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Savona | 13 marzo 2015, 17:00

Se sono buoni al lavoro

Se sono buoni al lavoro

I cosiddetti voucher lavoro sono uno strumento importante. Se fossero maggiormente utilizzati dalle pubbliche amministrazioni, toglierebbero dalle strade molti inoccupati. E molti questuanti che, pur in buona salute, gironzolano con il cappellino in mano, almeno coloro che sono disponibili ad impegnarsi in attività manuali. 

Il Comune di Borghetto Santo Spirito, per esempio, che non è l'unico ma comunque uno dei pochi, ha appena previsto i buoni lavoro per prestazioni occasionali. Giardinaggio e cura del verde pubblico, manutenzione delle strade, supporto in occasione di manifestazioni, piccole attività d'emergenza per il territorio: questi i settori in cui dovrebbero essere impiegati i volenterosi. 

Ecco che al diritto corrisponde un rovescio: limitazioni che, di fatto, restringono il raggio d'azione di un'iniziativa lodevole. Anzitutto, i destinatari giocoforza devono essere iscritti al centro per l'impiego, devono essere cittadini di Borghetto e non aver subito condanne penali. Se quest'ultimo requisito è passabile (pur opinabile), i primi due sono limitativi. 

Altro aspetto che minuscolizza la portata: si procede per avviso pubblico e, in caso di esito positivo del bando, l'ente acquista i buoni lavoro per un ammontare di 5 mila euro, "limite complessivo previsto dalla normativa nel corso di un anno solare".

Il singolo voucher ha un valore nominale di 10 euro e un valore netto pari a 7,50 euro; corrisponde al compenso minimo di un’ora di prestazione. Per l'interezza di 5 mila euro, il rispettivo monte ore sarebbe interessante, ma poi non così elevato.

Sta all'aspirante lavoratore occasionale l'obbligo di produrre un curriculum, così che l'amministrazione possa stilare una graduatoria. Facile dedurre che l'opportunità di "prestazioni di lavoro occasionale di tipo accessorio retribuibili con i buoni lavoro", nonostante gli sforzi di comunicazione del Comune, rimarrà cosa ignota ad un gran numero di persone bisognose. A Borghetto come altrove, dove questa è la prassi seguita dalla burocrazia.   

Solo se si ribaltasse la procedura, da bando formale a coinvolgimento diretto, il risultato sarebbe massimizzato. In pratica: dovrebbe essere l'istituzione a cercare i soggetti inattivi per proporre loro lo svolgimento di lavori di impatto collettivo e non, come succede per colpa di leggine astruse, il contrario. Quanti si metteranno a rimpire i moduli? Le buone idee spesso si rimpiccioliscono sotto l'effetto di applicazioni poco fluide. 

Felix Lammardo

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