Dopo il requiem della sicurezza, che ha messo in ginocchio le forze di polizia con tagli insensati dinanzi l’avanzare del crimine e al rischio derivante dal fenomeno terroristico, a celebrare l’ennesimo funerale delle aspettative di tanti cittadini onesti - in particolare di chi rischia la vita per difendere lo Stato e dei familiari di chi ha pagato a caro prezzo l’adempimento del proprio dovere - lo ha celebrato il vice ministro dell’interno Bubbico nel corso della seduta del 16 aprile al Senato, in risposta alle interrogazioni presentate per richiamare l’attenzione del Governo sulla disparità di trattamento tra vittime.
Una questione che va avanti da circa un decennio, alla quale i governi succedutisi hanno risposto quasi sempre alla stessa maniera, quasi fosse un copia/incolla da tramandarsi di volta in volta: “Voglio assicurare che il problema dell’estensione alle vittime del dovere dei benefici spettanti alle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata é oggetto di costante attenzione da parte del Ministero dell’interno” – aggiungendo però – “l’eccedenza di spesa di circa 14 milioni di euro, riscontrata per ciascuno degli anni 2012 e 2013, dimostra le difficoltà di realizzare la completa equiparazione tra le diverse tipologie di vittime, nell’attuale congiuntura economica”.
Ovvero, ancora una volta il Governo rimanda sine die un giusto e doveroso riconoscimento, voluto dal legislatore a partire già dal lontano 1980, a coloro che hanno servito lo Stato al prezzo di un enorme sacrificio personale, continuando a mantenere una disparità che crea vittime di serie A, vittime di serie B e vittime di serie C.
Una situazione vergognosa che lascia noi familiari di vittime innocenti di mafia (ovvero vittime di serie B), senza parole…
Giuseppe Ciminnisi
Coordinatore Nazionale dei Familiari delle Vittime di mafia