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Val Bormida | 03 luglio 2015, 14:30

La sfida coraggiosa degli Spider Jazz Duo/Trio

Una band che propone un raffinato jazz d’avanguardia con suggestioni etniche.

La sfida coraggiosa degli Spider Jazz Duo/Trio

 

In questo nostro appuntamento settimanale abbiamo esplorato e trattato di volta in volta vari generi musicali, dal metal al blues, dai cantautori all’elettronica e dal punk alle cosiddette “party bands”. Ma chi segue questa rubrica ha ormai capito che in provincia di Savona esiste anche tutto un panorama di proposte musicali d’avanguardia, particolarmente intelligenti e raffinate, ma non per questo certamente meno godibili; si tratta di musica capace di soddisfare i palati più avvezzi alla ricerca e alla sperimentazione e di elevarsi al rango di vera altre che travalica ogni confine di semplice intrattenimento.

In questo contesto si inseriscono gli Spider Jazz Duo: questa band propone un jazz ben diverso dal genere be-bop/hard-bop o latin di più comune diffusione, che a tratti sfocia nel free e che raggiunge commistioni con varie musiche etniche del mondo. Ne fanno parte Alessio Trotta, bassista specializzatosi esclusivamente nel fretless (basso senza tasti, cioè con il manico liscio come il contrabbasso), che per anni ha militato negli Atollo K (coverband di jazz-rock che spaziava nel suo repertorio da Billy Cobham, ai Gong, agli italiani Area e Perigeo) e Leo Saracino, un professionista della batteria che negli anni ha messo le sue bacchette al servizio dei gruppi e dei generi più svariati. Quando a essi si aggiunge Marco Leveratto, apprezzato chitarrista specializzato nella chitarra a 8 e a 10 corde e tecnico del suono genovese, la band si trasforma negli Spider Jazz Trio. Ma ovviamente, come si conviene nel mondo del jazz, questa piattaforma è aperta a molteplici forme di collaborazione e interscambio. Incontriamo Alessio e Leo in questa intervista.

 

1.      Ciao! Iniziamo ricostruendo le origini del progetto Spider Jazz Duo/Trio, come nasce e chi ne fa parte. Inoltre so che la vostra band si basa su una formula “modulare”, che comprende due diverse combinazioni dei vostri strumentisti.

Alessio – Già prima che si concludesse l'esperienza jazz-rock degli Atollo K, ho sempre coltivato l'idea di formare un trio, non necessariamente di impronta jazz.

Dopo alcuni tentativi purtroppo non andati a buon fine (un primo trio funk-rock con Francesco Mercurio e Fabio Linoti ed uno successivo con Francesco Mercurio e Leonardo Saracino), nei primi mesi del 2008, l'entrata del chitarrista genovese Marco Leveratto accanto al batterista Leonardo Saracino diede inizio al progetto Spider Jazz Trio. Alcune volte in sostituzione del chitarrista il trio si è esibito con il giovane sassofonista tenore savonese Lucio Massimi.

Nel corso degli anni si è evoluto un progetto parallelo (Spider Jazz Duo aka Skins & Strings) formato dal sottoscritto (basso elettrico, loop station & piano a pollice) e da Leonardo (batteria, percussioni, cajon, balaphon, xilofono, metallofono).

Leo – Allora, il progetto nasce dall'incontro tra e me ed Alessio Trotta, bassista elettrico che tu conosci bene, e Marco Leveratto, raffinato chitarrista acustico genovese che io conoscevo già dalle precedenti collaborazioni con esso nella mia permanenza ultradecennale nella città di Bologna. Fondamentalmente cerchiamo sempre di suonare e produrre musica in formazione trio, ma non sempre ci è possibile coinvolgere Leveratto per questioni di budget, quindi suoniamo spesso anche in formazione duo io e Trotta.

2.      Dal vivo uscite dagli schemi del classico jazz di impronta latin o hard-bop che è facile sentire in Riviera, e vi spingete sui territori delle più interessanti avanguardie del settore, eseguendo brani di Kahil El’Zabar, Monk, Mingus, Tyrone Brown, e contaminando con il free e con sonorità etniche. Come nasce questa scelta e quali sono le coordinate artistiche di ciascuno di voi?

Alessio – Nel mio caso questa scelta dipende principalmente da due cose:

 - gli ascolti orientati verso il free jazz, l'improvvisazione libera (intesa come tutto ciò che prende le distanze dalle strutture armoniche ormai consolidate e dai relativi abusati pattern) e le commistioni con la musica etnica (ad esempio Don Cherry, Codona, Kahil El'Zabar, Oregon).

 - il rifiuto di improvvisare sulle consuete e consolidate strutture armoniche.

                Comunque ciò non esclude il suonare, ovviamente smontandoli e rimontandoli, alcuni brani ormai      considerati a pieno titolo standard (Bemsha Swing, Haitian Fight Song, Whims of Chambers)

                Per quanto riguarda il mio approccio al basso, pur essendo influenzato da bassisti elettrici come            Jaco Pastorius (di cui apprezzo soprattutto il fraseggio improvvisativo dei primi anni su dischi                 quali “Trilogue” di Albert Mangelsdorff o “Bright Size Life” di Pat Metheny), Steve Swallow,Eberhard     Weber,                Richard Sinclair, Roy Babbington e Percy Jones, ascolto molto alcuni contrabbassisti               seminali: Paul Chambers, Sam Jones, Ron Carter, Buster Williams, Jimmy Garrison, Henry Grimes,             Gary Peacock, Jean-François Jenny-Clarke, Sirone, Fred Hopkins, William Parker, Mario Pavone, Tyrone Brown, Mario Pavone, Alex Blake, Marcello Melis, Paolino Dalla Porta.

Leo - La scelta del repertorio nasce principalmente dalla passione e dalla curiosità che abbiamo tutti e tre per gli autori e i musicisti di tutto il pianeta nell'ambito del free-jazz contemporaneo e non solo, infatti non è raro l'inserimento di brani di autori più noti come Monk, Coltrane, Mingus, Roach, Davis ... Però siccome siamo convinti della non staticità e tantomeno della classificazione della musica improvvisata cerchiamo di dare sempre nuova linfa vitale ai brani suonati.

3.      La vostra proposta musicale è decisamente ricercata e raffinata e immagino che non sia facile divulgarla in una realtà un po’ chiusa come è oggi la Riviera Ligure. Quali difficoltà si incontrano nell’affrontare queste situazioni? Per contro, però, se ne trarranno anche delle soddisfazioni ancor più considerevoli, date proprio dall’opportunità di veicolare un messaggio diverso dai soliti clichés.

Alessio - In Liguria è estremamente difficile trovare spazi per suonare e proporre questo genere di musica può essere molto frustrante; i locali, anche quelli che si spacciano per locali jazz, alcune volte sono gestiti da persone musicalmente ignoranti che vogliono ascoltare le solite cose suonate nel solito modo.

Leo - Proporre questo tipo di performance dal vivo qui in Riviera diventa parecchio difficile perché di solito viene sempre richiesto ai musici del luogo, e non è solo un problema della Riviera Ligure, di intrattenere o di fare da sottofondo mantenendo un suono parecchio familiare alle orecchie del pubblico, appena si accennano uscite dalle solite sonorità ascoltate questo disorienta l'ascoltatore e invece di esserne incuriosito, come accadrebbe a me per esempio, potrebbe esserne disturbato... Quindi ho detto tutto… come diceva Totò. Se non c'è curiosità e predisposizione a nuove forme di improvvisazione diventa veramente complesso trovare ingaggi, ci possiamo affidare solo ai festival dedicati, ma bisogna crearli, i festival di musica improvvisata, mi piacerebbe infatti nel tempo riuscire ad organizzare un festival invitando musicisti che operano in questa direzione.

4.      Quali appuntamenti dal vivo avete prossimamente in programma?

Alessio - Per il momento non abbiamo ancora date in programma.

Leo - Attualmente non abbiamo nessun live in programma, forse anche per colpa mia che ho gettato la spugna nel cercare ingaggi sapendo già le risposte negative, infatti io come strumentista collaboro con parecchi gruppi della zona ma con repertori completamente diversi, si va dal pop, al rock, al jazz classico in stile swing, al massimo degli standards del periodo be-bop. Con questo non voglio dire che ci arrendiamo ma siamo in attesa di trovare il tempo ed il modo di diffondere meglio l'interesse per questo tipo di approccio alla musica improvvisata.

5.      E concludiamo con un pensiero sull’attuale situazione della musica in Italia in generale e nel Savonese in particolare: com’è, secondo voi, il quadro generale?

Alessio - Ribadisco che la situazione è tragica e frustrante; penso che si stia toccando il fondo e ciò forse può avere un risvolto positivo, nel senso che peggio di così le cose non possono andare ma solo migliorare.

Leo - Il quadro generale è un po' questo che dicevo sopra... Però non dappertutto, so bene che ci sono dei collettivi in Italia che si sbattono per diffondere buona cultura musicale, vedi ad esempio Bassesfere a Bologna, Improvvisatore Involontario in Toscana e Sicilia, El Gallo Rojo in Veneto e Lombardia e ce ne sono anche altri, uno su tutti è il festival sardo Isole Che Parlano, o Sant'Anna Arresi o ancora Metastasio Jazz di Prato, come vedi persone e idee ce ne sono, bisogna avere pazienza e aspettare che il verbo si diffonda, come successe ad Ornette Coleman negli anni ‘60 in America, prima deriso e poco considerato, finchè oggi sappiamo tutti il valore della sua opera. Grazie, un abbraccio. Abbiate fede

Alberto Sgarlato

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