Ieri nel comune di Savona è stata convocata la Seconda Commissione consiliare che ha visto l’audizione del presidente dell’Autorità portuale Gianluigi Miazza su due argomenti scottanti per la Città. 1) Elettrificazione del porto di Savona e 2)progetto per la realizzazione di un deposito di stoccaggio di bitume vicino alla Punta Sant'Erasmo nel Porto di Savona. Interviene il Gruppo Noi per Savona – Verdi, Daniela Pongiglione.
“Sul primo punto l'ing. Miazza si è dichiarato disponibile a impostare studi di fattibilità. Ad aprile sono partiti i rilevamenti sull'inquinamento fatti fare da Costa Crociere alla Socierà SIGE. Alla fine di giugno partirà il controllo di ARPAL. I risultati verranno portati in Commissione dall'assessore Costantino. Nel frattempo, a luglio, l'Autorità portuale organizzerà un convegno proprio sull'elettrificazione dei porti. Il presidente Miazza ha mostrato le foto di Vado, con i traghetti allacciati alla rete elettrica. Si è dichiarato ottimista per una futura soluzione anche a Savona. Staremo a vedere”.
Daniela Pongiglione interviene in particolare sul secondo argomento in discussione nella riunione di ieri: “La Società BIT Savona (45% di Gavio, 45% di Giachino Bitumi e 10% di due imprenditori locali) nel 2011 chiese l'autorizzazione alla costruzione di un deposito di bitume. Con una tempistica straordinariamente veloce sia la Provincia sia la Regione approvarono il progetto. Il problema è che il bitume è considerato (giustamente) un "inerte" quando è allo stato solido. Ma quando viene manipolato, trasportato e stoccato (come è il nostro caso) deve essere tenuto allo stato liquido, cioè fuso, a una temperatura dai 145° ai 165° centigradi. Allo stato liquido non è più inerte, perché emette diverse sostanze chimiche pericolose per la salute. In particolare bisogna segnalare l'H2S (idrogeno splforato) che, se inalato in dosi massicce, è mortale, ma è molto dannoso anche se respirato a piccole dosi per tempio prolungato. Questa sostanza viene prodotta dal bitume caldo e manda un odore di uova marce che, secondo la relazione della Regione potrebbe essere percepito in un raggio di tre Km. Se misuriamo sulla pianta della Città, tale raggio copre da Albisola Mare alla Natarella a Lavagnola, praticamente questa puzza potrebbe raggiungere tutta la Città. Un altro problema è quello dei trasporti del bitume liquido. Esso deve avvenire su vagoni ferroviari o su autotreni speciali, dati l'alta temperatura del materiale trasportato e il pericolo di emissioni delle sostanze di cui sopra. La richiesta della Società BIT era accompagnata da due Relazionoi tecniche preparate da due Studi di Ingegneria (Eclis di Savona e Benvenuto di Genova). Entrambi i lavori sono molto tranquillizzanti. Hanno però due difetti: 1) sono molto approssimative e non trattano argomenti nodali, elencati invece in altre relazioni allegate per impianti di questo tipo; 2) contengono affermazioni in contrasto con quanto sostenuto da relazioni internazionali molto qualificate. Ad es., lo Studio Benvenuto sostiene che, in caso di sversamento di bitume in mare, non ci sono problemi, perché il bitume si solidifica velocemente e può quindi essere raccolto con facilità. Invece in tutte le relazioni specialistiche sui bitumi si mette in guardia dal mettere in contatto il bitume con acqua o liquidi, PERCHE' ESPLODE!”.
“Di fronte a parecchie incongruenze ho chiesto che venisse portato l'argomento in Commissione, anche perché il Comune (CHE NON ERA PRESENTE ALLA PRIMA RIUNIONE OPERATIVA) ha una grossa responsabilità sulla salute dei Cittadini e deve GOVERNARE TUTTO QUELLO CHE AVVIENE SUL SUO TERRITORIO, compreso il traffico di materiale pericoloso – continua il consigliere - Il presidente Miazza ha detto che ormai il progetto è nella fase esecutiva (tra 2016 e 2017 dovrebbe essere realizzato). L'impianto non darà neppure tanto lavoro alla Città (sono previsti 6 parcheggi vicini alla palazzina uffici più uno per portatori di handicap) e il sig. Canavese ha detto che, molto facilmente, impiegheranno personale del porto. Alla luce di quanto sopra, tenuto conto che:
1) la Regione Liguria ha ignorato o sottovalutato l'impatto di un simile impianto sulla costa nella zona ambientalmente e culturalmente importante per la Città;
2) impianti simili , in altre nazioni, sono collocati obbligatoriamente fuori dai centri abitati alla distanza di almeno 1 Km.. Nel nostro caso è vicinissimo al Centro abitato e al Centro cittadino;
3) l'emissione di H2S procurerà (con ragionevole certezza) forti fastidi nel raggio di tre Km. (come epresso dalla Regione) e l'odore di uova marce non favorirà la vita dei Cittadini né le attività turistiche della ristorazione o nei dehors;
4) l'attraversamento della Città dei veicoli su ferro o su gomma costituirà grave motivo di rischio;
5) a tutt'oggi il Comune non ha preso in esame il problema, né impostati piani di emergenza, né date prescrizioni alla Società BIT (a parte una sul rispetto delle norme sulle barriere architettoniche!!) abbiamo deciso, come Gruppo di "Noi per Savona", di non arrenderci alle vergognose indifferenza e superficialità mostrate nei confronti del problema da parte di tutti gli Enti coinvolti (Regione, Provincia, Sovrintendenza Beni ambientali e architettonici e per il paesaggio, Agenzia del Demanio, Comune, Asl2, Vigili del Fuoco, Autorità portuale, Agenzia delle dogane, Capitaneria di porto, Consorzio per la depurazione delle acque)
Perché gli interessi di un gruppo economico devono prevalere sul benessere di una intera Comunità? Perché l'ambiente della costa e della Città deve essere considerato proprietà privata di un ristretto numero di persone? Vi informo quindi che inizieremo una serie di azioni, insieme a tutte le Associazioni e i Gruppi che intenderanno collaborare. Oggi desidero preannunciarvi futuri interventi (politici, sui media, in piazza, raccolta di firme e quant'altro verrà ritenuto utile)”.