazione dei cantieri Solimano, con la costruzione di una volumetria molto contenuta, rispetto ai volumi industriali presenti, in un sito altamente degradato,che rappresenta una vergogna per la nostra Città,da quasi trent’anni – afferma - Chi non vuole questi interventi sono gli stessi gruppi che si fanno paladini della salvaguardia della collina, in modo generico,portando avanti politiche che nulla hanno di salvaguardia del territorio, dal momento che nelle condizioni in cui sono lasciate le periferie non abitate,se pur urbanizzate,basta un fiammifero od una cicca di sigaretta per distruggere irrimediabilmente centinai di ettari di vegetazione ed avere intorno il nulla,per un tempo lunghissimo. Quando questo si verificherà,chi dovremo ringraziare?”.

“A mio parere, invece di essere contro a priori, si dovrebbe distinguere con attenzione classificando come collina la zona boschiva, mentre la periferia in campagna, già urbanizzata, dovrebbe prevedere degli insediamenti realizzati con particolari prescrizioni in modo da far vivere il territorio, copiando, sostanzialmente, ciò che i francesi sono riusciti a fare in Costa Azzurra. Il rispetto del territorio non si ottiene attraverso l’immobilismo e l’arroccamento su posizioni conservatrici. Le case nel nostro comune, secondo alcuni, sono troppe! Ma allora per quale ragione la lista delle famiglie in cerca di abitazione, nel bando pubblico, appartenente ai ceti più deboli, è lunghissima, superando le 800 richieste? Per quanto mi riguarda il dato più significativo tra quelli presentati da IPS è che nel patrimonio di ARTE e delle OPERE SOCIALI ci sono più di 150 appartamenti non utilizzati perché non più idonei all’abitazione. Questo è un dato vergognoso che deve spingere tutte le forze politiche a chiedere un sollecito intervento della Regione e del Governo per trovare dei finanziamenti dedicati alla ristrutturazione del patrimonio abitativo di cui si sta parlando, che è pubblico, e quindi interessa l’intera comunità”.

Debora Geido

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