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Attualità | 21 luglio 2015, 22:25

Deposito bitume, i consiglieri del "no": "Iter non concluso, necessario effettuare una perizia indipendente e la Valutazione di Impatto Ambientale"

Pongiglione, Debenedetti, Aschiero e Frumento rispondono all'azienda BIT Savona: "Le criticità relative alla sicurezza e alla salute dei cittadini e al traffico nella città, restano tutte senza risposta"

Deposito bitume, i consiglieri del "no": "Iter non concluso, necessario effettuare una perizia indipendente e la Valutazione di Impatto Ambientale"

L’intervento dell’amministratore delegato della BIT Savona s.c.r.l. sul deposito di bitume a Savona (vedi articolo) ha fatto scaturire la rabbia degli ambientalisti e di coloro che stanno conducendo la battaglia contro la realizzazione del progetto che prevede la costruzione di un impianto di stoccaggio nel porto. L’ad Francesco Giachino ha parlato di “un impianto di eccellenza che rispetta le condizioni ambientali, sanitarie e di sicurezza”. Infatti, secondo la BIT Savona “non ci saranno né emissioni né tantomeno conseguenze sanitarie” in quanto “il bitume è un prodotto non pericoloso derivante dalla raffinazione del petrolio e non cancerogeno”. Secondo Giachino “l’iter autorizzativo è stato approvato definitivamente e i lavori per la costruzione dell’impianto inizieranno nel 2016”. Ad intervenire sulle dichiarazioni dell’azienda BIT Savona sono i consiglieri che hanno presentato una interpellanza sull’argomento indirizzata all’amministrazione, Daniela Pongiglione, Marilena Debenedetti, Giampiero Aschiero e Carlo Frumento.

Per il bitume non è vero che non c’è più niente da fare! affermano - Le dichiarazioni del  rappresentante  di BIT  Savona  non hanno chiarito i dubbi esposti in sede di Commissione consiliare all’Amministrazione comunale e ad Autorità portuale. Le criticità relative alla sicurezza e alla salute dei Cittadini, al traffico in Città, al contrasto tra una attività così impattante e le esigenze di un’economia  turistica e culturale, in sintonia con la Città, restano tutte senza risposta, aggravate inoltre dall’equivoco persistente sulla natura chimica del bitume: nessuno di noi ha mai pensato che si trattasse di catrame. Il bitume è considerato giustamente un inerte, quando è utilizzato come legante per asfaltature e guaine,  ma non è assolutamente inerte quando è fuso. Le dichiarazioni di BIT Savona sono in contrasto con quanto previsto dalle grandi Aziende internazionali del settore. Le maggiori Compagnie che trattano il bitume fuso danno rigidissime prescrizioni per salvaguardare la salute del personale che viene a contatto con tale sostanza (vedi ad es. la Scheda tecnica di Q 8) sostanza che, evidentemente, non è considerata inerte”.

“Anche le cifre relative al traffico su gomma di mezzi che trasportano il bitume fuso (3% del traffico totale del porto a detta del rappresentante di BIT  Sv)sono poco chiare, perché se il 3% corrisponde a 30 camion, significa che il traffico totale del porto di Savona sarebbe di almeno 1000 camion al giorno. Il che  è irreale. Restano molti interrogativi, tra cui l’esatta quantità del contenuto dei  depositi: 39 mila tonn. o 54 mila? E poi per quale motivo la Regione, negando la necessità della valutazione di impatto ambientale, ha automaticamente negato che il deposito si trovi in una  zona densamente popolata,  di interesse turistico, culturale e archeologico,  vicina al centro cittadino?”.

“A fronte di  tale mancanza di chiarimenti e delle affermazioni delle perizie di parte che sono in contrasto con quanto affermato da relazioni tecniche internazionali e dall’OMS, ribadiamo la necessità che venga effettuata una perizia indipendente, e che vengano richieste la Valutazione di Impatto Ambientale e la Valutazione Ambientale Strategica. Inoltre, pur essendo l’intesa della Regione con il Ministero un atto puramente  formale, in mancanza di tale atto la pratica ad oggi non può considerarsi conclusa. E quindi invitiamo il Sindaco a prendere delle iniziative in linea con le sue recenti  dichiarazioni pubbliche e a  intervenire attivamente presso la Regione perché sia negata tale intesa”.

Debora Geido

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