Si chiama Jonathan, il gabbiano super speciale che ha volato per oltre dieci ore per raggiungere l’uomo che per oltre un anno si è preso cura di lui e lo ha fatto crescere, fregandosene della libertà che gli aveva regalato, come estremo atto d’amore.
Un volo di oltre 100 chilometri, dalle Alpi della provincia di Cuneo, al mare della Liguria, da Bernezzo a Loano, in un’impresa che ha dell’incredibile. Una storia che sembra una favola e che Valerio Tovano, 50 anni di Savona che fa il bagnino a Loano, prova a raccontare non senza un filo di emozione che a tratti tradisce il tono della sua voce. “Poter accudire un gabbiano e condividere con lui la mia quotidianità, è sempre stato il sogno della mia vita, fin da quando ero un bambino. Un desiderio che si è avverato quanto i volontari dell’Enpa di Savona mi hanno regalato Jonathan. Aveva solo sette giorni e ho subito capito che io e lui avremmo avuto un rapporto così speciale da non poterlo spiegare con le parole ma solo viverlo attraverso le emozioni che io e lui abbiamo provato”.
Un legame così particolare che, a quanto pare, se ne infischia anche delle più semplici regole della natura. La storia di Valerio e Jonathan inizia poco più di un anno fa, quando, lui salva e consegna all’Enpa di Savona un gabbiano che aveva mangiato dei chicchi di mais avvelenati. “I volontari – spiega il bagnino ligure – mi hanno chiesto come mai ho tatuato un gabbiano sul petto, proprio vicino al cuore. Così ho raccontato loro del mio amore per questo volatile e il mio desiderio di adottarne uno. Dopo pochi giorni mi hanno portato Jonathan, era rimasto senza mamma ed era così piccolo da stami un una mano”.
Da quel momento inizia l’avventura della strana coppia: Valerio con pazienza e amore insegna a Jonathan a procurarsi il cibo in mare, a volare e anche a nuotare, sempre accanto a lui. Il bagnino resta delle ore seduto a scrutare il mare e il suo Jon gli sta accanto, sul trespolo realizzato apposta per lui. Valerio nuota e il gabbiano fa le acrobazie sopra la sua testa, per poi planargli accanto, sotto gli occhi meravigliati degli altri bagnanti. Dove c’è uno, arriva l’altro.
Jonathan, che se ne infischia degli stormi dei suoi simili che gli volano sulla testa, diventa la mascotte del lido “Istituto San Giuseppe - Suore d’Ivrea” e tutti gli perdonano le sue marachelle. “Adora le palline colorate – lo giustifica Valerio – ma le prende solo in prestito, poi le riporta in spiaggia”. Il legame tra i due è sempre più forte ma Valerio sa bene che il destino del suo Jonathan è quello di tornare libero, di raggiungere i suoi simili e magari crearsi una famiglia, dimenticandosi quella parentesi di vita vissuta con un umano.
“Una decisione sofferta – sottolinea il bagnino di Loano – ma che ho dovuto prendere per il suo bene”. Jonathan viene così trasferito nel centro di recupero per animali selvatici di Bernezzo, dove volontari preparati si prenderanno cura di lui, fino a quando il gabbiano potrà spicchare il volo e raggiungere i suoi simili. “Allontanarmi da lì è stata una vera sofferenza - ricorda Valerio -. A Jon sono state accorciate le piume, dato che il centro non dispone di voliere né di gabbie. In teoria, quindi, non avrebbe potuto volar via. E invece…..”
E invece dopo due giorni lontano dal suo “papà umano” il gabbiano con grande difficoltà spicca il volo e dai monti di Bernezzo, arriva al mare di Loano, anzi a pochi centimetri dai piedi di Valerio. “Quando l’ho visto non potevo crederci – racconta il bagnino – ci siano guardati negli occhi, lui mi ha parlato nel suo modo, come per salutarmi e poi si è subito diretto nella mia cabina, in cerca di cibo. Confesso di essermi emozionato molto”.
Increduli i volontari di Bernezzo: “Quando Valerio ci ha telefonato, non potevamo credere alle sue parole – spiega Carla Morre -. Jonathan non aveva mai fatto voli così lunghi e ancor più con le piume dimezzate. Per lui deve essere stato uno sforzo enorme”. Uno sforzo inutile, però, perché dopo alcuni giorni Valerio ha riportato il suo Jon a Bernezzo. “L'ho fatto per il suo bene – conclude -. Jon è nato libero e deve tornare ad esserlo, deve volare con i suoi simili e dimenticarsi di me”. Su questa ultima frase la voce di Valerio si inceppa un attimo e poi con un sorriso, quasi susssura: “Però in fondo al cuore so che tornerà da me”