Lunedì 29 giugno gli stati generali del Partito Democratico ligure si ritrovano a Genova: presso la sala dell’Enal si svolgerà l’assemblea generale. Un momento di incontro, ma soprattutto di riflessione sui recenti risultati elettorali, che hanno visto trionfare il centrodestra con Giovanni Toti e la sconfitta di Raffaella Paita. Nell’occasione verranno anche discusse le dimissioni del segretario regionale Giovanni Lunardon, che l’assemblea dovrà decidere se respingere o accettare.
Un rinnovamento che dalla cima della piramide sembra investire anche i circoli Pd locali. Il risultato elettorale ha messo in luce, in particolare in alcuni comuni, l’esigenza di una riflessione profonda e forse anche di cambiamento. E’ il caso di Albenga dove, ad appena un anno dalle elezioni amministrative che hanno visto trionfare il Partito Democratico con il sindaco Giorgio Cangiano, la Lega Nord riconquista le torri.
Lo scorso 13 aprile il segretario ingauno Alessandro Andreis ha dato le dimissioni per incompatibilità con la carica di assessore. Attualmente svolgono questa funzione i due vicesegretari Papalia e Testa, ma dopo la debacle elettorale in molti dal comprensorio chiedono che si vada il prima possibile al Congresso per la nomina del nuovo segretario.
Caso molto particolare anche quello di Varazze. Le scorse amministrative, infatti, hanno visto l’ elezione a sindaco di Alessandro Bozzano. Il primo cittadino, inizialmente, era sostenuto dal Pd, che poi gli preferì Marilena Ratto. Bozzano decise di correre con una lista civica, sostenuta, tra gli altri, anche dalla Lega Nord, e vinse le comunali. Un risultato mai del tutto digerito in casa dem, anche perché il sindaco varazzino durante la campagna elettorale ha dichiarato di sostenere Raffaella Paita, ma è più volte stato avvistato ad eventi organizzati dal Carroccio, tra cui anche la visita di Matteo Salvini lo scorso maggio.
Ultima, ma non ultima, Savona. Nella città della Torretta Giovanni Toti ha battuto la candidata del centrosinistra con 8.216 preferenze, contro 8.206. Lo 0,04% di scarto appena, ma che rappresentano sicuramente un punto di riflessione. E forse anche di svolta in casa PD.